I docenti chiudono Magistero a Padova dopo le violenze compiute dagli studenti di Giuliano Marchesini
I docenti chiudono Magistero a Padova dopo le violenze compiute dagli studenti Un nuovo episodio denuncia la grave tensione nelle università italiane I docenti chiudono Magistero a Padova dopo le violenze compiute dagli studenti (Dal nostro inviato speciale) Padova, 23 febbraio. Adesso nel mezzo della burrasca c'è Magistero, a Padova. Ne ha decretato la chiusura per tre giorni il consiglio di facoltà, il quale « esprime la più completa solidarietà ai docenti che hanno subito violenze fisiche e verbali da parte di gruppi di etementi facinorosi che, avanzando tra l'altro la richiesta del cosiddetto voto politico, hanno impedito il regolare svolgimento di alcuni esami del corso di laurea di psicologia ». Tutto bloccato da oggi, dunque, a Magistero. Ecco un'altra parte dell'università che soffre di paralisi. Il portone della facoltà è sprangato, c'è un'aria di abbandono. Accanto al cartello, ormai sorpassato dagli eventi, chej annunciava una sessione d'esami, è affisso quello con cui si comunica la chiusura temporanea. E in città l'atmosfera è greve, stasera c'è stata una manifestazione organizzata dagli studenti, per l'arresto di alcuni loro compagni, per altri fatti. Che cosa è ac¬ caduto nei giorni scorsi a Magistero? Gli elementi a disposizione sono piuttosto scarsi, la ricostruzione degli episodi è forzatamente approssimativa. A quanto si racconta, nel ciclone portato dai contestatori s'è trovato ancora una vol- ta il prof. Mario Zanforlin, ex consigliere provinciale so-cialdemocratico, che fino a poche settimane fa dirigeva uno dei due istituti di psicologia. In una « dependance » della facoltà si stavano svolgendo esami di inglese, e della commissione faceva parte anche la moglie del prof. Zanforlin. D'un tratto, stando ai resoconti, nell'aula è entrato un gruppo di giovani: hanno cominciato a criticare gli esaminatori, poi hanno chiesto il voto politico, il « 27 garantito » per tutti. La discussione si è fatta sempre più tempestosa. Fino a quando tre insegnanti si sono trovati relegati nello spazio angusto tra la cattedra e la parete. A questo punto il gruppo dei contestatori ha lasciato la sala, ma qualcuno nell'andarsene ha dato un giro di chiave alla porta. Così, i componenti la commissione sono rimasti imprigionati. Il trambusto ha fatto accorrere Mario Zanforlin, allarmato soprattutto per l'angosciosa situazione in cui si trovava la moglie. Il professore si è imbattuto nei contestatori: i j '**** * seno scagliati <contro 11 docente' lo hanno preso a calci, sembra con particolare accanimento. Non è la prima volta che il professor Zanforlin subisce attacchi da parte di estremisti: nel dicembre scorso, gli «ultra» portarono lo sconquasso nel suo studio all'istituto di psicologia. Un altro insegnante, il professor Rizzotti, sarebbe stato «sequestrato» per una settimana. Ora la facoltà di Magistero pare quasi in disarmo, nel mare di problemi che affliggono l'ateneo patavino. Due studentesse hanno appena letto il cartello che annuncia la sospensione dell'attività didattica, tornano indietro. Una scuote il capo: «Già tra la fine di novembre e i primi di dicembre — dice — qui è rimasto chiuso. Gli autonomi avevano occupato, perché era stato arrestato un loro com pagno. Dentro, vi erano scritte sui muri e poi, affermano i professori, apparecchiature fracassate». I contestatori sgomberarono la facoltà di loro iniziativa, ma ancora non si era in grado di riprendere le lezioni, perché bisognava provvedere ai lavori di ripristino in alcuni locali. Magistero ricominciò a funzionare a gennaio. «Solo che adesso — commenta la studentessa — sono accaduti diversi episodi di violenza da parte di un gruppo di autonomi e di agitazione da parte dei professori. Così, siamo di nuovo bloccati». Magistero non dovrebbe essere come Scienze Politiche, dove per ammissione dello stesso preside la «grana» è anche di natura politica. «Ma cosa vuole — dice la ragazza — secondo me qui è anche peggio. Per di più, la facoltà è molto disorganizzata». Sul portone di Magistero, poco discosto dal cartello che riporta le decisioni del consiglio di facoltà, c'è un «tazebao» che reca la replica degli studenti. La chiusura è definita una provocazione nei confronti del movimento di psi¬ cologia. «JVon è altro che un ulteriore tentativo — si aggiunge — di stroncare con misure violentemente repressive le lotte e le iniziative che hanno caratterizzato il programma che il movimento padovano s'è dato». I contestatori rammentano che non è nuovo, qui a Padova, il ricorso alla sospensione dell'attività didattica: si riferiscono al caso recente di scienze politiche. E avvertono: «Non credano questi signori di poterci tappare la bocca. Chiudono l'istituto per le violenze subite dai nostri "cari" docenti, che vengono quotidianamente a provocare i compagni e gli studenti agli esami, quando viene proposto un diverso modo di fare scienza, sempre più legittimato da una pratica di socializzazione e di autogestione». Davanti l'ingresso della facoltà di magistero, che dà l'impressione di una pìccola roccaforte, c'è un cerchio di ragazzi che discutono. Non si vede un professore, nei dintorni. Gli studenti vanno a tenere una assemblea. Ancora tensioni, un'altra «barricata». Giuliano Marchesini
Persone citate: Mario Zanforlin, Rizzotti, Zanforlin
Luoghi citati: Padova
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