Praticamente l'avverbio è estremamente di moda di Ugo Salvatore
Praticamente l'avverbio è estremamente di moda Con la proliferazione dei dibattiti alla tv Praticamente l'avverbio è estremamente di moda Non si è ancora spenta l'eco del «cioè» incastonato con prodigalità nel parlar comune e già serpeggia l'inflazione di altri avverbi impropriamente radicali nel discorso. I linguisti li definiscono intrusi, ma ormai son di casa. La gente s'è affezionata al loro uso incondizionato dacché alla radio e alla televisione s'è scatenata la proliferazione dei dibattiti e delle conversazioni cosiddette dal vivo. L'avverbio assurto alla moda è «chiaramente» tanto che trotterella persino nelle più oscure elucubrazioni sociologiche della terza rete radiofonica. Seguono nella predilezione: estremamente, naturalmente, evidentemente, praticamente. Moro esce dal riserbo sulla questione dei comunisti al governo? Il commentatore dal video esordisce con un «Chiaramente Moro...» e Dio solo sa quanto sia poco conciliante con la chiarezza la prosa politica del presidente della de. Craxi ribadisce la posizione del suo partito nella dimensione delle forze democratiche che tentano di sollevare il Paese dalla crisi e l'intervistatore sembra scoprirsi unico depositario del verbo socialista: «Certamente Craxi ha itileso...». Sulla chiarezza di Andreotti invece non esistono dubbi. Perciò la scelta dell'avverbio da parte dei cronisti parlamentari, c della gente comune, cambia. Il presidente del Consiglio incaricato illustra ai sei partiti del contrastato «patto di luglio» il nuovo programma di governo? Basta l'esordio: la strada da percorrere è difficile... e tutti evidentemente intuiscono il significato: nuovi inasprimenti fiscali, in parte retroattivi, per 3 mila miliardi; l'aumento delle tariffe (luce, treni, gas, telefoni) per mille miliardi. Praticamente una nuova superstangata! E allora, con tali prospettive, chi ha il coraggio di rimproverare alla gente l'uso improprio degli avverbi? Perciò il cittadino comune che parla e non scrive per il pubblico, è incolpevole. Lo è invece lo scrittore e il diffusore di questo linguaggio «microfonico» (come lo definisce Aldo Gabrielli) che, pur conoscendo benissimo l'italiano, per pura pigrizia mentale o per vezzo, infilano gli intrusi. Anche nelle scuole (oltre al 6) è garantito l'avverbio. Vediamo il Manzoni: «Dimmi, perché Padre Cristoforo si prendeva tanto pensiero di Lucia?». «Beh, evidentemente, il padre Cristoforo era un uomo più vicino praticamente ai sessanta che ai cinquanta — come dice l'autore — il suo capo raso, salvo, naturalmente, la piccola corona di capelli, che vi girava intorno, secondo il rito chiaramente cappuccinesco...». Si ha talvolta l'impressione che l'avverbio (o meglio l'uso che se ne fa con ingiustificata frequenza) sia un sintomo freudiano di insicurezza, come ad esempio torcersi i capelli con le dita per ore; un espediente cioè che ritarda la conclusione del discorso perché si abbia il tempo di verificarne la validità. «Ma tu sei femminista o sei contro l'eguaglianza e la parità dei sessi?». «Certamente, sono per l'integrazione anche se praticamente non condivido, come dire?... Evidentemente le femministe sono estremamente intransigenti su quello che naturalmente...». Spesso l'avverbio riempie i vuoti della routine coniugale. — Sei stato in ufficio? «Naturalmente». — Sei stanco? «Evidentemente». — Vuoi cenare? «Certamente». — Restiamo in casa stasera? «Presumibilmente». — Tutte le sere così! «Praticamente». Se in principio era il verbo, non v'è dubbio che oggi siamo all'avverbio: di tempo anche se è d'uopo quello di luogo, di modo anziché di qualità, di quantità invece che di maniera. Tv e radio private sembrano fare incetta di desinenze che inducono all'avverbio intruso. Un volenteroso animatore d'una tv libera l'altra sera nell'introdurre un concorso parapubblicitario ha annunciato che «ovviamente ci saranno un sacco di premi, anche d'oro, gettonamente inteso»: tanto per distinguere i liberi gettoni d'oro dei privati dai gettoni d'oro di Stato. Per restare nell'etere locale, segnaliamo dal panorama delle recensioni librarie di un commentatore dilettante «L'ultimo romanzo di Piero Chiara "Il cappotto di Astrakan" scritto chiaramente...». Ovviamente. Ugo Salvatore
Persone citate: Aldo Gabrielli, Andreotti, Craxi, Manzoni, Padre Cristoforo, Piero Chiara
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