Sospeso il barone che vietava all'aiuto di operare i pazienti

Sospeso il barone che vietava all'aiuto di operare i pazienti Interviene il pretore in un'assurda vicenda Sospeso il barone che vietava all'aiuto di operare i pazienti All'ospedale di Ivrea - Due anni fa, il medico più giovane aveva compiuto un intervento in assenza del primario, che da allora lo aveva perseguitato in ogni modo Il priniHrto del reparto di urologia dell'ospedale civile di Ivrea, prof. Giovanni Aveta, di 52 anni, è stato sospeso por due mesi dall'incarico, per decisione del pretore che indaga sul suo comportamento. E' accusato di abuso di ufficio e di omissione di atti d'ufficio. Una vicenda delicau*, che si trascina ormai da più di due anni e che trae origine dal contrasto Ira 11 prof. Avete ed il suo aiuto, dott. Nicola Ansaldi, di 37 anni, da lui accusato di incapacità professionale. La vicenda ebbe inizio nella primavera del 1976, quando il medico, in assenza del primario, risolse con il bisturi un caso urgente di «priapismo» di un paziente molto giovane. L'intervento ebbe esito felice, ma quando il prof. Aveta rientrò in servizio ritenne di constatare una presunta imperizia nel comportamento del suo aiuto e denunciò il caso al consiglio di amministrazione, disponendo di fatto la sospensione del medico dall'attività cui egli era preposto nel reparto. Ne scaturirono vivaci polemiche; in difesa del dottor Ansaldi intervenne l'Associazione nazionale aluti ed assistenti dell'ospedale, che però non riuscì a dirimere il conflitto. Di fatto, il dottor Ansaldi si trovò privato di qualsiasi responsabilità nel reparto. Dal canto suo, il consiglio di amministrazione ritenne di dovere risolvere la vicenda affidandosi ad una perizia, svolta da illustri professionisti l quali, nell'autunno scorso, conclusero le Indagini «escludendo nel comportamento professionale del dottor Ansaldi qualsiasi errore tecnico» e dichiarando quindi Illegittima la sanzione decretata «per incapacità». Poteva essere la svolta decisiva alla «guerra fredda» in atto tra 1 due sanitari, tanto più che l'amministrazione ospedaliera, cercando di superare ogni contrasto, li invitò a dimenticare 11 passato ed a riprendere la collaborazione. Invece, il 16 dicembre, si registra un nuovo colpo di scena. Il primario, sceso in sala operatoria per un Intervento su un bambino di 12 anni, appena si vede raggiunto dall'«aiuto» abbandona 11 paziente, già anestetizzato, e ritorna nel reparto: «Con lui presente non opero. Non mi sento tranquillo. Nessuno mi può obbligare», si giustifica. E' il caos. I sindacati e l'Associazione aiuti ed assistenti ospedalieri presentano una denuncia alla magistratura Invitandola ad intervenire «per esaminare se nei latti esistano violazioni della legge». La pratica è affidata al dottor Chicco, il quale Interroga 1 due protagonisti ed alcuni testimoni e ieri firma il decreto di sospensione provvisoria del primario. A quanto risulta, il magistrato avrebbe deciso di intervenire in seguito al «crescente allarme sociale e per evitare clic si originino più gravi conseguenze per la salu¬ te pubblica». Le accuse che sono | rivolte al prof. Aveta, il quale è difeso dall'avvocato Gianni Obertò, sono di avere inibito al dottor i Ansaldi la possibilità di espletare le funzioni mediche attribuitegli per legge, estromettendolo da ogni attività chirurgica e medica al fine di arrecargli danno e, inoltre, di avere omesso di intervenire il 16 dicembre sul giovane paziente già in attesa in sala operatoria. Per il consiglio di amministrazione dell'ospedale, la sospensione del primario ha creato qualche problema. Il dottor Ansaldi, anche perché da troppo tempo fuori esercizio, non si è dichiarato disponibile ad assumersi la responsabilità del reparto e, d'altronde, gli stessi amministratori ritenevano poco opportuno affidargli l'incarico, per il clima di tensione esistente nell'ospedale. «Vista la difficoltò di trovare all'esterno un sanitario qualificato a cui affidare I temporaneamente il reparto — di-1 ce un comunicato emesso starnane dal consiglio di amministrazio-1 ne —, si delibera di affidare la cura dei malati della divisione di urologia al primario cliirurgo dottor Michele Quaglia». L'accettazione dei malati di competenza urologica sarà rimessa al preventivo giudizio collegiale del dottor Quaglia e del primario della prima divisione medica, prof. Buchi. «L'amministrazione dell'ospedale — ha dichiarato il presidente, Riccardo Ottino — ha sempre tentato di modificare la situazione venutasi a creare tra i due medici, nell'interesse della comunità e degli ammalati. Tutti ì nostri sforzi sono andati a vuoto e noi siamo molto amareggiati». Dal canto suo, il prof. Aveta ha preferito non commentare la vicenda. «Mi sento la coscienza a posto», si è limitato a dire. Il magistrato gli ha concesso di continuare a frequentare per alcuni giorni il reparto, fino a che gli ammalati operati da lui nel giorni scorsi saranno rimessi; poi resterà a casa in attesa di ulteriori decisioni della magistratura. Rolando Argenterò 11 prof. Giovanni Aveta

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