I marziani sono qui

I marziani sono qui Da venerdì in Europa il film di Spielberg I marziani sono qui "Incontri ravvicinati del terzo tipo" arriva dopo ottimi incassi negli Usa - Costo 18 miliardi di lire: rivelerà la verità sugli Ufo? Ray Bradbury è un celebre scrittore di fantascienza. E' l'autore di 9 romanzi, 300 racconti; commedie, sceneggiature {Destinazione Terra, Fahrenheit 451, Moby Dick, L'uomo illustrato). Dopo aver visto Incontri ravvicinati del terzo tipo, Bradbury ha scritto un articolo entusiasta su Los Angeles Times. Dice, tra tante altre cose: «Questo film sarà il maggior successo mai realizzato, sia "steticamente sia commercialmente. Sarà la prima pellicola ad incassare, da sola, un miliardo di dollari nella storia del cinema». E' un traguardo possibile? Lo è. Il film h costato 20 milioni di dollari (18 miliardi di lire). Negli Stati Uniti in dodici settimane di programmazione ha fatto registrare una folle cifra negli incassi: 70 milioni di dollari. Qualsiasi previsione, a questo punto, è possibile se pensiamo che la proiezione, nel resto nel mondo non è ancora avvenuta: incomincerà venerdì prossimo, 3 marzo. Siamo alla vigilia di un primato planetario. Il lancio del film è abile. Critici di tutta Europa sono stati invitati a Parigi, un paio di settimane fa, per una visione privatissima. Hanno dovuto giurare che non avrebbero rivelato, prima del 3 marzo, il finale. Nessuno ha tradite la consegna. E nessun matto spettatore europeo ha pensato di fare un viaggio a New York, vedersi il film, tornare a narrarne la trama sulle piazze del nostro antico continente. Per fare un dispetto a quei Paperoni della produzione, E così lentamente è cresciuta la curiosità. Sono apparse le prime immagini degli extraterrestri disegnate da Carlo Rambaldi, quello di King Kong, per il nuovo racconto cinematografico: sono uscite sottobanco in modo ambiguo. Ed è continuato, con un'orchestrazione scientificamente a sorpresa, lo stillicidio di fotografie, interviste, dichiarazioni. Eccomi qui, io stesso, involontario propagandista di una vistosa vicenda commerciale che Bradbury definisce addirittura religiosa, proprio questo dice, che si tratta di «... un film religioso... anzi IL film». Capito? «IL»: tutto maiuscolo. Precisando che «ogni prete, ogni pastore evangelico, ogni rabbino dovrebbe illustrarlo e mostrarlo ai suoi fedeli». Steven Spielberg è il regista ed è anche, io credo, un furbo di tre cotte. Non cerco di sminuire il valore del giovanotto. Sono convinto che Spielberg è un geniale creatore di spettacoli. Non posso negare però che, come uomo, lo ritengo di una notevole antipatia. Personalmente non lo conosco, non l'ho mai incontrato, forse non lo incontrerò mai, non desidero incontrarlo. Perché è antipatico? Ha 29 anni per alcuni, 31 per altri. Statunitense di Cincinnati (Ohio). A 16 anni realizza (8 mm) una pellicola di 2 ore che gli costa 500 dollari e che con una sola proiezione, una sera qualsiasi, gliene frutta 600. E' un segno del fato. Sempre e soltanto successo. All'università incomincia a realizzare apprezzati film televisivi. Poi gira Duel che non piace negli Usa ma scuote mezzo mondo. A 27 anni fa impazzire la critica con Sugarland Express; a 28 è già il turno dello Squalo, 400 miliardi d'incasso, un malloppo per ora superato solo da Guerre stellari. Mai uno sbaglio, una scivolata, una sculettata, un crampo a una gamba. Niente. Sempre e soltanto: successo! Riuscite a provare simpatia per un occhialuto ragazzo del genere? Dunque Steven Spielberg è un accorto furbo fortunato regista. Altri, prima di lui, hanno detto che gli extraterrestri ci sono, che sono lì, che spesso ci sono nemici, che qualche volta sono ben disposti. Ma lui lo annuncia su una pedana di lavoro sorretta da 18 miliardi di lire, lo proclama con l'aiuto di due produttori come fulia e Michael Phillips (La stangata e Taxi driver) che adorano realizzare supercolossi cinematografici. Lo prova con una totale disponibilità economica, in clima di segretezza assoluta perché gli promettono anche questo: che il film apparirà sugli schermi al momento giusto, quando la morbosa curiosità degli spettatori sarà salita al punto di cottura. Non una parola filtra durante la lavorazione. E intanto la stampa batte la grancassa. E via via, con il passare dei mesi, tutto va, vento in poppa, secondo i programmi. In Usa, il 70 per