Dinamica, 62 anni, sposerebbesi

Dinamica, 62 anni, sposerebbesi L'AMORE NELLA TERZA ETÀ, PIANETA QUASI INESPLORATO Dinamica, 62 anni, sposerebbesi A questo annuncio, pubblicato su un grande quotidiano, hanno risposto 72 uomini: il più giovane ha 56 anni, il più vecchio 80 - La maggior parte cerca nel matrimonio anche un'intesa sessuale, il che dimostra quanto sia ingiusta la mentalità corrente che vuole relegare chi è anziano in un limbo di "casti affetti" - Pregiudizi, puritanesimo e svalutazione della vecchiaia Milano, 26 febbraio. « Nipote favorirebbe incontro scopo matrimonio, affettuosissima, dolce, intelligente, dinamica zia di 62 anni, illibata, fisicamente fresca e piacente, con signore seriamente intenzionato». A questo annuncio, da noi fatto pubblicare su un quotidiano, hanno risposto 72 uomini da tutta Italia. Il candidato più giovane, un «settentrionale, cinquantaseienne, aitante, vedovo, invalido, prossimo alla pensione, proprietario di immobili e terreni». Il più amiano, un «ottantenne, sportivo, sano, non impotente, autonomo, virile, efficiente». Così è nata la nostra in¬ chiesta sull'amore nella tersa età. E' questo un problema di cui poco si parla. Viene coperto da una coltre di puritanesimo che lo minimizza. Solo di tanto in tanto, attraverso scarni fatti di cronaca, si coglie l'autentica dimensione, per non usare il termine dramma, che caratterizza la vita di milioni di persone. Nell'attuale civiltà i vecchi non interessano, e tanto meno il loro bisogno di amore. Alcuni giorni or sono due anziani pensionati romani, appena uniti in matrimonio, sono stati accolti, all'uscita dalla chiesa, alla periferia di Roma, da una piccola folla di scalmanati, che ha gettato contro di loro uova marce e farina, insultandoli volgarmente per essersi sposati in così tarda età. Una ragazza scrive alla Piccola posta di un settimanale femminile: «Ho sorpreso i miei nonni (lui 70 anni e lei 62) a letto abbracciati, li ho visti disgustosi, non capisco come mai, alla loro età, non si vergognino di fare ancora certe cose». Due vecchi amici, un commerciante di 63 anni e una vedova casalinga di 61, tre volte nonna, hanno tentato, la notte del 15 febbraio, di uccidersi, perché un vicino, che li aveva scoperti in macchina mentre facevano l'amore, aveva minacciato di rendere pubblica la loro «vergognosa unione». Ecco alcuni fatti, piccoli episodi, storie drammatiche, che mettono in luce la mentalità corrente, che tende per l'appunto ad isolare chi non è più giovane in un limbo asessuato, amorfo, triste, dove diventa una colpa credere nell'amore, continuare ad intrattenere con la propria compagna rapporti appassionati, formare nuove unioni. Viviamo in uno strano mondo, in cui da una parte si fanno notevoli sforzi per cancellare tutte le menomazioni tipiche dell'avanzare dell'età (l'abbassamento della vista, la sordità, la perdita dei denti, l'arteriosclerosi, la menopausa, ad esempio, si possono oggi facilmente curare) e dall'altra si cerca di sopprimere gli anziani facendoli sentire inutili, togliendo loro quel desiderio di vivere senza il quale ogni essere umano rapidamente si spegne. «Cosi facendo — scrive Simone de Beauvoir in «La vieillesse» (edito da Gallimard) — si vuole svalutare la vecchiaia come tale. Si tratta di un'inconscia e diffusa manovra psicologica per uccidere, senza eccessivi sensi di colpa, la figura del padre». In realtà, questo atteggiamento negativo verso la sessualità di chi ha i capelli bianchi è frutto di pregiudizi radicati e difficilmente superabili. «La nostra società guarda alla vita sessuale delle persone anziane nello stesso modo in cui la società dei tempi di Freud considerava la vita sessuale dei bambini: rifiutandola, o addirittura negandola», spiega Georges Abraham, professore dell'Istituto di psicologia dell'Università di Ginevra, precisando che tra la sessualità infantile e la sessualità senile vi sono molte analogie. «Fare l'amore — ci