Nixon e Kissinger, piccoli uomini di Furio Colombo

Nixon e Kissinger, piccoli uomini PARLA UN PROTAGONISTA (IN CARCERE) DEL WATERGATE Nixon e Kissinger, piccoli uomini (Dal nostro corrispondente) New York, 18 febbraio. Investigatori di tutti i generi, dagli agenti letterari a quelli giudiziari, stanno ancora cercando di chiarire il mistero del libro rubato. Come è noto le memorie di H.R. Haldeman, uno dei collaboratori più fidati di Nixon (fino al punto di andare in prigione piuttosto che confessare), sono di proprietà editoriale del New York Times. Il New York Times ne aveva annunciato la pubblicazione per il prossimo lunedì, dopo avere venduto a Newsweek, e a molti giornali del mondo, i diritti di pubblicazione parziale. Con un ^olpo di mano che non ha precedenti nel mondo giornalistico il Washington Post ha «rubato» il manoscritto o almeno una parte di esso, e ne ha pubblicato un riassunto parziale firmato, fra altri, da quel Bob Woodward che, interpretato da Robert Redford, è uno dei due intraprendenti protagonisti del film Tutti gli uomini del Presidente, cioè l'autore dell'inchiesta su Watergate e della fine di Nixon. Il Washington Post nega di avere ottenuto illegalmente il testo di Haldeman. 11 New York Times fa notare che guardie armate sorvegliavano notte e giorno ii materiale composto in attesa di stampa, e che ogni cliché veniva distrutto dopo l'uso. Comunque l'unica reazione possibile del New York Times, oltre la pioggia di iniziative legali, era quella di pubblicare subito alcune parti del libro. E' quello che il giornale ha fatto venerdì, mettendo inoltre a disposizione di alcuni lettori un'altra quarantina di pagine del manoscritto inedito di H.R. Haldeman. Ho letto questo materiale, e nel proporre ai lettori una recensione devo cercare di rispondere a una domanda: stiamo assistendo a uno spettacolare lancio editoriale (dopo tutto uno dei partners del New York Times in questa impresa è Newsweek, il settimanale che appartiene al Washington Post) oppure si è effettivamente verificato un «giallo nel giallo», un episodio misterioso in coda a una catena di colpi di mano di tutti i generi? Dalla prigione — dove è rinchiuso per avere negato lutto — ora Haldeman ricorda e scrive, in cambio di milioni di dollari. Non c'è ragione di discutere se il ravvedimento o il cinismo abbiano dettato questa lunga confessione che l'uomo di Nixon ha sempre negato ai giudici. Dal punto di vista della lettura è un buon libro. Proverò a riassumere alcune «facce» del libro (la parte che ho letto) secondo i toni e gli umori dei vari episodi piuttosto che secondo gli eventi. Haldeman sembra affascinato da certi fatti minuti della patologia del potere. Un giorno Nixon riunisce tutti e fa una grande scenata. I collaboratori la ricordano come «la crisi della mi¬ nestra ». Muovendosi a grandi passi sulla moquette della stanza ovale, Nixon annuncia, con cupa determinazione, che la minestra sarà d'ora in poi abolita nei pranzi ufficiali. «Gli uomini non mangiano minestra» afferma Nixon ai dipendenti che prendono noia, come in un film di Paolo Villaggio. Insospettito dalla strana scenata Haldeman fa una sua piccola inchiesta: scopre che la sera prima Nixon si era sporcato la giacca con un passato di verdura. Qualche volta, ricorda l'ex uomo di Nixon, il Presidente sembrava avere difficoltà nei suoi movimenti. Un'altra volta, quando l'Fbi fa sapere a Nixon che il telefono del giornalista Joseph Kralt non si può mettere sotto controllo, il Presidente si infuria ed esige che il lavoro «lo faccia qualcun altro ». Si trova un gruppetto di ex agenti disposto u lavorare di notte, sul muro esterno della casa di Kraft, a oeorgetown. Questa volta la vicenda ricorda I soliti ignoti. Ci sono i cavi di due telefoni e gli agenti segreti ne scelgono uno. Per oltre un anno ascoltano e registrano conversazioni in spagnolo che sembrano messaggi cifrati. L'idea che si tratti del telefono della cucina, e della vita privata della cameriera di Kraft, viene ai centri di sorveglianza dopo un lungo e appassionato lavoro di decodifica. Molto più tardi c'è un terzo episodio che offrirebbe spunti eccellenti per Woody Alien se l'insieme della vicenda non fosse così drammatico e squallido. Preoccupato per i nastri, Nixon decide di cancellarli da solo e si mette al lavoro. In un giorno intero di lavoro, rinchiuso nel suo ufficio, con i suoi gesti tradizionalmente maldestri, riesce a cancellare diciotto minuti e mezzo (i famosi diciotto minuti e mezzo discussi durante le indagini). La sera, esausto, avvolto in un mare di nastri, Nixon si arrende. E con una decisione cavalleresca che non