Come un romanzo d'appendice

Come un romanzo d'appendice Come un romanzo d'appendice Una vita avventurosa, con tutti i particolari che sembrano tratti da un romanzo facile. Dalla bohème parigina all'amore trascinante con l'ex nemico che la porta in carcere perché li vede alleati dell'Armata Rossa ad insidiare le installazioni militari della Spagna franchista e poi ancora scrittrice e pittrice. Zarina Rinaldi, nessuno più ricordava il suo cognome dopo il matrimonio con il conte Giorgio, era fanatica e gentile, ferrea e romantica. Il personaggio che viene fuori dai ritagli d'archivio, è così contraddittorio e «impossibile» che potrebbe fornire materiale per una decina di romanzi d'appendice, alla stregua di Angelica, oppure di James Bond, personaggio che avrebbe forse gradito in gioventù, ma respinto nella maturità perché incolto. Comunque entrambi insufficienti a coprire il ruolo che la realtà affidò ad Angela Maria Antoniola, da Mombello Monferrato. Il padre Firmino morì in solitudine in Argentina dov'era fuggito dopo la seconda guerra mondiale, perché du- rante la repubblica di Salò aveva ricoperto la carica di segretario comunale. Il fratello Franco, scomparso misteriosamente nei primi anni di guerra durante un'escursione sulle Dolomiti; Piero, un altro fratello, caduto durante la guerra partigiana: chi dice in conflitto, chi sotto un bombardamento E lei, non ancora Zarina, capomanipolo della X Mas (reparto «nuotatori-paracadutisti» specifica una scheda dell'epoca), che girava per il paese in camicia nera, pantaloni alla cavallerizza, pistola alla cintola e bombe a mano tedesche infilate negli stivali. Difficile conciliare quest'immagine con quella della delicata intagliatrice di madonnine che si scopre a Parigi. E non meno impensabile il fatale incontro con Giorgio Rinaldi, ex comandante la brigata partigiana «Carlo Marx», che solo quattro anni prima li avrebbe visti spararsi addosso senza pietà. E invece si sposano, e scoprono insieme vocazione artistica e spionistica. Giorgio Rinaldi confessa che nel '56 ebbe il primo contatto con il Gru, il servizio segreto dell'Armata Rossa e che ottenne un prestito in cambio di prestazioni come «corriere» dalla Spagna: «Sono antifranchista — disse —. Ho accettato di portare fuori filmine che agenti spagnoli ingaggiati dai russi mi consegnavano». E' probabile che quei soldi siano serviti a impiantare, l'anno dopo, «La bottega del legno» nel borgo medioevale del Valentino che sarà all'origine della fortuna artistica dei coniugi. Angela Maria adesso è una signora un po' severa, dall'aria intellettuale, accentuata da lunghe vesti e lunghi cappotti col collo di pelliccia. Più che dì talento artistico, in quest'epoca, si può ricordare quello spionistico. Dalle vetrine infatti, occhieggiano immagini sacre su pannelli di legno, pergamene con disegni e scritte firmati dalla contessa «Zara Nin». Le statuine che contano sono quelle spagnole; le troveranno in casa, serviranno a nascondere i microfilm. L'arresto avviene nel '67 ed i Rinaldi confessano. Giorgio viene dipinto come intelligente ma debole di carattere, preda di un amore «rnammi > sta» e la protagonista è anco | ra lei, Zarina, malgrado di- chiari: «Ho fatto la spia per un motivo sentimentale, per stare vicino a mio marito impegnato in questa attività». Si parla anche di ideali, anche se è difficile mettere insieme logicamente i disparati retaggi del passato Il carcere non stronca i Rinaldi che dimenticano l'avventura e decidono di mettere in pratica le qualità artistiche. Stranamente i sette anni di reclusione non li fanno dimenticare, ma sembrano quasi uno stimolo pubblicitario. Così l'«avventuriera» finalmente riposa e si spegne in una circoscritta fama di pittrice che però la vede ancora legata a Giorgio, anche nella firma dei quadri. Davvero un grande amore: neppure il trascorrere degli anni, lo offusca. Molti stamane, leggendo l'età di Zarina Rinaldi, si stupiranno. e. don. Zarina e Giorgio Rinaldi durante il processo in appello per spionaggio

Luoghi citati: Mombello Monferrato, Parigi, Salò, Spagna