dice la psicanalista milanese Erika Kauffman — è ancora, per i più, un atto sporco, da cui vecchi e bambini devono stare lontani. Si cerca, quindi, di persuadere l'anziano a condurre una vita casta, e in effetti gli si fa vivere la grande età come una colpa di cui ci si deve vergognare, accelerando cosi in modo grave ed irreversibile il suo decadimento fisico e morale». Ma come reagiscono gli anziani a questi soprusi? Una parte vi si adegua. Si convince, ad esempio, che in amore bisogna essere perfetti e che la più piccola inadeguatezza è una colpa che avvilisce. Condivide il luogo comune per cui la sessualità è collegata con la giovinezza e la bellezza, che velano pudicamente, o meglio trasfigurano e legittimano, ciò che il sesso ha di «osceno». Rinunciano ben presto ad avere una vita sessuale piena, allontanano i desideri, si rifugiano in una stanca affettuosità. Danno un'esagerata importanza alla «tenerezza», questo sentimento che spesso sgretola il rapporto vero e lo snatura. Diventano così, a poco a poco, impotenti, proprio come li vuole la società, ignorando che, in realtà, come ha osservato Kinsey, l'impotenza nella vecchiaia, anche in tardissima età è l'eccezione, non la regola. Di nascosto Altri continuano una loro vita sessuale, ma quasi di nascosto, per la paura di coprirsi di ridicolo. La vecchia figura dell'anziano «cochon» e della nonnina vivace costituisce per loro un grosso freno. Ecco come, ad esempio, ci ha risposto un noto scrittore di 75 anni alla domanda: «Come vive l'amore oggi?». «Io sono in grado di fare l'amore, ma certo vorrei essere giovane, perché ciò che mi dà fastidio è il mio corpo invecchiato. Perciò, non me la sento di prendere iniziative. Attendo di essere scelto. Aspetto che una donna decida che vado bene per lei cosi come sono. Allora, sono pronto ad imbarcarmi in qualsiasi storia». Sì tratta di persone che hanno ancora una spiccata vitalità, molto da dare, ma che, come ci ha detto il nostro amico scrittore, «si accorgono che il loro corpo invecchia, e non sanno ribellarsi. Così, si adattano alle convenzioni e si comportano come la morale comune vuole che si comporti una persona anziana. Non danno fastidio, non chiedono, stanno al loro posto». Altri ancora, e sono i più numerosi, combattono il razzismo dei giovani che li vorrebbe confinati in un mondo di totale castità. Secondo un'indagine svolta dalla rivista americana «Sexology», ad esempio, risulta che su ottocento uomini di oltre 65 anni di età, il 70 per cento fa regolarmente l'amore almeno una volta la settimana. Sono noti a tutti i grandi vecchi amatori, personaggi ormai passati alla storia per la loro vivace virilità, come il maresciallo Tito, 85 anni, il regista spagnolo Eunuel, 78 anni. Segovia, che a ottant'anni diventò padre di un maschietto, Molti sono anche coloro che si sposano dopo i sessantanni, come Mario Monicelli, Amintore Fanfani, Peppino De Filippo, per citare solo alcuni dei nomi più noti. In realtà, questo è un fenomeno molto più diffuso di quanto si creda. Basta leggere, ad esempio, gli annunci matrimoniali pubblicati dai grandi quotidiani, dai settimanali femminili, da giornali specializzati, per vedere quanti anziani sono disposti a tentare la Grande Avventura. Chi sono questi sessantenni, settantenni, e persino ottantenni, che, sotto uno pseudonimo o coperti dall'anonimato di una casella postale, lanciano il loro messaggio d'amore? Le lettere di risposta al nostro annuncio sono lunghe e dettagliate. Gli aspiranti mariti si descrivono con puntiglio e precisione: «Sono vedovo di distintissima professoressa, ragioniere, già bancario, esperto in lingue straniere viventi, e mi rendo ancora utile alla So¬ cietà, ma in misura ridotta», scrive un signore di Palermo su una carta da lettere dove spicca un grosso stemma nobiliare; « Sono distinto, signorile, educato, rispettoso con chi mi rispetta», precisa un sessantenne torinese. Molti elencano i loro beni al