Montagna e riforma dello Stato

Montagna e riforma dello Stato Un problema urgente Montagna e riforma dello Stato Due giorni di convegno al Teatro Nuovo La montagna è scesa in pianura per difendersi. Non è la prima volta, ma In questo II Convegno dell'Uncem (Unione nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani) che si conclude oggi al Teatro Nuovo, c'è un tono diverso dal precedenti Incontri. La montagna ha capito che non può rinnovarsi e risorgere se non nel più ampio quadro del rinnovamento generale dello Stato, con la riforma delle autonomie. Quindi, risolvere 11 problema della montagna significa anche risolvere il problema dell'Ente intermedio, che 1 sei partiti democratici hanno demandato nel loro accordo dell'estate scorsa, ora In discussione, al Parlamento. Tema dell'incontro apertosi ieri a Palazzo Madama (e proseguito nel Teatro Nuovo) è appunto «Le Comunità montane nella riforma dell'ordinamento degli Enti locali», riforma alla quale hanno dato l'avvio, dopo la Costituzione, le Regioni e, con la legge 1102, le Comunità montane. «Sono state un primo duro colpo alle Province — è stato detto ieri —; il secondo è venuto con i comprensori». Ma in tutto ciò bisogna porre un po' di chiarezza, questi enti non possono sovrapporsi l'un l'altro In una ricerca di autonomia singola a scapito di quella altrui. SI creerebbero soltanto Incertezza nel cittadino e confusione amministrativa. Il futuro di questi enti va visto nella programmazione che non significa soltanto indicazioni di linee, ma anche attribuzione di compiti. Cosi, in questo senso, il presidente nazionale dell'Uncem, il torinese Edoardo Martlnengo, ha potuto concludere la sua relazione indicando due punti prioritari: «a) La Comunità montana assume tutte quelle funzioni gestionali di servizi che, pur essendo di pertinenza dei Comuni, trovano convenienza di attuazione in dimensioni territoriali sovraccomunali nell'ambito della zona montana e che nel territori non montani sono comunque affidate ad aggregazioni di Comuni; b) la Comunità montana concorre con il proprio piano di sviluppo economico-sociale alla programmazione dello sviluppo regionale nell'ambito delle scelte di programmazione operate dall'ente intermedio nello spirito informatore della legge 3 dicembre 1971 n. 1102 e realizza inoltre, con il proprio piano urbanistico, le scelte regionali di pianificazione del territorio». Quella di Martlnengo è stata la relazione base per il dibattito, ma esso si è svolto dopo che una tavola rotonda moderata dall'avvocato Gianni Oberto e alla quale hanno partecipato l rappresentanti di tutti 1 partiti dell'accordo (Nicoletta Casiraghi per 11 plt, Alfonso Cecere per il psdl, Francesco Colonna per il pel, Francesco d'Onofrio per la de, onorevole Vitale Bobaldo per il pri, Diego Zola per il psi) aveva riproposto e ampliato 11 tema. Ne sono emersi alcuni concetti fondamentali: «Autonomia non è autocrazia, ma apporto in un processo integrativo di programmazione» ; «L'amministrazione locale è da considerarsi come complesso organico e integrato dei tre livelli comunale, regionale, intermedio» e quest'ultimo non deve essere considerato come «posizione avanzata della Regione contro i Comuni, ma sintesi delle istanze locali da raccogliere e difendere davanti alla Regione». Ancora: «La montagna non si difende fuori dalla riforma dello Stato» ; «Riforma significa però anche ricomposizione unitaria dei poteri pubblici in un ambito più grande». Robaldo, che era anche in veste di accusato per via della proposta repubblicana di abolire le Comunità montane, ha però precisato che la loro richiesta parla comunque di zone omogenee di territorio montano. Grande successo ha ottenuto la seguente proposta, sempre di Martlnengo e ribadita da D'Onofrio: «la Comunità montana deve trovare spazio e collocazione nell'ordinamento degli enti locali quale strumento ed organo originale del governo locale montano; conseguente diventa l'esigenza che la Comunità montana trovi spazio adeguato anche nella riforma della finanza locale». Sono punti definiti irrinunciabili nel processo di riforma ormai indilazionabile. Oggi le conclusioni. d. garb.

Persone citate: Alfonso Cecere, D'onofrio, Diego Zola, Edoardo Martlnengo, Francesco Colonna, Gianni Oberto, Nicoletta Casiraghi, Robaldo, Vitale Bobaldo