C'è l'ergastolo per Concutelli di Giuseppe Fedi

C'è l'ergastolo per Concutelli Concluso il processo per l'uccisione del giudice Occorsio C'è l'ergastolo per Concutelli La sentenza è stata emessa dopo oltre 9 ore di camera di consiglio - Inflitti 24 anni di reclusione a Gianfranco Fer«*o - Dodici condanne a pene varie e tre assoluzioni per gli altri 15 imputati (Dal nostro inviato speciale) | Firenze, 16 marzo. Ergastolo per Pier Luigi Concutelli, 24 anni per Gianfranco Ferro, altre dodici condanne a pene minori e tre assoluzioni, due per insufficienza di prove e una con formula piena. Il dispositivo della sentenza viene scandito, alle 20,15, dal presidente Saverio Piragino nella vecchia aula della corte d'assise. Nessun dubbio, per i giudici: è lui, il « comandante militare » di Ordine Nuovo, romano, trentaquattrenne, il killer di Vittorio Occorsio, l'esecutore materiale della « sentenza di morte » sancita contro il primo magistrato che ha contribuito con le sue inchieste allo scioglimento del gruppo eversivo d'estrema destra. Prima di uscire dall'aula, scortati da uno stuolo di carabinieri, Concutelli, Ferro e Giovanni Ferorelli intonano il canto: « Chi se ne frega della galera, camicia nera trionferà ». Riportiamo di seguito le pene inflitte agli altri imputati. Condannati per reati che vanno dal favoreggiamento alla ricettazione: Giuseppe Pugliese, un anno e 8 mesi; Marcello Sgavicchia, un anno e 6 mesi; Sandro Sparapani, Paolo Bianchi e Giovanni Ferorelli, un anno e 5 mesi; poi, Saverio Sparapani, Mario Rossi e Rossano Cochis, quest'ultimo della banda Vallanzasca, un anno; Francesco Rovella, Leone Di Eclia, Claudia Papa e Barbara Maria Piccioli, 9 inesi. «Convalido pienamente la linea del mio avvocato e ringrazio Concutelli per le parole che ha avuto». E' l'ultima battuta, prima della sentenza, del processo Occorsio. Dopo la frase di Gianfranco Ferro, imputato numero 2, i giudici si ritirano in camera di consiglio. Ferro e Concutelli, per il quale il p.m., Pier Luigi Vigna, ha chiesto l'ergastolo, attorniati da uno stuolo di carabinieri, vengono ammanettati e ricondotti alle Murate, sotto il crepitare dei flashes. Mancano pochi minuti alle 11 quando l'aula della vecchia corte d'assise di Palazzo Buontalenti si svuota. Un'ora prima, alle 10 in punto, dopo le brevi controrepliche di Oreste Ghinelli e Mario Niglio, Concutelli e Ferro hanno fatto il loro ingresso. Il «comandante militare» di Ordine Nuovo, in jeans, pullover verde e camicia scozzese, come ha preannunciato il suo legale, ha qualcosa da dire. Interrompe l'avvocato, che sottolinea la guerra civile ! nel Paese, per ricordare che j questa «è già in atto». Appa-1 rentemente impassibile, assi- j ste all'arringa, prima di sedersi davanti alla Corte e irn-1 pugnare il microfono. «Voglio parlare», esordisce con voce roca, giocando una carta a sorpresa, e continuerà ininteTrottamente per oltre tre quarti d'ora: un fiume di parole, che si articola in due fasi, proclama politico e autodifesa. «Sono quasi due mesi che sto zitto (poco prima, un cronista fiorentino ha diffuso la notizia del rapimento del presidente della de, Aldo Moro: n.d.r.). Avevo deciso di rinunciare al mio diritto di parola: sono due mesi che sto zitto. L'avevo stabilito coerentemente con certe mie posizio ni. Ora, per motivi di difesa personale, non dico d'egoismo, vorrei chiarire la mia posizione, perché nei rigiiardi di alcune persone imputate in questo processo è stato detto tutto e il contrario di tutto». «E questo — aggiunge Concutelli — è completamente lesivo dei nostri diritti, non tanto dei diritti di cittadini ma dei diritti umani. Come qualsiasi persona sollecitata da un pericolo imminente deve difendersi, io, per evitare l'annientamento, totale e parziale, devo dire qualcosa. E' negli incartamenti, e lo confermo, la rivendicazione della mia appartenenza a Ordine Nuovo e la mia asserzione di essere un soldato politico, cioè un militante integrale; per dirla con le parole del Pubblico Ministero, l'uomo che ha fatto della lotta politica la sua ragione di vita. Non rifiuto la giustizia, rifiuto questa legge, suscettibile di modifiche nel tempo e nello spazio, un tentativo degli uomini che può essere perfezionato». E ancora: «Presupposto essenziale per poter giudicare è conoscere chi si vuol assolvere e chi si vuol condannare. Nei confronti di Ordine Nuovo, questo criterio non è stato mai applicato. Non ho mai detto, e non lo dirò mai, da quanto tempo sono dirigente del movimento clandestino, perché è mio dovere tacere su qualsiasi cosa che possa danneggiare Ordine Nuovo. Il mio comportamento processuale è stato interpretato da qualcuno come autolesionismo o masochismo. Invece, si tratta solo di coerenza. E' fa¬ cile —■ prosegue Concutelli —, quando un imputato asserisce, a suo rischio e pericolo, di essere un militante di Ordine Nuovo, fargli carico di tutte le imputazioni riguardanti il gruppo stesso. Agire così è pratica abituale nell'attuale fase dì discriminazione e di persecuzione». Gli elementi di accusa: 1) Confessione del suo «braccio destro» Gianfranco Ferro («Si trattava di un inesperto, comprensibilmente confuso e angosciato, che cadde nella trappola tesagli»), 2) I riconoscimenti dei testimoni, «vittime di suggestioni». 3) Gli spostamenti del mitra «Inghram» dopo l'omicidio (l'arma fu rinvenuta nel nascondiglio dove s'era rifugiato: n.d.r.): «Solo un idiota avrebbe potuto tenere con sé un mitra che poteva costituire un elemento di prova». «Signori — conclude Concutelli — credo possa bastare quanto ho detto. Quale che sia la vostra decisione, rimango della mia opinione, coerentemente con le mie posizioni; resto sereno, non voglio entrare nel merito, nella logica del vostro giudizio. Sarò sereno qualunque esso sia. La sentenza è un problema vostro, non mio. E non vi invidìo». Le principali prove che avevano indotto il p.m. Vigna a chiedere l'ergastolo per Concutelli, al termine della sua lunga requisitoria, il 28 febbraio scorso, erano state cinque, che riportiamo in ordine di importanza: le numerose testimonianze di quanti, la mattina del 10 luglio '76, assisterono, in via Del Giuba, alla barbara esecuzione di Vittorio Occorsio; il ritrovamento, nel covo di via dei Foraggi, dove, il 13 febbraio '77, venne arrestato Concutelli, di un mitra «Inghram» identico a quello usato per uccidere il sostituto procuratore; la chiamata di correo di Gianfranco Ferro, che prima ha accusato il «comandante» di Ordine Nuovo e poi ha fatto marcia indietro; il volantino con cui ON. rivendicò il delitto (Concutelli ha sempre detto di essere il responsabile delle azioni militari del movimento: n.d.r.); la sua confessione UtE' stato Ordine Nuovo, io sono il comandante militare del gruppo e il responsabile delle azioni militari» ). Giuseppe Fedi Firenze. Concutelli ripreso ieri in aula (telefoto A.I.F.)

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