sole, sottolineano l'ammontare della pensione, confidano i loro progetti. «Sto per aprire un piccolo calzaturificio artigianale che mi darà grandi soddisfazioni. Lo attrezzerò, infatti, per produrre scarpe di tela e corda per nonne e nonni», afferma un pensionato di Torino. « Sto brevettando una cassa da morto, che si può costruire comodamente anche in casa. Una vera rivoluzione in questo campo», scrive un intraprendente sessantenne di Alessandria. Ciò che risulta chiaramente dall'analisi delle lettere di questi «giovani-anziani» è il loro entusiasmo e il desiderio genuino di trovare una compagna con cui dividere con serenità non gli ultimi anni della loro esistenza ma una stagione della vita che può riservare ancora gioie e sorprese. «Dal matrimonio — scrive un pensionato torinese — mi aspetto affetto e compagnia. Sono pronto ad adattarmi al carattere di chi vive con me, sono disposto a svolgere a metà tutti i lavori di casa e so destreggiarmi nell'arte culinaria. Spero che la sua cara zia ami la musica e la letteratura. Io, personalmente, ho un'ottima cultura umanistica, che mi è stata data non dalla scuola ma da una esperienza di vita sofferta». «Non voglio certo un matrimonio burocratico — precisa un ex magazziniere di Ivrea —. Difatti, io ho bisogno di amore, amore vero, che voglio ricambiare con tanta generosità». Molti di questi anziani soffrono dì solitudine, sono vedovi senza figli, o con figli che li trascurano. «Solo quando sarò morto — ci dice al telefono un insegnante di Milano — mio figlio si ricorderà di me, allora si onorerà di portare all'occhiello della giacca un bottoncino nero e custodirà certamente la mia "cara immagine" nel portafoglio, fra un santino e una ricevuta». La maggior parte di chi ha risposto all'annuncio cerca nel matrimonio anche una buona intesa sessuale e non trova per niente imbarazzante il fatto che la loro futura moglie non abbia ancora conosciuto l'amore fisico. «Il fatto che la sua cara zia sia vergine — ci scrive un milanese di 68 anni — è un problema che si può risolvere con tatto, gentilezza, e considerazione e la massima stima per chi si trova nella rara condizione che tanto la onora». «Sesso e amore sono tutt'uno — afferma un negoziante di Monza, durante un incontro seguito al primo scambio di lettere, ovviamente senza la inesistente zia —. Può esservi anche amore senza sesso, ma bisogna essere dotati da madre natura di una spiritualità superiore». Si parla poco / giornali, la radio, la televisione danno ampio spazio ai problemi delle giovani coppie, alte loro difficoltà di comunicazione (la parola, spesso, diventa solo un mezzo per trasmettere informazioni pratiche, e non più il vettore di emozioni, di sensazioni e sentimenti), all'erotismo bloccato dalla vita stressante che conducono o dalla presenza di piccoli figli, alle liti violente che distruggono presto anche le unioni più salde, ai tradimenti che portano sempre più spesso al divorzio e alla formazione di nuove coppie. Pochi, invece, parlano dei problemi delle coppie della terza età, cioè di questa grande folla di anziani che, se continua ad aumentare al ritmo attuale, potrebbe, tra cent'anni, costituire la maggioranza della popolazione. Basta pensare che nel 1861, dopo la proclamazione del Regno d'Italia, su un totale di 25 milioni di abitanti, quelli che avevano più di sessant'anni erano meno di un milione e mezzo. A distanza di 110 anni, con il censimento del 1971, su 54 milioni di italiani gli ultrasessantenni erano quasi 9 milioni, qualcosa come il 16 per cento del totale. Oggi rappresentano già il 17,3 per cento della popolazione, e secondo la direttrice dell'Istituto di Demografia dell'Università di Roma, nel 2001 potrebbero arrivare al 25,7 per cento e nel 2036 al 41,9 per cento. Carla Curìna

Persone citate: Amintore Fanfani, Carla Curìna, Erika Kauffman, Freud, Georges Abraham, Kinsey, Mario Monicelli, Peppino De Filippo, Segovia, Simone De Beauvoir