I "responsabili,, delle onde inquisiti dal giudice a Venezia

I "responsabili,, delle onde inquisiti dal giudice a Venezia Stanno distruggendo le fondamenta dei palazzi I "responsabili,, delle onde inquisiti dal giudice a Venezia (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 12 febbraio. Le centinaia di migliaia di onde, partorite da imbarcazoni a motore d'ogni dimensione che almeno per diciotto ore al giorno s'abbattono contro i palazzi di Venezia, sono sotto inchiesta. Un giudice ha dichiarato loro guerra e, considerandole alla stregua d'un qualunque altro imputato, ha aperto un'istruttoria sommaria nel tentativo di contenere il danno che provocano. Il magistrato, Stefano Dragone, sostituto procuratore della Repubblica di Venezia, ha così iniziato un nuovo capitolo della lunga battaglia contro il cosiddetto «moto ondoso» male numero uno di questa città, che, con costante e logorante violenza, sta distruggendo le fondamenta di meravigliose abitazioni, di giganteschi gradini in pietra d'Istria che entrano in acqua lungo il Canal Grande, e le facciate d'innumerevoli, antiche case, che attraversano la città, dalla stazione a piazza San Marco. Molti dicono: è una guerra ai mulini a vento. In realtà già il Comune, sollecitato da tutti gli enti italiani e stranieri, nati per la salvaguardia di Venezia, emise un'ordinanza che vietava ai natanti di superare una certa velocità, in modo che le onde fossero più basse e meno prepotenti. Ma ben presto l'ordinanza non fu più rispettata e anzi, venne sospesa: non si contavano più le proteste di commercianti che vedevano ritardato l'arrivo delle mercanzie, di cittadini che lamentavano i lunghi tempi di spostamento. A Venezia, poi, si svolgono «via acqua» la distribuzione della posta e tutti i trasporti merce; il rallentamento del traffico nautico — l'unico in città — provoca ritardi non sottovalutabili. Che fare allora, dare la precedenza ai servizi, già lentissimi secondo un metro «di terra», o alla conservazione della città? E' evidente che è la seconda la strada da scegliere, ma nel rispetto delle esigenze degli abitanti. Il giudice Dragone, dopo avere acquisito una imponente documentazione fotografica di danni provocati dalle acque (dieci fascicoli corredati, ciascuno da cinquanta fotografie) ha dichiarato: «Ho già sentito un ingegnere del Genio civile e nei prossimi giorni avrò colloqui anche con i rappresentanti del Comune che sovrintendono alla manutenzione e al traffico acqueo». Altro non aggiunge, ma è evidente che i suoi intenti sono bellicosi e pongono la salvaguardia dd Venezia sopra ogni altra cosa. Egli vorrebbe muoversi su due linee. La prima riguarderebbe il restauro dei danni esistenti e ne sarebbe incaricato, appunto, il Genio civile: resta da stabilire se i fondi a di¬ sposizione del Genio siano sufficienti a sostenere una cosi massiccia impresa. La seconda sarebbe di concordare con l'amministrazione comunale, una riduzione del traffico acqueo, anche tenendo conto di un precedente er.perimento di sensi unici che, senza intaccare la qualità del traffico, ne potrebbe mitigare la veemenza lungo i canali. Che cosa potrebbe accadere se questi programmi non venissero realizzati? Ha scritto Il Gazzettino: «Interverrebbe il codice penale che costringerebbe il magistrato a procedere nei confronti dell'amministrazione comunale per omissione di atti d'ufficio». Ecco, dunque, come ci si ricollega ai codici e come il dott. Dragone ha intenzione di «gestire» questo nuovo tentativo per frenare il moto ondoso. L'operazione avrà successo? E' diffìcile fare previsioni, ma i veneziani, quelli almeno interessati al problema, paiono pessimisti. E non a torto. E' sufficiente imbarcarsi sulla linea n. 1 che scende tutto il Canal Grande da piazzale Roma e osservare le decine e decine di barche a motore, di vaporetti, di battelli, di motoscafi, per capire quanto sia arduo, anche a velocità ridotta, contenere questo benedetto «moto ondoso». Mario De Angelis

Persone citate: Dragone, Mario De Angelis, Stefano Dragone

Luoghi citati: Istria, Venezia