Il cuore prima dello Stato ma non tutti sono d'accordo di Donata Gianeri

Il cuore prima dello Stato ma non tutti sono d'accordo Il vicepremier svedese s'è dimesso per amore Il cuore prima dello Stato ma non tutti sono d'accordo E' più forte l'amore o la ragion di Stato? Domanda vecchia come il mondo e alla quale si è risposto variamente lungo i secoli: c'è chi ha optato per l'amore (caso limite ed esemplare quello di Edoardo di Windsor in omaggio a Wally Simpson), chi per la ragion di Stato (Margaret che rinuncia a Townscnd). In seguito, cambiando i tempi, è avvenuto che la ragion di Stato avesse sempre più raramente il sopravvento sull'amore, in quanto la liberalizzazione dei costumi permetteva che le due cose andassero tranquillamente a braccetto. I sovrani potevano impalmare i loro grossi patrimoni borghesi, le principesse reali i loro fotografi, anche se scalcinati o play-boy. Si è avuto addirittura il premier che arriva alla Camera dei Lords con l'amicasegrctaria al fianco: è il caso di Wilson e Marcia Williams. Ormai la vecchia e puritana Inghilterra, dopo lo scandalo Profumo, è diventata di manica larga, come una madre che vuol mostrarsi al passo coi tempi. Quindi, oggi è meglio porre la domanda in altri termini e cioè: bisogna sacrificare la propria vita, alla ragion di Stato? Se lo è chiesto recentemente il ministro del Lavoro Ahimark, 39 anni, vice premier del governo svedese, nonché presidente del partito liberale: e la sua risposta è stata no. Ahimark, sentimentalmente legato da anni a Maude Adelson, un'attrice svedese morta la primavera scorsa di leucemia, ha voluto tirare le somme di un'esistenza totalmente condizionata dalla politica e ha deciso che erano estremamente deficitarie. Durante i lunghi mesi di malattia della sua compagna, lui non era mai riuscito a starle vicino, causa gl'impegni politici; ma soltanto ora, voltandosi indietro, s'è reso conto di quello che ha perso: « Mi sono accorto di aver altri interessi — ha precisato ai giornalisti, annunciando le sue dimissioni — e ho capito che nella vita ci sono cose più importanti ». Questo accade in Svezia, dove gli uomini politici prendono il bus insieme ai cittadini qualunque, guidano da soli la propria macchina e rinunciano di solito alle ambizioni personali per mettersi al servizio dello Stato. Dove il regista Ingmar Bergman rischia la galera perché ha delle noie col fisco e i sovrani entrano, quasi inavvertiti, nel foyer d'un teatro. Altro popolo, altre tradizioni. Gli svedesi amano la poesia e la natura: tengono sul davanzale i fiorellini di pietra e d'inverno, quando c'è il sole, si appoggiano al tronco degli alberi, nei giardini pubblici, per abbeverarsi d'ogni raggio filtrato tra le nebbie. Da noi, sole e fiori a iosa, nessuno si preoccupa neanche di guardarli e l'ambizione ha il sopravvento sui sentimenti: specie quella politica. Qui dove ormai si è deputati e ministri dalla culla alla tomba, quale uomo politico rinuncerebbe alla carriera per essere soltanto un uomo? In altre parole, rinunce del genere sembrano improbabili in Italia. Tuttavia, può essere interessante raccogliere pareri. Ed ecco quelli di due uomini politici, due giornalisti, un sociologo. # Diego Novelli, sindaco di Torino: « Non vedo perché debba occorrere coraggio per fare una scelta di questo tipo: è una scelta come un'altra, punto e basta. Se si possono conciliare vita e politica? Dipende da cosa s'intende per vita e con quale intensità si vivono i problemi che impone la politica. C'è gente che sa amministrarsi molto bene, basta guardarsi intorno; altri, meno. Io, 10 confesso, mi lascio coinvolgere, assorbire totalmente, prendere la mano: faccio il sindaco a tempo pieno, senza un attimo di respiro, dalle otto del mattino alle venti: e oltre. Bisognerebbe riuscire a dividere il personaggio dall'attore, nel senso brechtiano, ma ci vuole una gran bravura. Penso, inoltre, che la scelta fondamentale sia un'altra: cioè tra vita politica e carriera politica. Chi sceglie la carriera politica, si pone determinati obbiettivi, per coronare determinate ambizioni; e allora può anche decidere, a un certo punto, di rinunciare. Ma se uno fa vita politica, come è accaduto a me, nato in una famiglia di antifascisti c abituato a respirar politica sin dall' infanzia, allora la scelta non si pone: è impossibile concepite un'altra vita, diversa da questa ». • Luigi Rossi di Montelera, deputato: « Anzitutto ribalterei il problema: che senso ha oggi una carriera politica? C'è 11 rischio che porti con sé soprattutto una grossa carica