«Ao» accusa: «L'MIs ha aperto una vera caccia all'autonomo» di Marzio Fabbri

«Ao» accusa: «L'MIs ha aperto una vera caccia all'autonomo» «Ao» accusa: «L'MIs ha aperto una vera caccia all'autonomo» (Nostro servizio particolare) Milano, 24 febbraio. Eccole lì, sedute dietro una cattedra del «Cesare Correnti», la scuola del «sei garantito», due delle cento anime dell'«autonomia operaia»; hanno convocato una conferenza stampa per «fare chiarezza» sugli incidenti di sabato nel corso della manifestazione degli studenti e cioè per dare la colpa degli scontri alla polizia; inoltre vogliono denunciare la pratica del Movimento lavoratori per il socialismo che da quasi una settimana ha aperto la «caccia all'autonomo». Dal discorso vengono fuori queste cose; ne esce anche l'impressione che questa autonomia organizzata sia qualsiasi cosa, meno che un tutto unico. Due aspetti sono impersonati da Oreste Scalzone, piccolo, bruno, esile, professore trentacinquenne, e da Andrea Bellini, alto, biondo, un sospetto di ossigenatura sui capelli, fisico da «marine», 25 anni. Il più anziano è sempre pacato nel tono e comunque molto più del compagno anche nella sostanza: «Non condivido la sua paranoia per i giornali borghesi», dice poco dopo che Bellini si era lasciato trasportare dall'ira e rosso in volto aveva gridato ad una cronista: «Non per offendere ma se dici così sei cretina». Nel raffronto tra loro emergono molte delle differenze che caratterizzano dieci anni di lotte studentesche: si ricorda Scalzone chiuso per mesi in un busto di gesso per una brutta frattura provocata a Roma dai fascisti, che gli tirarono un banco addosso da una finestra della facoltà di Lettere; si guarda il vistoso cerotto sulla fronte di Bellini e sì pensa all'aggressione subita tre giorni fa ad opera di «compagni» del Mls in un bar della zona Ticinese: gli hanno anche tirato addosso, senza colpirlo, una bottiglia molotov. Anche quando parlano di quella che pare la loro maggiore preoccupazione attuale, l'Mls, hanno toni differenti. Bellini: «E' un gruppo di squadristi medio borghesi. Non ci poniamo il problema politico dello scontro con loro, ma c'è tutta un'area del movimento che si è rotta le scatole e può succedere di tutto». Certo, aggiunge, non ci faremo attirare nella trappola, non abbiamo intenzione di trasformare Milano in un teatro di guerra tra bande, ma non si deve tirare troppo la corda. Questi toni esasperati, secondo gli autonomi, traggono giustificazione da una lunga serie di episodi di cui si sono resi protagonisti quelli del Movimento lavoratori per il socialismo; un picchiato al teatro Lirico, uno scientificamente pestato in università (braccio e clavicola rotti, testa intatta), sgombero di una casa occupata da anarchici con operaio malmenato, irruzione in un centro sociale della periferia Sud. Scalzone è più indiretto. Parte dalla matrice politica deU'Mls (stalinista) e dice: «Loro sono per il gulag, noi per Vladimir Klebanov (esponente del dissenso sindacale in Urss)». Poi riparte dall'inizio, dalla questione del sei politico: «E' diventata la bestia nera dei benpensanti, ma sia ben chiaro che non è un programma, è un momento di unificazione della lotta. Non si deve parlare solo di quello». Scende poi sul terreno della polemica più diretta con l'Mls. Ammette che a Milano, più per forza organizzativa che numerica, è egemone nelle scuole, ma ricorda che in altre città d'Italia è quasi inesistente. «Eppure noi dove siamo-forti, non abbiamo mai usato i metodi che vengono impiegati contro di noi qui». C'è l'impressione che tenda a presentare l'autonomia milanese come una vittima della violenza, poi precisa con una frase che vuole essere ammonitrice: «Se qualcuno pone problemi di agibilità politica siamo pronti ad affrontarlo». Interloquisce Cicetto, dell'ultimìssima generazione: «Non vogliamo nessuna guerra, agibilità politica ce ne deve essere per tutti, bisogna confrontarsi». Marzio Fabbri

Persone citate: Andrea Bellini, Bellini, Cesare Correnti, Oreste Scalzone, Scalzone, Vladimir Klebanov

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma, Urss