La contestazione a Sociologia tra la goliardia e il nichilismo di Giuliano Marchesini

La contestazione a Sociologia tra la goliardia e il nichilismo E' sempre inquieta la facoltà di Trento La contestazione a Sociologia tra la goliardia e il nichilismo (Dal nostro inviato speciale) Trento, 24 febbraio. Si diceva, qui a Trento, che la tregua non sarebbe durata a lungo. Ed ecco, nel rispetto delle previsioni, la facoltà di Sociologia ripiombare nell'affanno. Ieri c'è stato un nuovo scompiglio nella sede universitaria: lo ha portato una ventina di studenti, probabilmente appartenenti a quel gruppo di «creativi» che già nei giorni scorsi mise in crisi l'ateneo trentino. Si discute se sia il caso di parlare di occupazione oppure di una meno allarmante «azione dimostrativa». Fatto sta che gli autori della rapida incursione hanno avvolto con giri di corda le maniglie delle aule e dei dipartimenti. Così, nella terminologia della contestazione entra anche la «spagatura», come gli stessi promotori della protesta la definiscono, attribuendole un significato essenzialmente simbolico. Comunque, sono rimasti vittime della «spagatura» due professori, uno comunista e l'altro socialista, rinserrati per alcuni minuti in una delle sale: sono Vincenzo Cali e Silvio Goglio. La risposta delle forze politiche di sinistra a questo gesto è molto severa. In una nota, diffusa ieri sera, le segreterie provinciali del pei e del psi giudicano l'operazione del gruppo di studenti un «vero e proprio sequestro, messo in atto nei confronti di due docenti democratici, seriamente impegnati nella lotta per il rinnovamento culturale e scientifico dell'università». Subito dopo la nuova azione dei contestatori, l'attività didattica a Sociologia è stata sospesa. Oggi la facoltà è riaperta, ma continua a serpeggiare l'inquietudine. Il preside Marino Livolsi, cercando di valutare il ripetersi di episodi come quello di ieri, insiste nel parlare di rigurgiti della goliardia. Nell'atrio del palazzo universitario questo pomeriggio, la rabbia dei contestatori si esprime con atroce, macabra ironia: ad una colonna sono appiccicati due garofani, sotto i quali tremola la fiammella di un lumino. Sopra, c'è un cartello su cui è scritto: «Lapide alla memoria. Ai caduti CaU e Goglio, periti per la difesa della loro "nobile" causa. Ricordandoli e biasimandoli, il Movimento». Davanti alla scalinata della facoltà incontriamo il professor Vincenzo Cali, che non si scompone per quella sinistra messinscena che lo riguarda. Iscritto al pei, è «precario» di Storia contemporanea e Sociologia. Ha studiato qui nel '68, quando questa facoltà era all'avanguardia nel movimento studentesco. E anch'egli condivise quella calda stagione della contestazione. Professore, gli chiediamo, lei ieri s'è sentito sequestrato? «No, proprio sequestrato no. Vengo dalle battaglie del sessantotto: si figuri se il fat¬ to di sentirmi rinchiuso in una stanza mi ha creato una sensazione di sequestro. Secondo me, il fatto oggettivo è questo: occorre che il corpo docente si renda conto che deve mantenere il suo ruolo. Io non sono per niente d'accordo su certi propositi di autodifesa, sul ricorso alla chiusura delle facoltà. E poi, penso che questo genere di guerriglie possa finire per favorire persino i docenti assenteisti, che avrebbero un motivo in più per lasciar vuote le loro cattedre». Vincenzo Cali, ora investito da questa contestazione che a tratti precipita nel «non senso», non soltanto sottolinea l'incolmabile distacco tra i contenuti delle lotte studentesche di dieci anni fa e quelli delle manifestazioni di questi giorni, ma vede anche un sensibile mutamento nell'arco di un solo anno. «C'è già una differenza — dice — tra quanto accadeva nel 1977 e ciò che avviene oggi. Nel '77 venivano ancora espresse istanze legittime, da parte degli studenti. Adesso, qui c'è la teorizzazione del vuoto assoluto. Bisogna anche dire che, rispetto a dieci anni fa, la situazione è molto più grave. In questo quadro mi sembra che iniziative come quella presa ieri da quel gruppo di ragazzi siano veramente nichiliste, soltanto distruttive». Giuliano Marchesini

Persone citate: Goglio, Marino Livolsi, Silvio Goglio, Vincenzo Cali

Luoghi citati: Sociologia, Trento