A che punto è il piano anticrisi per l'industria siderurgica Cee

A che punto è il piano anticrisi per l'industria siderurgica Cee I riflessi sulle aziende che impiegano acciaio A che punto è il piano anticrisi per l'industria siderurgica Cee La difficile posizione dei "trasformatori" Cee rispetto ai concorrenti Alla recento riunione del Consiglio dei ministri della Comunità, il commissario Davignon ha parlato dello stato di attuazione del piano anticrisi per l'industria siderurgica. Davignon ha detto che sul piano interno, anche come riflesso delle misure adottate per le importazioni dai Paesi terzi, si constata una generalizzata applicazione dei prezzi minimi e di quelli d'orientamento fissati dalla Commissione. Sul piano delle relazioni esterne, mentre si è già avuta la presentazione di un centinaio di denunce per sottoquotazioni rispetto ai prezzi di riferimento per le importazioni, con l'applicazione in parecchi casi di dazi antidumping provvisori immediati, proseguono i negoziati per concludere accordi bilaterali con i principali Paesi che esportano acciaio nella Comunità. Davignon ha successivamente ricevuto una delegazione del gruppo degli utilizzatori d'acciaio del Comitato consultivo Ceca. Argomento dell'incontro sono stati i riflessi del piano antiorisi per la siderurgia sulle aziende comunitarie che impiegano acciaio. Il fatto che i prezzi dei prodotti siderurgici sui mercati comunitari siano superiori a quelli all'esportazione — si fa rilevare — pone i trasformatori della Cee in una posizione molto difficile rispetto ai concorrenti esteri. Nella questione sono intervenute, fra l'altro, l'associazione tedesca della costruzione meccanica, la federa- zione metallurgica e meccanica francese e la belga Fabrimetal. I problemi sono ora allo studio dei servizi della Commissione della Comunità europea. Frattanto — afferma l'agenzia Europe — si può rilevare che i prezzi dell'acciaio praticati attualmente sul mercato comune continuano ad essere inferiori a quelli praticati quattro anni fa e che i trasformatori dei principali Paesi concorrenti (Stati Uniti e Giappone) continuano ad acquistare i prodotti siderurgici a prezzi superiori a quelli comunitari. Sono stati resi noti, intanto, i primi dati sull'attività delle aziende siderurgiche statunitensi nel 1977. Si nota, rispetto all'anno precedente, un aumento del fatturato, una diminuzione degli utili o, addirittura, risultati in perdita. La U. S. Steel ha registrato un utile di 137,9 milioni di dollari, di fronte a 410,3 milioni nel 1976, ed ha aumentato il fatturato da 8,7 a 9,7 miliardi di dollari. La Bethlehem Steel ha annunciato una perdita di 448,2 milioni di dollari, di fronte ad un utile di 168 milioni l'anno precedente, ed un fatturato di 5,4 miliardi di dollari (5,3 nel 1976). Ed ancora: la Republic Steel ha diminuito l'utile da 65,9 a 41 milioni di dollari ed ha aumentato il fatturato da 2,5 a 2,9 miliardi di dollari. L'utile della Inland Steel è sceso da 104 a 87,8 milioni di dollari, mentre il fatturato è salito da 2,4 a 2,7 miliardi di dollari. L'esercizio 1977 della Weeling Pittsburgh ha registrato una perdita di 25,6 milioni di dollari, contro un utile di 3,2 milioni l'anno precedente, ed un aumento del fatturato da 931,2 a 966 milioni di dollari. A fine febbraio sono entrati in vigore i prezzi minimi di riferimento per le importazioni statunitensi di prodotti siderurgici. Nel '77, secondo le statistiche dell'American Iron and Steel Institute, gli Usa ne hanno importato 17,5 milioni di tonnellate, cioè il 17,8°/b del consumo nazionale, di fronte a 13 milioni nel 1976. In particolare, le importazioni dal Giappone sono state di 7,1 milioni.di tonnellate (7,3 milioni nel 1976) e quelle dalla Comunità europea di 6,2 milioni (2,8 milioni nel '76).

Persone citate: Davignon

Luoghi citati: Giappone, Pittsburgh, Stati Uniti, Usa