gli è inconsueta accusa la segretaria. Abbiamo già raccontato ieri le due rivelazioni radicalmente nuove del libro di Haldeman. La crisi con Cuba (tentata costruzione da parte sovietica di una base navale per missili Sfiks. a scarso raggio e grande potenza che avrebbero potuto prendere alle spalle la difesa americana) e la tensione ai confini con la Cina, dove i sovietici avrebbero voluto associare gli americani a una «operazione chirurgica» contro la nascente industria atomica cinese. Haldeman ci dice che la grazia che è sembrata mancare al regno di Nixon in politica interna, c'è stata però in misura apprezzabile nelle relazioni internazionali. E racconta le soluzioni «eleganti» dei due problemi, la trovata di «far capire» ai russi, attraverso messaggi deliberatamente non cifrati, il pericolo che le loro città avrebbero corso in caso di scontro atomico. Se il libro di Haldeman è attendibile ci dà una immagine della leadership sovietica relativamente inedita: un «management», come dice Haldeman con espressione industriale, disposto a occupare subito ogni spazio vuoto, e pronto a ritirarsi senza storie ogni volta che l'ostacolo appare duro. Haldeman, nel raccontare le crisi e le soluzioni, si guarda bene dall'attribuire meriti a Kissinger. 11 segretario di Stato descritto da Haldeman è ambizioso, frivolo, insincero, collerico. Quando il Neil' York Times, con la rivelazione dei bombardamenti in Cambogia mostra di avere fonti segrete al Pentagono e al Dipartimento di Stato, Haldeman ci presenta un Kissinger infuriato che vuole mettere sotto controllo il telefono di tutti. L'ossessione di Nixon per le registrazioni avrebbe trovato in Kissinger un grande stimolo. Del suo Presidente Haldeman dice: «Quell'uomo aveva in sé impulsi oscuri e tragici. Ma saremmo arrivati a questo punto se non fosse stato incoraggiato e assecondato?». Gli esperti ci diranno se alcuni fatti nuovi narrati da Haldeman hanno o no il drammatico rilievo che potrebbero avere se fossero veri. Nella vita di Nixon l'Fbi compare due volte. La prima al tempo della Cambogia, quando tutti, alla Casa Bianca, vogliono controllare tutti per sapere chi ha parlato con il New York Times. A quel tempo il volto di sfinge del potentissimo I. Edgar Hoovcr è presente, attento, pronto ad assumere il controllo. Tranne l'incredibile vicenda di Joseph Kraft (della quale del resto non si erano occupati gli uomini di Hoover) tutto è fatto a regola d'arte, e per anni (l'inizio è indicato nel 1969) nessuno sa di essere ascoltato notte e giorno, dentro e fuori il cerchio di Nixon. L'ossessione anzi si estende fino al controllo dello stesso Kissinger, sospettato da Haldeman di passare informazioni delicate a James Reston del N. Y. Times. Il secondo incontro con l'Fbi avviene dopo che il Washington Post ha già cominciato a indagare sul Watergate. Haldeman presenzia alla riunione strategica (è uno dei tanti fatti che la sua difesa ha sempre negato) e nota la presenza di Gray, il nuovo capo dell'Fbi. Adesso il quadro sembra ad Haldeman molto diverso, insicuro e non promet- tente. Nessuno avrà più il polso e la forza di J. Edgar Hoover. Gli uomini di Nixon capiscono che avranno una copertura debole e in caso di emergenza saranno buttati a mare. Vedono cioè il futuro. Quanto alla Cia c'è una frase che Nixon dice e ripete, fingendosi disperatamente tranquillo anche quando la sua situazione si sta facendo tragica. « Se necessario, chiederemo alla Cia di metter su una gran scena, come al tempo della Baia dei Porci». Haldeman afferma di non avere capito per mesi la strana allusione. Era tentato di attribuirla — dice — alla tensione mentale del suo capo. La spiegazione gli è venuta più tardi da altre informazioni. Haldeman pensa adesso che Nixon fosse convinto di una massiccia azione della Cia per coprire le vere fonti dell'assassinio di Kennedy. «Se è necessario, avrebbe confidato Nixon al suo uomo, la Cia organizzerà anche per me una simile azione di copertura». Anche in questo caso i tempi si sono rivelati diversi, secondo Haldeman. Le pagine disponibili del libro accusano molte persone, soprattutto il confidente di Nixon Charles Colson (che dopo la prigione è diventato un predicatore della fede evangelica), e John Mitchell (anche lui in prigione). Ma accusano soprattutto Richard Nixon, che gradatamente si vede — nel libro — sempre più piccolo, sempre più solo, in fondo a un tunnel di una vita malata. «L'impulso oscuro» che conviveva con il grande statista fin dall'inizio ha vinto la partita, nel racconto di Haldeman. Furio Colombo II giornalista Bob Woodward

Luoghi citati: Cambogia, Cina, Cuba, New York