La Belli madre impazzita in un film - sfida francese

La Belli madre impazzita in un film - sfida francese Girato in Italia dall'oriundo Sergio Gobbi La Belli madre impazzita in un film - sfida francese (Dal nostro inviato speciale) Roma, 16 marzo. « Vuoi girare un film in Italia? Sei pazzo? C'è la crisi, tutti scappano ». Una preoccupazione che trova molti argomenti di sostegno. Ma il regista italofrancese Sergio Gobbi, 40 anni, 13 pellicole, tra le quali Maldonne, Un bel mostro, Les intrus, contitolare a Parigi di una società di produzione con Cayatte, Jean Yeanne, la Girardot, ha accettato la sfida, il rischio, e con un'audacia che oggi sembra scarseggiare a molti nostri produttori, ha raccolto 600 milioni impegnandoli in un film realizzato a Bormio con attori e tecnici italiani. Agostina Belli e Stefano Satta Flores nei ruoli principali, Ugo Pirro sceneggiatore, Guarnieri fotografo. Mastroianni montatore. Il soggetto di Enfantasme è tratto da un romanzo di G.J. Arnaud che ha vinto in Francia un premio per la letteratura del mistero. E' la storia di una giovane donna che perde il figlio in un incidente stradale e incolpa della tragedia il marito. Il suo equilibrio rimane sconvolto. Nel ritiro invernale solitario, di uno chalet a Bormio, la donna conosce (o inventa?) un ragazzino il quale poco a poco finisce con l'assorbire completamente la sua fantasia ed i suoi pensieri. Distrugge i ricordi del figlio morto, diventa una « droga ». Immaginazione? Il bimbo esiste o non esiste? Dove sta la vera follia: nella madre angosciata o nella gente avvelenata dalla normalità? La conclusione è segreta. Il regista si propone di creare una struttura narrativa carica di ansie e tensioni metafisiche, una sottile ed intensa suspense intcriore. « Sono un po' preoccupato — spiega Gobbi —. In questo momento di trionfo totale del cinema d'azione, mentre il pubblico sembra dare gradimento soltanto ai grandi spettacoli come Guerre stellari o Incontri ravvicinati, io arrivo a proporre un film intimista, tutto costruito su raffinati giochi, stilistici e psicologici. Chissà come risponderanno gli spettatori? ». I dubbi del produttore prendono il sopravvento sulle esigenze espressive dell'autore. La convivenza dei due ruoli nella stessa persona ha un momento di contrasto. Ma la riconciliazione si compie subito. « Non importa se non sono al tempo con le mode. Enfantasme volendo accettare certe regole commerciali poteva essere trasformato in un prodotto del filone esoreistico o paranormale alla Audrey Rose. Io non voglio subire condizionamenti o formule di mercato. Se uno non realizza con sincerità quello che si sente dentro tradisce il cinema e coonera alla sua morte ». Sergio Gobbi è milanese di nascita, si trasferì in Francia a 17 anni e da vent'anni gira film. Debuttò Io stesso anno di Lelouch: « Partecipammo insieme al primo festival, poi lui è diventato un cannone ». Appartiene alla generazione dei registi che nacquero nei primi Anni Sessanta alle spalle della Nouvelle Vague: « Io non sono di nessuna "ondata". Ma i successi di quei "maestri" ci stimolavano. Una gran voglia di far cinema, sì rubava la pellicola pur di girare con una macchina da presa ». Una personalità isolata nel panorama cinematografico francese, libera dagli schemi delle « scuole », lontana dalle vette del successo e della vasta popolarità, puntigliosa nella ricerca stilistica fino ai limiti dell'esasperazione formale: « Ho portato al fotografo Guarnieri un libro con tutta l'opera di Brueghel. Volevo che i paesaggi del mio film ricordassero quelli invernali del pittore fiammingo ». Intriso, da buon regista parigino, di cultura cinematografica, deciso nel giudizio sui colleghi: « La Nouvelle Vague è defunta. L'unico a operare ancora è Trufjaut; Resnaìs è sempre il più bravo: Ròhmer un isolato; Valcroze non ha mai contato molto. Godard è pazzo, letteralmente pazzo. Si è ritirato in una villa di campagna e dice di fare esperimenti. Ma è pazzo ». Su questa ultima affermazione si blocca un momento. <■. Qualcuno lo pensa anche di me, visto che sono venuto a produrre una pellicola in Italia durante questo difficile periodo. Dopo il mio ultimo sfortunato film avevo deciso che avrei lavorato di nuovo soltanto nel mio paese natale, volevo dirigere in lingua italiana. Il testo c'era da tempo, ho trovato gli attori e ì collaboratori giusti. Mi sono buttato nell'impresa. E' proprio questo il momento di lavorare con più impegno e serietà; non di battere in ritirata ». Tanto coraggio merita un premio. Riusciranno la Belli ed un piccolo « fantasma » a sostenere la concorrenza degli Ufo multimiliardari? s. c. Agostina Belli con il suo piccolo compagno di lavoro

Luoghi citati: Bormio, Francia, Italia, Parigi, Roma