Addio a Giuseppe, vittima innocente

Addio a Giuseppe, vittima innocente Serrande abbassate, folla in pianto, dolore e strazio in borgo San Paolo Addio a Giuseppe, vittima innocente Migliaia di persone si sono strette ai genitori del ragazzo - La madre, abbracciando la bara, continuava sommessamente a evocare i giorni felici - L'abbraccio a Michele Padovani del padre di un altro giovane ucciso, Giorgio Appella - Sempre in questura "Zio Tom", il pellicciaio omicida : non si trova posto in carcere Borgo S. Paolo ritorna a piangere un lutto voluto dal cieco furore della violenza. Sono le 10 di ieri. La folla, compatta e silenziosa, si accalca davanti al portone al numero 29 di via Perrero, gente continua a giungere da ogni parte, la fungaia di ombrelli si allunga giù per la strada. Scalpiccii, singhiozzi, commozione a fatica rattenuta, bisbigliare sgomento, occhi velati di pianto che si alzano a fissare le finestre dell'appartamento della famiglia Padovani. Mai la via ha raccolto tanto dolore, tanta triste incredulità. Da pochi minuti Giuseppe Padovani è di nuovo nella casa che l'ha visto crescere: ci è tornato in una bara di noce chiara adorna di fiori, i necrofori hanno adagiato il feretro nell'ingresso, tlspcscsgdclvfdlnpamdp tra un mare di corone multicolori. Michele e Dina Padovani, sordi al conforto sussurrato dai parenti, contemplano straniti la cassa, la madre parla al legno, s'inginocchia, lo bacia, l'abbraccia convulsamente. Con voce ora spenta ora stridula invoca il figlio, dipana la trama dei ricordi più cari di Giuseppe incespicando nei singhiozzi. Invano il marito cerca di allontanarla, mormora senza convinzione « Su, Dina, Dina, non fare così », poi cede all'assedio della sofferenza, piange sulle spalle di un congiunto. La moglie non l'ascolta. Ha occhi soltanto per la bara, la mente è rivolta al passato felice. Racconta sommessa del primo giorno di scuola di Giuseppe, della festa per la prima comunione di Giuseppe, i dsstrgmlfqstpsqflrvdt delle lunghe passeggiate con Giuseppe ancora bambino. I minuti si consumano nello strazio, la signora Padovani continua ad accarezzare il noce chiaro e a narrare l'infanzia del figlio. Fruga nelle pieghe della memoria, recupera altri episodi lieti, li rievoca interrogando il feretro: « Giuseppe, ti ricordi di quella volta? », appoggiando il viso al coperchio. Sussulta soltanto quando il marito la strappa con tenera violenza dalla cassa ed i necrofori si avvicinano. In un silenzio di gelo, rotto qua e là da scoppi di pianto, la folla fa ala al corteo funebre che lento si dirige alla vicina parrocchia di Gesù Adolescente di via Luserna di Rorà. Le navate della chiesa sono stipate di gente, sono venuti in tanti da tutto iddpc«Tsgtaspdvgsdvz il quartiere e anche da altre zone della città. Il rito è officiato da don Sandro Avagnlna; rauco, il prete legge passi dei Vangeli, conclude la breve omelia dicendo: « /I clima di violenza in cui vive Torino è tragico, una famiglia è stata privata del suo unico figlio, un figliolo lungamente atteso, in modo tremendo. Noi non abbiamo il potere di Gesù nostro signore, non ci resta che piangere e pregare per l'anima di Giuseppe Padovani ». Un compagno di scuola del povero ragazzo legge su un foglietto: « Caro Giuseppe, non ti salutiamo ma ti diciamo arrivederci in paradiso. Tutti noi giovani che condanniamo la violenza e preferiamo vivere cantando e suonando come facevi tu non ti diciamo addio ma ci assumia- » a e ù e e a a ù e e o mo limpegno di ricordarti. Caro Giuseppe, ricordaci anche tu ». La bara ritorna sul sagrato, riceve l'omaggio muto di oltre duemila persone. Il sindaco Novelli, che ha seguito l'ufficio funebre a capo chino, gli occhi umidi, in fondo alla chiesa, si avvicina alla signora Padovani. La madre ha soltanto la forza di sussurrare: « Come potremo vivere adesso? ». Inebetito, Michele Padovani stringe meccanicamente decine di mani, osserva con sguardo vuoto i necrofori che caricano il feretro. Sembra recuperare un brandello di lucidità quando riceve l'abbraccio commosso del padre di Giorgio Appella, il ragazzino abbattuto il novembre scorso in via Lancia da un rapinatore che tentava di assaltare un supermercato. Sotto una pioggia di fiori il furgone si apre a fatica un varco tra la folla (ci sono tanti ragazzi che stringono tra le braccia fa sci di fiori candidi) e si allon tana. Mezz'ora più tardi, sotto una pioggerella svogliata, si conclude al cimitero l'ultimo atto della tragedia di un giovane di 17 anni ucciso senza ragione. E' l'unico momento in cui Michele Padovani cede all'angoscia dando libero sfogo all'intimo martirio. Come era già accaduto il gior| no dei funerali del barista Guido Brambilla, ammazzato da tre banditi ir. erba nella pellicceria « Marchisio » di via DI Nanni il febbraio del '77 e dello sventurato Giorgio Appella, anche ieri mattina la quasi totalità di negozi e bar del borgo S. Paolo sono rimasti chiusi, numerosi torinesi hanno deposto 1 fiori della pietà sul marciapiede dove Giuseppe Padovani è crollato fulminato dalla pallottola. Saracinesche abbassate pure nel negozio di Alberto Cutaia, la grande insegna luminosa « Zio Tom » ohe sovrasta le vetrine è stata tolta la notte scorsa. Il pelliccialo diventato omicida per cieca irresponsabilità doveva essere rinchiuso in carcere già l'altra sera, Invece ha trascorso anche la giornata di ieri nelle camere di sicurezza della questura. In queste celle, ricavate da un ufficio della squadra Mobile e prive di confort (manca perfino 11 gabinetto), gli arrestati dovrebbero rimanere al massimo una decina di ore, In attesa di essere dirottati in qualche penitenziario. Come mai invece Alberto Cutaia continua ad esservi ospitato? « Alle Nuove — spiega un commissario — non c'è un posto libero, anche le prigioni della provincia sono strapiene. Non siamo ancora riusciti a trovare una cella per " Zio Tom ". Cercheremo comunque dì non farlo finire nella prigione di corso Vittorio, là riceverebbe di sicuro un'accoglienza ingrata. Non tanto perché ha ucciso, ma perché ha sparato ai ladri ». E cosi, anche il terzo giorno di detenzione il pellicciaio dello « striptease » l'ha passato in questura. Avrebbe fruito di queste attenzioni anche se non fosse stato un negoziante cosi noto? Servizio di: Claudio Giacchino, Alvaro GUI, Ezio Mascarino. Dina e Michele Padovani durante il rito funebre - I compagni di Giuseppe, con le braccia cariche di fiori bianchi, scortano la bara per le vie del borgo

Luoghi citati: Rorà, Torino