Cattolici davanti all'aborto

Cattolici davanti all'aborto Religioni e società di Lamberto Fumo Cattolici davanti all'aborto Una silenziosa rivoluzione di costume in materia dì aborto è realmente in corso fra gli italiani? La sensazionale scoperta, che non mancherà di allarmare la Chiesa, è stata fatta dalla Doxa, incaricata di condurre un'inchiesta campione dal periodico cattolico II Regno di Bologna, che la riferisce nel prossimo numero. Su mille persone interrogate dagli esperti del famoso Istituto, ben ottocento — pari a circa l'ottanta per cento — voterebbero in un referendum a favore di una legge che permettesse l'aborto a tutela della vita della madre e nel caso di malformata congenite del feto. Sarebbe una percentuale superiore a quella del 69 per cento che bocciò l'abrogazione della legge sul divorzio il 12 maggio del '74. E' lecito, quindi, domandare che cosa stia accadendo, senza che nessuno se ne sia accorto prima del sondaggio Doxa. In attesa di inoltrarci in una selva di numeri, sarà bene precisare un punto importante. Se l'il giugno ci sarà il referendum anche sull'aborto, esso riguarderà soltanto la legge fascista in vi¬ gore tuttora, ma che risale al 1931. Non sarà, quindi, un referendum per abrogare o conservare una legge nuova, propriamente destinata a disciplinare l'aborto. Tutti i partiti, a cominciare dalla de, concordano sull'esigenza di abrogare la legge del "31 che punisce l'aborto, salvo qualche caso eccezionale. Quindi, un referendum che porti alla sua scontata abrogazione non significherebbe affatto una conversione all'aborto dì quanti votassero contro quella legge superata. Patta questa necessaria precisazione, passiamo ai risultati del sondaggio demoscopico, che per II Regno è stato condotto con criteri discutibili, sui quali io non ho elementi per esprimere un giudizio. La prima domanda era se debba considerarsi reato l'interruzione della gravidanza nelle prime 11 settimane di vita. La risposta « no » è salita dal 51 per cento del 1976 al 55 per cento; la risposta « sì » è diminuita dal 37 al 36 per cento, gli incerti dal 12 al 9 per cento. Fra tutti coloro che non ritengono l'aborto un reato nelle prime settimane, 57 su 100 erano uomini, 53 donne. E' interessante notare che il settanta per cento di questi «abortisti» hanno un'età tra i 18 e i 24 anni. Sulla Dase del grado di istruzione, risultano abortisti 74 diplomati di scuola superiore su 100, 59 diplomati di scuola inferiore, 48 con licenza elementare o senza aver frequentato alcuna scuola. Ancor più indicativo è il risultato secondo la militanza o la simpatia politica di coloro che non considerano l'aborto un reato nelle prime settimane di vita: il 74 per cento dei simpatizzanti per il pei, il 64 dei simpatizzanti per il psi, il 55 per il psdi, pli e pri e — ecco l'aspetto interessante — il 33 per cento dei simpatizzanti per la de e il 38 per cento di quelli favorevoli al msi. La seconda domanda, a mio giudizio più decisiva, riguardava i casi in cui dovrebbe essere consentito per legge l'aborto oppure vietato. Sessantun persone su 100 interrogate sono contrarie a legittimare l'interruzione della maternità « in tutti i casi in cui la donna lo desideri». Contro l'aborto per una donna non ancora sposata si sono pronunciate, invece, 45 rispo¬ ste su 100, mentre i favorevoli all'aborto aumentano in questi casi: 50 per cento per « gravi motivi economici »; 52 se la ragazza ha meno di 15 anni; 72 se la donna è vittima di violenza; 60 se è minacciata la salute della madre; 83 se la gestante è in pericolo di vita a causa della gravidanza; 80 se il feto ha malformazioni congenite. Se questi dati rispecchiano davvero l'universo italiano — ma è sempre difficile in sondaggi per campione — mi sembra logica la preoccupazione espressa da II Regno. E cioè che è in corso una rivoluzione culturale e di costume, nel senso di una «nuova visione della vita» analoga a quella rilevata in un'indagine condotta fra donne svizzere tra i 21 e i 30 anni, con reddito e cultura medi. Fra queste donne la domanda di interrompere la maternità è altissima « non perché costrette da gravi motivazioni, ma consigliate da opportunità in base a vantaggi transeunti ». Questo cambiamento, se è reale, merita di essere approfondito per le grandi implicazioni che comporta sul piano sociale e su quello etico-religioso.

Persone citate: Lamberto Fumo

Luoghi citati: Bologna