di ambizione per cui si vuole arrivare sempre più in alto. E si finisce col dimenticare di essere al servizio d'una comunità di cittadini perdendo la giusta dimensione delle cose. Ammiro molto il coraggio del ministro del Lavoro svedese, come ammiro il coraggio del frate trappista nei confronti del prete attivo: cioè di chi sceglie il pensiero, piuttosto che l'azione. Il mestiere di politico è duro, molto più duro di quanto avessi pensato: forse perché mi ci son trovato dentro di colpo, senza l'indispensabile tirocinio. Quello che mi manca, sono gli spazi, le pause, la possibilità di tirare il fiato: così cerco di programmarmi per salvare dei giorni, che considero intoccabili e dedico alla famiglia. Il sabato e la domenica sono per loro, anche perché penso che un padre di famiglia non sia sostituibile: un uomo politico, sì ». 0 Enzo Biagi, giornalista: « Mi sembra quasi impossibile che da noi possa accadere una cosa del genere. La famiglia, qui, diventa un alibi. Ricordo che il senatore Guglielmone, a chi gli rimproverava di avere quaranta presidenze, rispose: "Ma ho anche otto figli da mantenere" (ossia cinque presidenze per figlio). Pensi come sarebbe stato bello, e forse anche utile, se due vecchi storici scapoli, come Colombo o Rumor, avessero lasciato la Presidenza del Consiglio o il ministero per inseguire le gambe, o il ricordo, di una fanciulla amata. Purtroppo, non vedo attorno prospettive così consolanti. Solo Pannella annuncia, dopo 30 mesi, che darà il cambio come onorevole; ma si tratterebbe di un avvicendamento, non di una rinuncia. E poi, staremo a vedere. Se si guarda alle vicente delle varie repubbliche francesi, a questi uomini baffuti e in redingote che hanno fatto il bene e il male del loro paese, si trov.-1 che c'è sempre dietro una ninfa egeria: sono storie di massoni e di robusti amatori. Se invece si guarda alle vicende della nostra repubblica, dietro scopriamo soltanto traffici poco sentimentali e scandali. Nelle buste non vi sono messaggi d'amore, ma contanti ». # Ugo Zatterin, direttore del Centro Rai-tv di Torino: « E' chiaro che chiunque abbia una vita politica deve rinunciare in tutto o in parte a quella familiare; nulla è paragonabile alla carriera dell'uomo politico che non ha orario, non ha un giorno di riposo, né un'ora da dedicare al tempo libero e tutti i minuti che dà alla famiglia deve per forza sottrarli alla carriera. Tutti ovviamente dobbiamo scegliere; ma è anche vero che se la vita familiare è condizionata dal tipo di lavoro che uno fa. solo l'uomo politico deve affrontare drasticamente e drammaticamente questo tipo di scelta, gli altri in maniera più sfumata e limitata. Diciamo pure che il vero uomo politico non dovrebbe aver famiglia, né padre, né madre, o esser pronto a passare sui loro cadaveri. Voglio essere più cattivo: gli uomini politici si dividono in due categorie, quelli che passano senza batter ciglio sul cadavere della madre e quelli che, prima di scavalcarlo, si chinano a guardarlo. Con qualche rara eccezione ». • Tilde Giani-Gallino, psicologo: « Anzitutto esiste una differenza sostanziale tra l'ambiente in cui viene preparato l'uomo politico svedese e quello in cui si sviluppa il politico italiano. In Svezia, far politica significa essere al servizio del pubblico e i valori umani conservano un'importanza enorme. In Italia chi sceglie la carriera politica Io fa per soddisfare le proprie ambizioni personali, per elevarsi al di sopra degli altri esseri umani, dimenticando i problemi del rapporto umano. Persino l'eloquio dei nostri uomini politici è inumano, fatto apposta per non essere capito, quasi dovesse annullare i residui legami rimasti tra loro e l'elettorato. Promettono e non mantengono; ma è anche difficile capire che cosa promettono e che cosa non mantengono. Si aggiunga che l'uomo politico straniero non può fare nessun altro lavoro se non quello cui è preposto, essere al servizio dello Stato; mentre si ha la netta impressione che i nostri uomini politici non solo abbiano molteplici interessi al di fuori della politica, ma usino la politica come arma per amministrare meglio questi interessi. La politica, in Italia, è un modo per coprirsi le spalle e fare i propri comodi: ne consegue che i nostri politici hanno una vita talmente intensa e colma, da non poter neanche rimpiangere un altro tipo di vita. Lo confesso, non ho alcuna fiducia nella classe politica italiana ». Questo, oso dirlo, l'avevamo capito. Donata Gianeri

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Svezia, Torino, Townscnd