Sindacati: passi avanti ma niente di definitivo di Giancarlo Fossi

Sindacati: passi avanti ma niente di definitivo L'incontro con Andreotti sul piano di governo Sindacati: passi avanti ma niente di definitivo Martedì la segreteria confederale esaminerà la situazione, poi tornerà a Palazzo Chigi per un colloquio decisivo - Lama: "Abbiamo ottenuto modifiche positive, ma chiediamo maggior chiarezza per l'occupazione" - Sollecitata la programmazione Roma, 25 febbraio. Se sarà sciolto il nodo della crisi politica, il sindacato non opporrà resistenze, non determinerà situazioni difficili, cercando anzi di superare al suo interno contestazioni non lievi, provenienti da una parte della base dei lavoratori, a un programma rigoroso di austerità che non presenta ancora contropartite precise per l'occupazione e gli investimenti. Sembra questo il risultato principale, non certo ammesso esplicitamente, dell'atteso incontro svoltosi oggi a Palazzo Chigi fra il presidente incaricato Andreotti e una delegazione della Federazione Cgil-Cisl-Uil, guidata dai segretari generali Lama, Macario e Benvenuto. In un confronto serrato, protrattosi per quasi sette ore, Andreotti ha detto qualcosa di nuovo rispetto alla bozza di programma consegnato nei giorni scorsi, proprio sui punti considerati dal sindacato «discriminanti e qualificanti », come la programmazione, la previdenza e la sanità, il costo del lavoro e la contrattazione salariale, il sindacato di polizia. Su quest'ultimo problema, che è al centro della trattativa per la formazione del governo, «il presidente — sottolinea il segretario confederale della Uil Ravenna — ha fatto passi in avanti, significativi, anche se non soddisfacenti. C'è però tuttora molta confusione». La Federazione ha preso atto delle varie «aperture», ma si è riservata di dare un giudizio definitivo non appena il programma sarà completamente elaborato, con le integrazioni e i miglioramenti discussi oggi. Martedì la segreteria esaminerà gli sviluppi della situazione; forse sabato prossimo, o nei primi giorni della settimana successiva, la delegazione sindacale tornerà a Palazzo Chigi per un colloquio decisivo. La prima reazione ufficiale è stata molto cauta, ma non tanto da non lasciare intravedere elementi distensivi, forse anche qualche convergenza. Macario, a nome della delegazione, ha precisato a oltre cento giornalisti raccolti nel cortile della presidenza del Consiglio che Andreotti aveva fatto una esposizione di ordine programmatico riferita agli sviluppi delle discussioni in corso tra i partiti per la costituzione di un nuovo governo e alle prospettive di sbocco che sugli indirizzi programmatici sono emerse da tali discussioni. I rappresentanti della Federazione hanno manifestato anzitutto «profonda preoccupazione per lo svolgimento della crisi, di cui appaiono ancora oscure le soluzioni programmatiche e politiche». Macario ha così proseguito: «Allo stato delle cose i rappresentanti della Federazione non possono non rilevare le divergenze che permangono fra le linee programmatiche enunciate dal presidente Andreotti e i contenuti essenziali della piattaforma sindacale, con particolare riguardo alla carenza di una impostazione programmatica dello sviluppo effettivamente incardinata in precisi e quantificati obiettivi occupazionali, e su un quadro di utilizzazione combinata delle risorse coerente a tale finalizzazione». Questa carenza di fondo, secondo la Federazione unitaria, «non consente di identificare, almeno per ora, quella svolta di politica economica rivendicata dal movimento come essenziale e discriminante». Subito dopo, però, Macario ha affermato che «non si sottovaluta il fatto che sono stati modificati in senso più conforme alle posizioni della Federazione o accantonati alcuni orientamenti e alcune indicazioni specifiche contenuti nella bozza programmatica precedente, che avrebbero snaturato fondamentali conquiste sociali in materia di pensione e di assistenza sanitaria». Richiamata la necessità che «le grandi scelte dell'assemblea dell'Eur incidano con la maggiore efficacia possibile sugli esiti programmatici della crisi» e che «si promuovano iniziative da parte del movimento sindacale », Macario ha confermato che il giudizio completo sarà, comunque, formulato in presenza di un programma definito del governo e verrà sottoposto all'esame del direttivo unitario. Prima dell'incontro conclusivo con Andreotti, ci saranno colloqui separati con i partiti. Né la presidenza del Consiglio, né gli esponenti sindacali hanno detto chiaramente in che cosa consistano le innovazioni illustrate da Andreotti. Solo qualche accenno fugace, qualche battuta. Lama: «Abbiamo ottenuto modifiche che hanno un significato positivo. Nel complesso, però, abbiamo criticato l'impostazione globale, perché per noi la priorità dell'occupazione deve risultare con molta maggiore chiarezza, così come deve risultare con più chiarezza un impegno di tutte le forze e non soltanto rivolto ai lavoratori per il superamento della crisi». La polemica, ha ribadito Vanni, è sulla programmazione: «Non riusciamo a sapere se nel programma di Andreotti c'è o non c'è». Benvenuto: «Nella riunione, Andreotti non ha insistito sul blocco dei contratti e nemmeno sulle consultazioni triangolari go¬ verno, sindacati, imprenditori. La Federazione è disponibile a tenere consultazioni triangolari "non permanentemente", come fatto istituzionale, ma su temi specifici, quali per esempio i piani di settore». I sindacati hanno respinto l'ipotesi di blocco contrattuale e Andreotti ha corretto il tiro. Nel 1978, ha osservato, ci sono pochi rinnovi contrattuali e la scala mobile dovrebbe garantire adeguatamente i salari: per la stagione dei grossi contratti, negli anni 1979-'80-'81, occorrerà che nella preparazione del piano triennale vi sia, alla luce delle compatibilità indicate dal governo, un incontro per definire con gli imprenditori gli impegni di investimento e con i sindacati per verificare la concretezza della loro proposta di voler privilegiare l'occupazione rispetto ai salari reali. Mentre la riunione era in corso, la presidenza e la segreteria del pri hanno richiamato l'attenzione del presidente incaricato, dei partiti e dei sindacati su due punti fondamentali del negoziato a palazzo Chigi: il costo del lavoro e gli incontri triangolari. Il pri propone la proroga almeno biennale dei grandi contratti collettivi di lavoro, in scadenza nel 1978 e nel 1979, per consentire maggiore occupazione e più investimenti. La scala mobile è sufficiente a garantire il potere di acquisto dei salari e degli emolumenti. I sindacati, insiste il pri, dovrebbero aderire agli incontri triangolari, e non ripetere la pregiudiziale awer sa. Le reazioni della Federa- zione unitaria sono state negative: inaccettabile il blocco contrattuale, come il triangolarismo istituzionalizzato. Giancarlo Fossi

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