Raccontano il loro massacro come se parlassero di calcio di Mario Bariona

Raccontano il loro massacro come se parlassero di calcio Processo Graneris; il cinismo degli imputati Raccontano il loro massacro come se parlassero di calcio Domani a Novara di scena l'amico del Badini, implicato nell'omicidio della mondana (Dal nostro inviato speciale) Novara, 19 febbraio. I giorni passano al processo per la strage di Vercelli e il pubblico continua a sforzarsi di capire che cosa si agita nell'animo di coloro che vede nella gabbia dell'aula d'assise. Gli imputati si muovono, parlano, ridono, e piangono, s'indignano e reagiscono come persone normali. Ma sconcerta quel loro raccontare i fatti con la stessa disinvoltura come se commentassero una partita di calcio. Un sintomo di questo sgomento (molti avrebbero preferito scoprirli pazzi e basta) l'abbiamo avuto quando qualcuno commentando il processo ci ha detto: «I periti avrebbero fatto meglio a dire che Guido Badini e Doretta Graneris sono insani di mente, anche se non lo sono per ridare fede alla gente. Piuttosto che spiegare il loro cinismo con l'odio o la sete di denaro. Saperli nor-1 mali nella loro anormalità non fa bene a nessuno». Un modo semplicistico e ipocrita di risolvere i problemi che vorrebbe evitare di guardare dentro una realtà più complessa. Meglio il presidente Caroselli, che si lascia sfuggire momenti di stupore, sebbene abbia già conosciuto l'assurdità dei delitti gratuiti quando ha presieduto la corte del processo Mazzotti. Cosi che quando Badini gli dice di aver ucciso una mondana con due rivoltellate soltanto perché un amico glielo ha chiesto, sobbalza senza alcun ritegno sulla sedia ed esclama: «Ma lei Badini proprio non dà nessun valore alla vita umana». Il pubblico dietro le transenne guarda la gabbia e si chiede perché si perda tanto tempo a decidere. La sentenza, pensa la maggior parte, è già scontata: ergastolo per i tre principali imputati, Badi¬ ni, Graneris, D'Elia e pene severe per gli altri. Non c'è nessuno che sia riuscito a insinuare il benché minimo dubbio di innocenza. Tutti in quelle storie assurde ci sono dentro fino al collo. Ma il processo deve fare il suo corso. Che cosa è emerso fino ad ora? Guido Badini, 25 anni: ha sparato su cinque persone in una stanza per far piacere alla sua fidanzata (e forse per arrivare anche al denaro). Le ha uccise tutte «sema farle soffrire: non hanno avuto il tempo di gridare». Qualche mese prima ha ucciso anche una prostituta, Anna De Giorgi. «Perché?» , gli chiede il presidente. «Perché conosco Antonio Commetti da dieci anni, siamo amici, l'ho visto stravolto che mi chiedeva di dare una lezione a quella donna che faceva concorrenza a Cristina Cunico, e l'ho fatto. Era un amico e basta». «Ma gli avrà chiesto qualcosa...?» , insiste il presidente. «Solo in casa quando gli ho dato i due bossoli sparati e gli ho detto: "Adesso spiegami"». Presidente: «A cose fatte». Badini: «A cose fatte». Doretta Graneris, 21 anni: dice di aver seguito Guido Badini, accecata dalla passione; ma si mostra più intelligente e più volitiva lei del fidanzato. In ogni caso va con lui in casa dei propri genitori e assiste al massacro del padre, della madre, del nonno, della nonna e del fratellino Paolo (13 anni). Ha una pistola nella borsetta, non esita ad estrarla e dice: «Non ricordo, ma è possibile che anch'io abbia sparato». Tre colpi, comunque, mancano dalla sua pistola. Antonio D'Elia, 22 anni: accusato in un primo momento di essere il «killer», è scagionato da entrambi dalla responsabilità dell'esecuzione materiale. E' lui però che li aiuta a rubare la macchina, li accompagna fin sotto la villetta dei Graneris la notte della strage, li aspetta e li accompagna poi a disfarsi delle armi e a bruciare l'auto per cancellare le impronte e sviare le tracce. Antonio Coriolani, 31 anni: il «ducette » di Trecate, rifiuta di partecipare alla strage (sostiene di aver sempre creduto che Badini — suo compagno di fede missina — scherzasse). Questo non gli impedisce però di presentarlo ad amici fidati. E' cosi che Badini arriva al D'Elia, a Giulio Marsigliese ed a Mario Bagnini, prosciolto in istruttoria. Giulio Marsigliese, 29 anni: anche lui non credeva a Guido Badini e sostiene che non avrebbe mai accettato di essere complice in un delitto. Intanto però va con un contenitore ad acquistare la benzina che servirà a distruggere l'auto rubata per la strage. E va a cercare prudentemente la benzina non in un distributore, ma da un amico prima e da un ciclista poi. Gli contestano che sua madre confidò che stava per guadagnare 3 milioni. «In che modo?» , gli chiede il presidente. «Lavori di edilizia. Un tale voleva che gli intonacassi la facciata della villa». «Come si chiama?» «Non ricordo, stava dalle parti di Milano, e la villa non l'avevo ancora vista». Cristina Cunico, 19 anni: ammette di aver detto che le avrebbe fatto piacere fare uno «scherzo» ad Anna De Giorgi, ma non certo ucciderla. E nega le accuse del Badini che la vuole istigatrice del delitto. Infine Giancarlo Commetti, 38 anni, presunto protettore della Cunico. Commetti sarà ascoltato domani. La sua tesi difensiva sarà quella di negare le accuse di Badini. Ma quanta credibilità avrà il suo racconto? Non certo più di quanta ne abbia avuto quello della De Giorgi, che non ha convinto nessuno. Mario Bariona

Luoghi citati: Milano, Novara, Trecate, Vercelli