Come la vecchia caserma è trasformata in tribunale

Come la vecchia caserma è trasformata in tribunale Visita all'aula in cui si svolgerà il processo ai brigatisti Come la vecchia caserma è trasformata in tribunale Non è un bunker ma non ; assomiglia neppure lontanamente ad una comune aula giudiziaria, il salone di 500 metri quadrati che ospiterà tra 24 ore il processo alle Brigate rosse. L'ex-caserma «Lamarmora», ristrutturata per ospitare un centro di quartiere, ha ormai assunto l'aspetto di una fortezza chiusa ai quattro lati da un alto muro di cinta, sovrastato da un reticolato in filo spinato. Nessun problema di sicurezza su via Pier Carlo Boggio, pattugliata dalle radiomobili di servizio alle «Nuove». In via Nino Bixio, dirimpetto alla «Lamarmora» sorge la «Westinghouse»: «E' la prima fabbrica in cui furono trovati a Torino volantini delle Br», ha ricordato ieri mattina il vicequestore Montesano, in visita all'aula del processo assieme al questore Musumeci e al capo del «Digos» (i servizi di sicurezza), Fiorello. Gli operai dell'azienda hanno assicurato la più stretta sorveglianza per evitare ogni pericolo da quel lato. Su corso Ferrucci le case antistanti sono a un centinaio di metri. Ancora maggiore (duecento metri) la distanza che separa l'ex-caserma dai fabbricati su corso Vittorio. Lungo tutto il perimetro della costruzione carabinieri in tuta mimetica del battaglione mobile di Moncalieri fanno la guardia 24 ore su 24. L'accesso a via Nino Bixio è sbarrato da jeep e militari col mitra spianato. Ai quattro angoli del muro perimetrale vi sono quattro punti di osservazione, specie di garitte provvisorie. Di notte tutta la zona è illuminata da potenti riflettori. Questa la scena che si presenta al visitatore all'esterno. Ieri mattina, ultimo sopralluogo del presidente della Corte d'assise, Guido Barba- ro. Non tutto è a posto tanto è vero che Barbaro ha indirizzato al sindaco Novelli una lettera con osservazioni sullo stato dei lavori necessari per il processo, non ancora ultimati. Per descrivere l'ex-caserma all'interno occorre aiutarsi con le immagini trasmesse dal servizio della Rai, perché ai giornalisti dei quotidiani il presidente del Tribunale, Prosio, ha proibito l'accesso in aula. Superati i cancelli del civico n. 54 di via Nino Bixio (i 24 giudici popolari convocati dovranno presentarsi a quell'ingresso domani mattina) si accede ad un vasto cortile antistante la costruzione. I Al piano terra, leggermente rialzato, c'è un salone di dimensioni ridotte rispetto alla sovrastante aula del processo. Metà spazio è occupato da quattro gabbie in ferro, saldamente ancorate al terreno e al soffitto: ospiteranno i detenuti al loro arrivo dalle Nuove. Sul fondo, una saletta per i testimoni e la scala che conduce al primo piano, riservata alla giuria. Dal lato di via Nino Bixio, una scala esterna, protetta da una struttura metallica, servirà per i detenuti. L'altra scala su corso Ferrucci è per il pubblico e i giornalisti, che rimarranno sempre isolati dal resto del fabbricato. Ac- canto ad ogni ingresso (su corso Ferrucci per pubblico e giornalisti, su via Nino Bixio per detenuti e forze dell'ordine, su corso Vittorio per testimoni, giudici e avvocati) c'è il «metal detector», il rive| latore di oggetti metallici davanti al quale dovrà sfilare chiunque acceda all'aula. L'enorme salone che ospiterà il processo è suddiviso in quattro scomparti delimitati da transenne. Sul fondo, gli scanni della Corte (venti persone in tutto, sedici giudici popolari e quattro magistrati). Nello spazio antistante, i tavolini dei legali. Sul lato destro 4 celle intercomunicanti per i detenuti, simili a quelle del piano terreno. Sul lato sinistro, i banchi per gli imputati a piede libero. Subito dopo, la zona per i legali, lo spazio riservato alla stampa, poi un'area per i militari del servizio d'ordine e in fondo alla sala lo spazio per il pubblico. L'arredamento dell'aula, le gabbie in ferro, l'alto soffito con le massicce travi in legno a vista, sembrano creati apposta per un film di cronaca giudiziaria. I giornalisti e i cineoperatori di stazioni televisive accreditati (americane, francesi e inglesi) sono più di 150. Nello spazio riservato alla stampa c'è posto per 50 persone. Le prime udienze saranno dedicate alle eccezioni preliminari e si terranno di mattina e pomeriggio (sempre che si riesca a completare la Corte). Poi è intenzione della Corte tenere una unica udienza dalle 9 del mattino fino alle prime ore del pomeriggio, ogni giorno della settimana ad eccezione del sabato. Impossibile fare previsioni sulla durata del processo. Molto dipende dall'atteggiamento dei brigatisti detenuti. Se rifiuteranno l'interrogatorio, come hanno sempre fat1 to, la sola lettura degli atti ì dell'inchiesta (centinaia di pagine) e le prevedibili domande dell'accusa e della difesa, prenderanno parecchio tempo. Ma è ancora presto per parlare di dibattimento. Per ora la sola realtà concreta è quest'aula deserta, dall'atmosfera sinistra. c. cer. L'ala della caserma Lamarmora, adattata per il processo (Foto Gianni Giovannini)

Persone citate: Carlo Boggio, Foto Gianni Giovannini, Guido Barba, Lamarmora, Montesano, Musumeci, Prosio

Luoghi citati: Moncalieri, Torino