Dubcekiani allo sbaraglio (e nasce la "Carta 78") di Frane Barbieri

Dubcekiani allo sbaraglio (e nasce la "Carta 78") Dubcekiani allo sbaraglio (e nasce la "Carta 78") Ma al vertice di Budapest è prevalsa la linea dura I dissidenti cecoslovacchi si buttano un'altra volta allo sbaraglio. Il portavoce dell'ormai epica «Carta 77» Jiry Hajek, ministro degli Esteri con Dubcek, ha fatto sapere da Praga che il gruppo ha varato in questi giorni una «Carta 78». Nel Paese si stanno già raccogliendo firme in appoggio del nuovo documento. Il testo integrale non ha ancora raggiunto l'estero né le agenzie. E' stato però consegnato al governo di Praga. Dalle poche frasi trapelate si sa che i firmatari rivendicano i diritti di espressione, di riunione e libertà di movimento, richiamandosi alle stesse leggi cecoslovacche nelle quali è fissato che «ogni accordo intemazionale ratificato diventa automaticamente parte della legislazione del Paese e acquista forza di legge». L'appello mette in luce il fatto che il documento di Helsinki, nel capitolo riguardante i diritti umani, non è diventato automaticamente legge. Allo stesso tempo mette a nudo il fatto che durante l'attuale conferenza di Belgrado i Paesi dell'area sovietica hanno ostentatamente dimostrato di non coltivare la purché minima intenzione di trasformare il famoso «terzo cesto» di Helsinki in legge. Dicevamo: i dubcekiani si ributtano allo sbaraglio, in quanto la «Carta 78» viene varata nel momento in cui tutto lascia intuire che l'atteggiamento di Mosca nei confronti delle dissidenze si sta facendo ancora più rigido. Abbiamo notizie di una riunione del Politburo del pcus consacrata appunto ai fenomeni di dissidenza e alla campagna per i diritti umani. Dopo una lunga discussione è stata sconfessata la cosiddetta linea dialettica sostenuta dal brezneviano Andropov. Era stato paradossai mente lo stesso capo del Comitato per la sicurezza dello Stato a proporre che venisse concesso ai dissidenti un certo margine di gioco, strettamente controllato dalla Kgb. Questo, secondo Andropov, avrebbe privato i dissi denti dell'aureola dei martiri e avrebbe smontato in buona parte le asserzioni occidentali sulla mancanza dei diritti nell'Urss. Andropov era stato pure l'artefice dell'«operazione espatrio», applicata nei confronti di alcuni dissidenti russi più noti. Ora la linea Andropov ha urtato contro un giudizio negativo del Politburo: nel margine di gioco concesso ai dissidenti si è inserita in modo pericoloso la campagna di Carter, mentre gli esuli forzati hanno formato la cosiddetta Russia esterna, con un certo impatto nel mondo e nel Paese. Il Politburo ha deciso perciò di abolire ogni approccio dialettico e respingere in blocco il «terzo cesto», sia per quanto riguarda le richieste occidentali sia per quanto si riferisce alle istanze dei dissidenti interni. La campagna per i diritti umani ha dato risultati sfavorevoli per l'Urss e perciò occorre interromperla, rifiutando ogni dialogo: questa, per sommi capi, sarebbe stata la decisione del Politburo. Il primo effetto si è avuto nell'estremo irrigidimento della posizione del sovietico Voronzov alla conferenza di Belgrado, Il dibattito al Cremlino ha avuto subito eco a Praga. Durante un recente plenum del Comitato Centrale l'ortodosso Bilak ha attaccato un'altra volta l'opportunismo di Husak, il quale cercherebbe tuttora di recuperare parte del dubcekiani. Anche qui ha prevalso la linea dura. La conferenza dei segretari dei partiti al potere, Patto di Varsavia, più Cuba, Mongolia e Vietnam, svoltasi in questi giorni a Budapest, ha avuto come scopo il rafforzamento della linea decretata dal Cremlino, coordinandone l'estensione a tutto il campo. Il russo Ponomariov ha spiegato, in una relazione agli incaricati della propaganda, dell'ideologia e delle relazioni internazionali dei dieci partiti le ragioni per un rigetto frontale della campagna per i diritti umano, presentando quest'ultima alla stregua dell'eversione ideologica più pericolosa escogitata finora contro l'ortodossia leninista, anche perché coinvolge gli eurocomunisti. Rafforzando le difese del bastione ideologico incrinato, i custodi dell'ortodossia, riuniti a Budapest, hanno trovato oppor¬ tuno anche ripristinare il termine deH'«internazionalismo proletario», abolendo la formula della «solidarietà internazionale» coniata alla conferenza di Berlino e considerata ormai come un cedimento di fronte ai «revisionisti». Non si tratta di sottigliezze astratte del lessico marxista. Gli assertori del termine «solidarietà internazionale» vogliono intendere che i partiti s'impegnano ad un appoggio reciproco se e quando un partito ritenga che gli sia utile. Col termine «internazionalismo proletario» Mosca e i suoi accoliti intendono invece il dovere ed il diritto di intervenire in «aiuto» di un partito o di un Paese comunista anche quando questo non lo ha chiesto. Il concetto da teorico può diventare di colpo pratico come, appunto, era successo a Praga. Di conseguenza la «Carta 78» sarà accolta con ogni probabilità come un'azione eversiva a favore della campagna di Carter, benché, a differenza di Sacharov, i dissidenti cecoslovacchi si rivolgano con i loro appelli, più che all'Occidente, alle sinistre occidentali e specificatamente agli eurocomunisti, con risonanze alquanto ambigue. Finora è stato Carrillo l'unico capo eurocomunista ad ostentare solidarietà verso i dissidenti dubcekiani, ricevendo l'altro giorno a Madrid Mlynar e Pelikan e facendo pubblicare un'intervista con Kriegel sul «Mundo obrero». Sono tutti comunisti e uomini di sinistra coloro che firmano le «Carte» di Praga. Con esse vogliono anzitutto ricordare il fatto che è stato Dubcek e non Carter a porre per primo la questione dei diritti umani nei Paesi socialisti. Ed era, buttandosi allo sbaraglio un'altra volta, oltre che al sordo governo di Praga si appellano alle sinistre europee, convinti che esse siano la forza chiamata a portare avanti il discorso sui diritti umani nelle società socialiste, impedendo che rimanga bloccato con il pretesto che è stato Carter a promuover' ò: e perciò che sia per se stesso antisocialista. Frane Barbieri