Chirac «sicuro di vincere» col gollismo ringiovanito di Paolo Patruno

Chirac «sicuro di vincere» col gollismo ringiovanito Intervista pre-elettorale al leader dell'rpr Chirac «sicuro di vincere» col gollismo ringiovanito ^gj (Dal nostro corrispondente) Parigi, 25 febbraio. Jacques Chirac aveva otto anni quando, da Londra, De Gaulle lanciò alla Francia invasa l'appello alla resistenza contro i tedeschi. Vent'anni più tardi, nel '60, rientrato dall'Algeria con una ferita a un occhio e una croce al valore, Chirac era ancora un fervido sostenitore deH'«Algeria francese» , mentre De Gaulle doveva fronteggiare il «putsch | generali» ad Algeri. Ma il destino, opportunamente guidato, stava già dirigendolo verso l'alveo del potere gollista. Brillante allievo dell'Ena, la scuola dalla quale escono i | quadri dirigenti dell'ammini- j strazione francese, a 30 anni I ' Chirac è ammesso nel gabinetto di Pompidou, allora primo ministro. E' la prima tappa d'una folgorante carriera da generale bonapartista. Eletto deputato, Pompidou lo promuove sul campo facendolo entrare nel governo come sottosegre¬ tario; per due anni ha come superiore alle Finanze Gi-1 scard d'Estaing. Poi, a 39 an- ! ni, diventa ministro: relazioni con -l Parlamento, Agricoltu- ra, Interni. Sono «feudi» che |aiutano a conoscere la mac- \clina parlamentare, che for- !niscono clientela e potere. Alla morte del suo «protettore», Chirac guida l'ammutinamento dei 43 deputati gollisti che rifiutano l'investitura ufficiale del partito a Chaban Deimas (rivale di Pompidou) e in mancanza d'una candidatura Messmer preferiscono appoggiare Giscard d'Estaing, un non-gollista. Per taluni è un «tradimento». Il nuovo presidente lo ricompensa nominandolo primo ministro. Quando la fragile «diarchia» su cui si regge in equilibrio l'asse Eliseo-Matignon si spezza, e il dissìdio con Giscard è tale da constringerlo alle dimissioni, Chirac ha già pronta la sua «macchina da guerra personale». Sulle ceneri della gollista udr nasce il neo-gollista «Rassemblement pour la République», dal quale oggi dipende la sorte elettorale della maggioranza e del governo di centro-destra, probabilmente il futuro stesso della Quinta Repubbli- ca. Chirac rappresenta una I faccia del «prisma» francese, dietro di lui c'è più d'un quinto dell'elettorato. In una serie di risposte a La Stampa, Chirac ha spiegato le ragioni del suo ottimismo e ha chiarito il suo punto di vista sulla posta in gioco nelle prossime elezioni. — Malgrado i sondaggi contrari, lei crede alla vittoria dell'attuale maggioranza: per- | che e cosl ottimista «Il mio ottimismo non è irragionevole, si basa sui contatti che da mesi ho ogni giorno con i francesi. Li trovo molto più coscienti della realtà, ben più lucidi di quanto la | propaganda dei nostri awer j sari tenda a far apparire. Io I continuo a restare scettico ' sul valore dei sondaggi, che registrano più una reazione di malcontento che una reale volontà di cambiare la società. Sono persuaso che il giorno del voto ci sarà una maggioranza di francesi per rifiutare questo cambiamento della società e dar fiducia a chi, come noi, propone di cambia1 re la società, ma senza por ! tarla alla rovina». Ma se i sondaggi risulteranno esatti che cosa pensa | accadrà in Francia? \ «Non m'impegno in un di ! scorso di fantapolitica, ma posso semplicemente rispondere che i socialisti e i comunisti, ancor prima di trovarsi nella situazione di governare insieme, offrono già la prova della loro impotenza a governare. Aggiungo che l'esperienza di governi social-comunisti è stata già fatta altrove e sempre si è conclusa allo stesso modo: i socialisti sono stati messi fuori, dalla porta o dalla finestra». — Ritiene probabile una crisi di regime se la sinistra vincerà? «Mitterrand e Marchais ci garantiscono, se vincono, l'applicazione del loro programma comune di governo. Questo prevede la trasformazione delle istituzioni. Il Presidente della Repubblica ha detto e scritto a più riprese che vi si opporrà. Le lascio tirare le conclusioni di questa contraddizione fondamentale». — Torniamo alle elezioni di marzo: se vincerà l'attuale maggioranza quale piano po- litico, quale progetto econo mico presenterà l'rpr? « Spetterà al nuovo governo nominato dal Presidente della Repubblica proporre una politica. L'rpr giudicherà in base a questa politica se deve sostenerlo o no. He tutti i motivi per pensare che questa sarà tale da comportare la nostra adesione. Questo non ci impedirà di mantenere la nostra libertà di proposte e di controllo dell'azione governativa». Aggiungiamo che l'rpr è favorevole a «un aumento considerevole» dei salari minimi, a un rilancio economico che favorisca l'occupazione, a una riforma fiscale e amministrativa (contro il burocratismo) e insiste sulla nozione gollista di «partecipazione», terza via tra il liberalismo e il comunismo. — Nei discorsi elettorali alcuni esponenti della coalizione governativa e lo stesso premier Barre si sono espressi a favore d'un allargamento della maggioranza in direzione del centro-sinistra e dei socialisti. Di fronte a questo cambiamento del quadro politico quale sarebbe la reazione dell'rpr? «Allargare la maggioranza in direzione di questo o quel partito mi sembra una formula sbagliata; è più giusto dire che la maggioranza è aperta a tutti i francesi, alle loro aspirazioni e ai loro bisogni. Io non mi occupo dei raffronti che gli uni o gli altri possono architettare. Io so che questo genere di combinazioni aveva condotto la Quarta Repubblica al fallimento. Per il resto, ripeto che l'rpr si pronuncerà soltanto in funzione della politica che proporrà il futuro governo, qualunque esso sia». — Per concludere: che cosa resta di attuale oggi del gollismo? «Tutto. Il gollismo non è una dottrina, è un comportamento, è un combattimento per l'uomo. E' la volontà di dare incessantemente le risposte alle domande che il nostro tempo pone alla Francia per oggi e per domani. Il gollismo è indissolubile dal servizio dell'interesse nazionale, e questo è sempre d'attualità». Paolo Patruno

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