Belice: la ricostruiione si è bloccata Anche le imprese licenziano gli edili
Belice: la ricostruiione si è bloccata Anche le imprese licenziano gli edili Non c'è più nessuno che vuole prendersi responsabilità Belice: la ricostruiione si è bloccata Anche le imprese licenziano gli edili (Dal nostra corrispondente) Palermo, 19 febbraio. Sprechi e corruzione, sull'oscuro sfondo della tragica condizione degli ancora 43 mila baraccati nella Valle del Belice, a dieci anni dal terremoto, hanno un comun denominatore: il danno e la beffa. Miliardi sono stati gettati al vento o sono stati intascati da funzionari (e politici?) e intanto la ricostruzione procede a rilento. Inoltre, l'arresto di tredici alti funzionari, ingegneri ed architetti implicati nel «sacco di Salemi», operato il 26 gennaio dai carabinieri su ordine del giudice Antonino Sciuto di Trapani, ha contribuito a far inceppare la macchina burocratica. Finiti in prigione per peculato, falso e interesse privato personaggi come l'ingegner Vittorio Della Corte, provveditore alle opere pubbliche per la Sicilia o l'ingegner Marco Rugen, presidente della sesta sezione del consiglio superiore dei lavori pubblici, né a Palermo né a Trapani si trovano più funzionari dispo¬ sti a «prendersi responsabilità». Il risultato è vistosamente negativo: la ricostruzione sta per bloccarsi, malgrado vi siano ancora disponibili molti dei 310 miliardi che la legge n. 178 (l'ultimo provvedimento statale in favore del Belice) stanziò nella primavera del 1968, su proposta del ministro Gullotti e dopo forti pressioni dei terremotati. Non avendo avuto approvate «perizie supplettive» per ottenere nuove assegnazioni di fondi, alcune imprese appaltatici di lavori nella Valle del Belice stanno cominciando a licenziare gli edili. Fra le tante, la «Mec» a Gibellina domani mattina non farà entrare nei suoi cantieri 75 dei 148 operai che ha in forza nel paese che fu tra quelli rasi al suolo dalle scosse telluriche dell'inverno e della primavera di quel triste 1968 nella Sicilia occidentale. In un esposto, inviato anche al procuratore della Repubblica di Trapani Giuseppe Lumia, i responsabili della «Mec» hanno fatto presente che il ministero La¬ vori Pubblici non ha ancora assegnato all'impresa le «indispensabili» integrazioni dei fondi. Anche la ditta del costruttore catanese Graci, che sta operando a Calatafimi, ha preannunciato 110 licenziamenti, dopo i 50 decisi un mese fa. D'altra parte, è proprio con il marchingegno delle perizie di variante, che le imprese giustificano con i continui rincari dei prezzi nel settore edilizio, che finora sono stati perpetrati abusi ed irregolarità. Ciò non significa però che tutte le richieste avanzate in tal senso dai costruttori impegnati nel Belice siano infondate. Tempo ne è stato perduto, anche per colpa della lentezza degli uffici preposti alla ricostruzione e delle amministrazioni comunali. «Se non vi sarà un rapido intervento — afferma il segretario di Trapani della Filca-Cìsl, Salvatore Daidone — entro pochi giorni nel Belice avremo seicento o settecento edili licenziati». Antonio Ravidà
Persone citate: Antonino Sciuto Di Trapani, Antonio Ravidà, Giuseppe Lumia, Graci, Gullotti, Salvatore Daidone, Vittorio Della Corte
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