Lo sgomento tra agenti e carabinieri "Dobbiamo smascherare i colpevoli" di Ezio Mascarino

Lo sgomento tra agenti e carabinieri "Dobbiamo smascherare i colpevoli" Lo sgomento tra agenti e carabinieri "Dobbiamo smascherare i colpevoli" Volti tesi, occhi lucidi: la notizia del rapimento dell'on. Moro e dell'uccisione dei cinque agenti e carabinieri di scorta è giunta in questura ieri verso le 10. Voci contradditorie, prima: si parlava di qualche ferito, forse lo stesso presidente della de. Poi la ricostruzione esatta, nella sua drammaticità; uccisi a raffiche di mitra tutti gli uomini di scorta, rapito Aldo Moro. Il primo commento: «Pochi nxomì fa piangemmo la morta del maresciallo Berardi, massacrato a tradimento per strada. Sembrava l'ultimo atto di sfida delle brigate rosse. La realtà di oggi sconvolge tutti». Rabbia e sgomento tra gli agen- | ti. Sono circa 1400 gli uomini, tra ps e carabinieri, impegnati in queste settimane In servizi di scorta. Sono giunti da tutta Italia, per assicurare il sereno e regolare svolgimento del processo ai capi storici delle bierre, Curdo e compagni. Ventiquattr'ore al giorno, spezzettati in cinque turni, per assicurare l'incolumità ad avvocati, magistrati, giurati, personalità interessate, in qualche modo al processo. La nostra città non aveva mai conosciuto un apparato cosi minuzioso. Un mese la il questore Musumeci aveva assicurato: «Faremo di tutto per assicurare il regolare svolgimento del processo». C'è anche amarezza nei volti degli agenti. Qualcuno si chiede: «Ma a che cosa servono queste scorte, che tacciamo? Siamo dei bersagli per i terroristi». Ricnieste: «Occorrerebbero mezzi più moderni. Ad esempio giubbotti antiproiettili, funzionali, non come quelli che abbiamo, 13 chili, enormi, che ti impacciano e impediscono ogni movimento. Le auto dovrebbero essere blindate, con vetri a prova di proiettili». Qualcun altro: «Ma tutto questo, da solo, non servirebbe. Un'auto, con due o tre agenti, non risolve nulla. Una buona scorta dovrebbe essere formata da tre o quattro vetture». Accanto alle frasi amare, colme di rabbia, dettate dallo sconcerto del momento sono prevalse parole di responsabilità. «Non dobbiamo cadere nel tranello che i brigatisti stanno tendendo a tutta la società. A chi giovano que¬ sti atti terroristici? Non certamente ai lavoratori, a coloro che credono nelle istituzioni democratiche. Non sbagliamo obiettivo. Il nostro compito è proteggere le istituzioni, identificare i colpevoli, smascherarli, arrestarli». Certo non è facile: «Sono pochi, vivono nella clandestinità. Si spostano di continuo: pochi giorni fa a Torino, oggi a Roma. Domani...». Nessuno vuol atteggiarsi ad eroe: «Certo, abbiamo paura. Sappiamo di essere tutti nel mirino dei terroristi. L'anno scorso hanno ucciso Ciotta, venerdì scorso Berardi. Ma gli obiettivi potrebbero essere diversi: l'anonimo uomo della scorta, come è successo a Roma». Una ventina di agenti e sottufficiali dell'ex antiterrorismo hanno chiesto il trasferimento da Torino. I loro nomi, indirizzi, numeri di telefono, erano nell'agenda che il maresciallo Berardi teneva nel suo borsello, quando è stato assassinato. Dicono: «Oramai le bierre ci conoscono, sanno dove trovarci. Potrebbero colpire noi e le nostre famiglie. Ezio Mascarino

Persone citate: Aldo Moro, Berardi, Ciotta, Musumeci

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino