In appello la banda che uccise l'orefice d'Ivrea e sequestrò il figlio per 18 ore di Claudio Cerasuolo

In appello la banda che uccise l'orefice d'Ivrea e sequestrò il figlio per 18 ore In appello la banda che uccise l'orefice d'Ivrea e sequestrò il figlio per 18 ore Processo in corte d'assise d'appello contro la banda che il 29 gennaio '76 diede l'assalto all'oreficeria di Claudio Blessent a Ivrea, uccidendo il proprietario e tenendo in ostaggio il Aglio undicenne dell'orefice e la quindicenne Silvana Quagliottl per 18 ore. Cinque gli Imputati, di cui quattro alla sbarra e uno a piede libero. Nino Pira, 25 anni, di Quinario (Savona), Pietro Cappello, 30 anni, Savona, e Nicodemo Avenoso, 30 anni, Savona, sono stati condannati in primo grado dalla corte d'assise di Ivrea all'ergastolo quali autori materiali della rapina e dell'omicidio dell'orefice. Salvatore Mallvlndl, 23 anni, Genova, il quarto complice che fuggi sull'auto usata dai banditi all'arrivo della polizia, è stato condannato a 25 anni di reclusione. Il quinto complice, Ugo Cappello. 25 anni, imputato del furto dell'auto e della detenzione delle armi, è stato condannato a 4 anni di carcere. I cinque Imputati si sono presentati in aula ieri mattina In atteggiamento dimesso. Nel pro¬ cesso di Ivrea si erano rifiutati di comparire davanti al giudici per tutta la durata del dibatti- j mento, presentandosi in aula so- ' lo per le arringhe del difensori, con Istanze e dichiarazioni che suonarono come sfide, tenendo un comportamento arrogante e provocator.o. Nino Pira in particolare lesse una dichiarazione oltraggiosa nel confronti della corte, affermando che lo si condannava ancor prima di giudicarlo. Proprio questa circostanza ha fatto si che il difensore, aw. Nadalini, abbia chiesto e ottenuto dal giudici d'appello che si accerti l'esistenza di un procedimento penale a carico di Pira pendente presso la Procura di Panna per offese alla corte. «il delitto dell'orefice non fu accidentale», hanno scritto nella loro sentenza 1 giudici di Ivrea: «Fu ami proclamato, voluto e sfruttato sino alle sstreme conseguenze da tutti gli imputati, desiderosi soltanto di procurarsi l'immunità e di porre in salvo la refurtiva (erano riusciti ad arraffare gioielli per 50 milioni) a qualsiasi prezzo e con qualsiasi mez¬ zo, e che si arresero alla fine soltanto perché vinti dalla paura, diventante più umani verso i due ostaggi soltanto perché era l'ultima carta da giocare per uscirne vivi. Nessuna luce di umanità, dunque, nel loro comportamento durante tutta l'impresa, che ebbe delle modalità e connotazioni addirittura atroci». Il presidente della corte d'assise d'appello Germano ha rievocato Ieri mattina le allucinanti sequenze dell'episodio. «Sono da poco passate le 19 di giovedì 29 gennaio quando tre giovani armati (due mascherati) fanno irruzione nell'oreficeria di Claudio Blessent, in via Cavour 76. «Oltre all'orefice sono presenti il figlio Dino, di 10 anni, la commessa Silvana Quagliottl, l'altra commessa Renza Cervino e un cliente, Gerardo Alfieri. I banditi intimano la consegna del denaro e dei preziosi. Claudio Blessent protesta. Un bandito spara un colpo contro il bancone, mentre i complici legano e imbavagliano tutti i presenti, arraffando poi il bottino che trasportano via in una capace sacca. «Se ne stanno andando, ma sopraggiunge la polizia. Il quarto complice, che attende sulla «127» rubata, fugge. Per Claudio Blessent i banditi non hanno pietà. Dopo un concitato dialogo con gli agenti, inframmezzato da colpi di pistola sparati a scopo intimidatorio dai banditi, Nino Pira fa partire un colpo dalla pistola che gli tiene puntata contro il corpo. «Blessent morirà dissanguato tre ore dopo quando ormai i banditi si sono asserragliati in casa dell'orefice al primo piano con la commessa e il figlio dt Blessent. Si arrendono il pomeriggio del giorno dopo, dopo aver preteso la presenza degli avvocati. Vengono j sottratti a stento alla folla che ha atteso tutta la notte e il giorno dopo ». Al processo d'appello il compito dei difensori (avvocati Murdaca, Mariani, Gallo, Monteverde, Nadalini, Perla) appare arduo. Malivlndi, 11 quarto complice, continua a sostenere di non aver | fatto nemmeno da palo, Ugo Capj pello nega qualsiasi partecipazio| ne. Il processo riprende domani. Claudio Cerasuolo

Luoghi citati: Genova, Ivrea, Savona