"Le 150 ore sono utili doveroso migliorarle" di Francesco Bullo

"Le 150 ore sono utili doveroso migliorarle" Bilancio dopo cinque anni di attività "Le 150 ore sono utili doveroso migliorarle" Efficiente la "cattedra dei sindacati" - Proposta: estendere l'iniziativaa chi è in cerca di lavoro: 4 ore a scuola, 4 in fabbrica A cinque anni dalla nascita delle «150 ore» il sindacato è tornato ad interrogarsi su un'esperienza che ha coinvolto finora trecentomila lavoratori. Un confronto aperto tra sindacalisti, operai, insegnanti ed un bilancio che ha preso in esame le intenzioni iniziali e le realizzazioni concrete. L'Incontro, organizzato dalla cooperativa libraria «Unione» si è svolto al cinema Araldo con due degli ideatori di questa «macchina culturale»: Antonio Lettieri, segretario nazionale dei metalmeccanici, e Bruno Manghi segretario della Clsl milanese. I primi a conquistare 11 diritto di usufruire di 150 ore retribuite, durante l'orario di lavoro, per migliorare la propria formazione furono 1 metalmeccanici con il contratto del '73. Un ritomo dei lavoratori sui banchi di scuola che aveva lo scopo di promuovere un'effettiva eguaglianza anche culturale, oltre che sul plano del salarlo e della qualifica. Per questo venne scelto come punto di partenza il completamento della scuola dell'obbligo. La conquista fu successivamente estesa, con varie modalità, a chimici, ospedalieri, edili, tessili e altre categorie. II numero del lavoratori che via via ha affollato le aule è cosi cresciuto: dal 14 mila del primo anno si è arrivati a centomila nel '77-'78. A Torino frequentano oggi I corsi della scuola media inferiore novemila operai, con una presenza femminile del 30 per cento. Le «150 ore» vennero estese anche all'Università con l'istituzione di corsi monografici su temi legati alla realtà di fabbrica e alla vita sociale. Economia; territorio e servizi sociali; coscienza di classe; storia del movimento sindacale; ambiente, organizzazione e diritto del lavoro; comunicazioni di mas sa; salute della donna (1200 parte clpantl a Torino) sono gli argomenti di alcuni seminari. I progetti del sindacato erano ambiziosi. Le «150 ore» venivano viste non tanto come un canale nuovo e originale per arrivare al titolo di studio, ma come una ventata di rinnovamento per una scuola scossa da anni di contestazione. «Ci sono state luci ed ombre — ha detto Lettleri — ora ci dobbiamo porre il problema dì che cosa potranno diventare». Ha fornito un'indicazione: «Il ritorno in massa dei lavoratori nella scuola pubblica potrebbe contri buire, più che per il passato, ad aprire quest'istituzione verso la società, modificando contenuti e metodi con la prospettiva di incidere anche sulla "scuola dei figli"». Un salto quantitativo non basta. II numero degli iscritti è quintuplicato, ma le «150 ore» vivono In una situazione precaria, considerate dal ministero un fatto sperimentale. Istituzionalizzarle dunque? «Sarebbe un suicidio — ha risposto Manghi —, l'originalità dell'esperimento è proprio nel volontarismo. Resta valida l'intuizione dalla quale siamo partiti: una prima, piccola, riduzione d'orario non lasciata a mezz'aria». Dal convegno è anche venuta una proposta concreta. Secondo Lettleri la strada è quella di legare, in occasione dei nuovi contratti, il discorso delle «150 ore» a quello dell'occupazione giovanile. «Occorre — ha spiegato — creare un meccanismo con il quale ridur) e i quattro ore l'orario degli studenti lavoratori, indennizzando in parte le quattro rimanenti da utilizzare per lo studio. Si creerebbe così la possibilità di occupazione per t giovani in attesa di un lavoro (4 ore in fabbrica e quattro per la loro formazione)». Ma qual è 11 giudizio dei lavoratori che hanno frequentato i corsi? Che cosa si attendevano? Che cosa hanno trovato? «E' stato certamente positivo — ha detto un operaio — è uno strumento per essere meno disuguali in fabbrica. Ad alcuni miei compagni è servito per imparare a leggere la busta paga. La trovavano così complicata che non riuscivano a controllarla». Un altro lavoratore chiede concretezza: «Posso capire termini come inflazione, politica del redditi, recessione, che leggo sui giornali e sento alla televisione. E' già un bel risultato. La scuola tradizionale invece non sarebbe dì molto aiuto a uno che lavora otto ore in fabbrica». Non mancano le critiche: «La mia insegnante — dice un anziano operaio — non ha saputo spiegare che cosa sono gli eurodollari», ma nel complesso chi ha sperimentato le «150 ore» è soddisfatto e ritiene che l'esperimento debba continuare. Francesco Bullo

Persone citate: Antonio Lettieri, Araldo, Bruno Manghi, Manghi

Luoghi citati: Torino