Queste le tendenze nella dc sulla questione comunista

Queste le tendenze nella dc sulla questione comunista Venerdì la direzione del partito deve decidere Queste le tendenze nella dc sulla questione comunista Roma, 20 febbraio. E' proprio certo, come alcuni mostrano di ritenere, che la direzione de prevista per venerdì si spaccherà in due sul problema dei comunisti nella maggioranza, dopo trentun anni di contrapposizione? La scelta è indubbiamente ardua, provoca divergenze e ribellioni anche emotive che intersecano le correnti interne all'arcipelago de. Una serie di novità, maturate in questi giorni, anzi in queste ore, fa supporre tuttavia che la «storica» seduta sarà meno lacerante di quel che taluni credono e potrà risolversi con una decisione quasi unanime, in ogni caso presa a grandissima maggioranza. Prima di riferire gli orientamenti dei quarantatre membri della direzione con diritto di voto (su quarantacinque), ripartiti secondo le correnti, è necessario fornire il quadro delle novità che stanno producendo (salvo sorprese) un «movimento» in senso distensivo nei rapporti fra i democristiani. Prima di tutto c'è l'affermata disponibilità del pei ad approfondire l'accordo sul programma e la richiesta minima dei comunisti di far parte in modo chiaro della maggioranza che dovrà realizzare il «patto d'emergenza» al posto di quella massima per un «governo d'emergenza». In altri termini, Berlinguer pur fra difficoltà interne ha fatto un «passo avanti» verso le esigenze della de e anche gli oppositori più strenui di un accordo con i comunisti ne prendono atto. Questa nuova situazione — ed è la seconda novità — ha indotto Piccoli, presidente dei deputati de, a scrivere l'editoriale sul Popolo di domenica, nel quale ha detto con chiarezza che un preciso accordo sul programma renderà possibile un accordo sulla maggioranza. L'articolo gli è stato richiesto da Moro e Zaccagnini; riflette, quindi, la «linea democristiana». E' indubbio che lo sforzo compiuto da Piccoli, anche se spesso frainteso, abbia contribuito alla distensione fra i de, tanto più che mira a riassorbire le divisioni manifestatesi nell'assemblea dei deputati. L'Unità dà un giudizio favorevole della linea espressa ora da Piccoli, che oggi si è «sentito» con Moro, Andreotti, Rumor, Colombo e Gu'ilotti. Sembra certo che Piccoli abbia ricuperato Rumor e Colombo a un atteggiamento più positivo verso una maggioranza parlamentare sul programma con il pei. La terza novità è la pressione fatta dal sen. Fanfani a Firenze per giungere rapida mente al patto di emergenza. Questo intervento è prima di tutto un autorevole sostegno a favore di Andreotti-Moro-Zaccagnini, contro le resistenze ultramoderate. Poi è stato interpretato come un indiretto deterrente, perchè prospetta in pratica un governo istituzionale presieduto dallo stesso Fanfani (come seconda carica dello Stato) con dentro esperti graditi alle sinistre e, quindi, molto meno accettabile per i «falchi» de del monocolore Andreotti. Delineato così il quadro, è più chiara probabilmente la modifica realistica di posizioni pregiudiziali che si sta delineando nella de. Lo stesso on. Mario Segni, del gruppo dei «Cento», che è ostile a un'intesa con i comunisti, disse nei giorni scorsi che il «prezzo da pagare» dipendeva dai risul tati dell'accordo sul programma. Moro, poi, non sta certamente fermo, ma si muove con somma discrezione ed efficacia. «Moro è un mostro di bravura», dissero Zaccagnini e Piccoli dopo il suo intervento al «vertice collegiale» di venerdì 17, che suscitò l'estrema attenzione di Berlinguer, Craxi, Romita e Zanone e fu elogiato apertamente da La Malfa. Si attribuisce a Moro una battuta che celerebbe la soluzione formale per la fir¬ ma dei sei partiti sotto la mozione di fiducia al governo. «La mozione potrebbero firmarla i patres conscripti »: ossia non i capigruppo, che sono più impegnati sul piano politico, ma i «padri fondatori», in qualità di garanti delle rispettive posizioni ideali e della seria attuazione del programma concordato. Tentiamo ora di indicare i favorevoli, i contrari e gli incerti alla maggioranza parlamentare sul programma con i comunisti fra i quarantatre membri votanti nella direzione- de, secondo le fonti più diverse da noi interrogate. Dorotci (nove): è il gruppo di maggioranza relativa, guidato in direzione da Piccoli perché Bisaglia non ne fa parte. Piccoli è favorevole e con lui Perrari-Aggradi che conduce le trattative economiche, Gaspari, vice segretario della de, Tesini che segue Piccoli. Incerti Gava, Micheli e Scartato ma sembrano propensi al « sì » a certe condizioni. Contrario decisamente Pucci e, in misura minore, Calieri. Fanfanfani (sei): favorevoli Fanfani, Forlanì, D'Arezzo, Natali; incerti Bartolomei e Gioia che, di solito, seguono Fanfani. Morotei (sei): Moro, Zaccagnini, Gui, Mattarella, Salvi e Follini (delegato giovanile), tutti favorevoli. Anche la delegata femminile Ceccatelli, che non fa parte ufficialmente del gruppo moroteo, segue la maggioranza di Zaccagnini. Forzano vi sii (quattro): Donat-Cattin (incerto), Bodrato, Cabras favorevoli e Vittorino Colombo probabilmente favorevole. Rumoriani (quattro): Rumor incerto sino al colloquio di oggi con Piccoli; Giglia e Vincenzo Russo favorevoli; Andreoni contrario. Andreottiani (tre): Andreotti, Signorello e Lima, favorevoli. Basisti (tre): Galloni, Granelli e Misasi, favorevoli. Colombiani (due): Emilio Colombo incerto dopo il colloquio con Piccoli di stamane; Drago favorevole. Autonomi da correnti (cinque): Taviani, Spataro e Gonella favorevoli o per convinzione (Taviani) o per amicizia con Andreotti; Becciu incerto e Prandini più sfavorevole, ma molto vicino a Piccoli. Questo lo schieramento supposto. Se poi corrisponda alla realtà lo vedremo nei prossimi giorni, E' evidente, però, che Moro e Zaccagnini vogliano la quasi unanimità per una decisione di tanto rilievo. Lamberto Fumo

Luoghi citati: Firenze, Lima, Roma