Dolore e sgomento tra gli agenti alla notizia del feroce attentato
Dolore e sgomento tra gli agenti alla notizia del feroce attentato Violente reazioni in Questura dopo l'assassinio Frasi amare, colme di rabbia: "Scortiamo tutti ma non siamo protetti da nessuno", "Questo è uno Stato democratico al servizio delle Brigate rosse" - Gelo e tensione nell'aula del processo Frasi spezzate dalla rabbia, sgomento, orrore che rimbalza con la notizia nelle sale della questura e poi tra gli agenti di pattuglia, in città, attraverso frenetici messaggi radio. Occhi lucidi per la disperazione: ancora una volta si piange il collega ammazzato per strada. Si diffonde un gelido senso di impotenza di fronte ad assassini invisibili e quasi senza volto, che nulla sembrano avere d'umano. Sono le 7,45 del mattino quando alla centrale operativa giunge una telefonata dal commissariato Vanchiglla: «Hanno ucciso il maresciallo Berardi» . Qualcosa si spezza nell'animo di centinaia di uomini: non s'è neanche aperta la seconda udienza di questo maledetto processo ed è già stato versato nuovo sangue, il sangue di uno di loro. La prima reazione in questura gonfia tumultuosa, dettata dal dolore e dalla rabbia: tutti si precipitano in sala radio per avere conferma, interrogandosi l'un l'altro. C'è chi spera ancora che il collega sopravviva; chi vorrebbe correre sul posto oppure all'ospe dale; chi ha già intuito la tremenda verità e sbatte i pugni sul tavolo mormorando: «Non è possi-bile». Si odono commenti esasperati,frasi amare. «Siamo uno Stato de- mocratico al servizio delle Brigaterosse», esplode un agente, e un al-tro gli fa eco: «Noi scortiamo giù-dia, avvocati, giurati, proteggia-mo tutti quanti; ma non siamo ] j Pr0'?"' da "lss""0",- m m 5™P P° di marescialli l'esasperazione | detta lugubri idee di rappresagua: j "Dove vogliono portarci? A cerca1 re le loro sorelle, i fratelli, le ma drì, casa per casa?», I Mentre l'allarme via radio tra- smette la notìzia a tutte le Volan- ti in città, altri agenti e sottuffi- clali della «riserva» (presenti in questura e nel commissariati) af- flulscono presso la s«uc uw.u gos (Divisione investigazioni gene- rall e operazioni speciali), al se- condo piano di via Grattoni. Cercano il dirigente e i funzionari della Divisione da cui dipendono per avere disposizioni; sono tutti uomini esperti di lotta al terrorismo, inviati a Torino anche da altre città: non trovando nessuno escono di propria iniziativa in auto e improvvisano posti di blocco, nella speranza di rendersi utili. Poi rientrano scuotendo il capo: «Non è con i blocchi stradali che si prendono i terroristi, ci vogliono contatti e indagini pazienti. Sciogliere l'antiterrorismo è stato il sistema migliore per legarci le mani». Attraverso la radio delle centrali operative, nello stesso istante, la notizia dell'omicidio giunge anche agli uomini dello schieramento di sicurezza attorno alla ex caserma Lamarmora. E' uno choc •he raggela e poi colma di tensioìe l'Intera zona. «Erano in tanti — dirà più tardi un sottufficiale — a presidiare queste mura ed a scortare gente avanti e indietro, brigatisti compresi, mentre uno dei nostri ci lasciava la pelle: abbiamo dovuto vivere questa nuova tragedia soltanto per radio, istan.e per istante, senza poter intervenire. Un'angoscia tremenda». Terminata l'udienza, i furgoni blindati della polizia ritornano ca- -leni di uomini davanti alla que aura, ma parecchi agenti neppure icendono: restano seduti ai loro posti, immobili e silenziosi, con lo sguardo fisso nel vuoto e la mente agitata da mille pensieri Sono gli stessi uomini che ogni notte, assieme a centinaia di carabinieri dei reparti speciali antiterrorismo, dall'Inizio di questa settimana, stringono la città in una morsa di sicurezza, filtrandone strade ed accessi fino all'alba. Un servizio duro, un massiccio spiegamento di forze con cui il questore e il comandante del gruppo ;arabinieri, colonnello Calabrese, intano di tutelare la città da .zioni eversive. Ogni notte agenti e carabinieri hanno svolto questo compito con saldezza di nervi, controllando migliaia di persone e di auto, con una paralisi pressoché totale per l'attività della malavita. Ma ciò che è stato sufficiente per la delinquenza comune nulla può garantire contro l'azione isolata di un gruppetto ben organizzato e deciso a tutto, che già da tempo forse attendeva, rifugiato in un covo sicuro. Quando i terroristi si sono mos hanno scelto rome bersaglio un uomo che poteva difenders soltanto da solo. Ricordando alcu ni episodi personali, 11 maresclal lo Berardi aveva confidato poco tempo fa: «E' tale la tensionequando t'aspetti un attentato, che rischi di sparare a persone innocenti. Qualche volta una reazione istintiva stava per tradire anche me». Tanti colleghi che oggi piangono con rabbia la sua morte saranno ancora impegnati duramente nei prossimi giorni, con un do vere in più: mantenere la stessa saldezza di nervi. Servizi di: Alvaro GUI, Fraticesco Bullo, Marina CassClaudio Giacchino, Emanuele Monta, Roberto RealiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiEiiiiiiiiiiiiii iiiii Dolore e sgomento tra gli agenti alla notizia del feroce attentato Uno dei cinque Ggli del maresciallo impreca contro gli assassini ■ Il dolore del genero
Persone citate: Alvaro Gui, Berardi, Bullo, Calabrese, Giacchino, Lamarmora, Occhi
Luoghi citati: Torino
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