cento dei critici dicono «sì» al film; il pubblico dice «Sì sì» e riempie le sale. In Europa siamo sinceramente desiderosi di riempirle. Steven è l'uomo che può ammansire le nostre epidermiche inquietudini chiamando tutti a raccolta intorno a sé. Siamo insoddisfatti, spaventati, senza domani? Non disperiamo. Forse Spielberg ci dirà che in questo evslrcsdasrs«s enorme universo, anzi ce lo proverà che non siamo soli, che ci sono gli «altri», gente di mondi lontani, gente che può soccorrerci. Kubrick era confuso nella conclusione di Odissea nello spazio"! Può darsi che il ragazzo di Cincinnati non lo sia, perché anche lui è terrorizzato su questo pianeta, anche lui vuole avere uno spiraglio aperto per un'isola spaziale. Lo ha confessato: «Una sera di quattro anni fa stavo attraversando il deserto della California in macchina, Mi aspettavano 40 miglia nella notte e nel silenzio. All'improvviso non ne ponsò più. Mi fermo e mi rivolgo alle stelle. Portatemi via, prego: portatemi via...». Uno che dice questo non può essere solo un fetente businessman, ilìade in Hollywood, è uno con cuore. Un perfetto splendido cuore ottimista da un miliardo di dollari. Naturalmente posso darvi anche dettagli tecnici sullo spettacoione. Il titolo: Incontri ravvicinali del terzo tipo: che sono gli incontri con gli Ufo, cioè gli oggetti volanti non identificati che al momento dell'incontro diventano identificabilissimi e acquistano la loro brava anagrafe. Ci sono tre generi di incontri: il primo è l'avvistamento, il secondo l'evidenza fisica, il terzo il contatto. Ci siamo. Davant' a noi, ecco gli abitanti di altri mondi. La storia ha come protagonista un elettrotecnico, Roy Neary (interpretato da Richard Dreyfuss, l'oceanografo dello Squalo) che dopo una serie di avvistamenti, attraverso un succedersi di avvenimenti drammatici, cerca una risposta al grande mistero. Una risposta che troverà. Che cosa c'è di più importante, in un lavoro del genere, degli effetti speciali? E Spielberg ha scelto uno dei migliori specialisti sulla piazza, Douglas Trumbull, quello che curò le meraviglie dell'Odissea di Kubrick. E poi primeggia la parte scientifica, affidata ad Alien Hynek, astrofisico di fama mondiale. Spielberg sostiene (lo ha dichiarato a una giornalista italiana) che la faccenda dei dischi volanti è da paragonare a una Watergate cosmica. Addirittura? Dice che il governo americano gli ha messo il bastone tra le ruote, sa tutto degli Ufo ma tace, «non voleva neppure darmi il permesso di girare. M'ha rifiutato qualsiasi collaborazione. La Nasa mi ha scritto una lettera di 4 pagine per spiegarmi perché questo film non l'avrei dovuto fare». Ed ora vi aspettate, alla fine della chiacchierata, che vi dica se questi Incontri ci deluderanno o no. Invece non sono in grado di fornirvi pareri, non ho visto il film, al più posso riconoscere che anch'io sono uno dei tanti curiosi, perché sono uno dei tanti che scrutano il cielo in attesa di un arrivo. Non mi vergogno a dirlo. Ma, diamine, non ho mai visto una luce non identificabile, non ho mai raccolto la traccia di un mistero. E sono seccato. Invece lui, questo SpielbergPerche una mia ipotesi ce l'ho: che questo fortunatissimo giovane regista cresciuto nelle provette dei grandi studios d'oltreoceano, lui gli extra li abbia incontrati, confessati, convinti. Li abbia abbindolati così bene da deciderli a partecipare alla realizzazione del film. E tutto quello che ci fa vedere sia terribilmente autentico. Lui è il primo mediatore dello spazio e Inconir; di terzo tipo è la prima pellicola a produzione mista intergalattica, capitali di Hollywood e d; Alpha Centauri. E la storia del Watergate? Una manfrina. Un trucco per dar vigore all'attesa: in realtà una manovra per tenerci buoni. Ma sono tutti d'accordo, regista, governi, ominidi, Trumbull, Hynek. Cercano di prepararci al grande atterraggio E' un'ipotesi. Ne ho le prove? No. Se le avessi sarei in pericolo Non vogliono sabotatori. Ma ne sono convinto. Dove potrebbero annunciare, questi extra, il loro prossimo arrivo se non su uno schermo? Quale mezzo più adatto del cinema? E Spielberg è il loro messaggero. Anzi... ahimè, non vorrei esagerare... eppure... e se fosse uno di loro, camuffato da figlio di ingegnere dell'Ohio, divenuto regista di successo? Tutto è possibile quando ci sono di mezzo gli Ufo. Elvio Ronza Steve Spielberg