Voci in Usa: Andrew Young futuro segretario di Stato di Furio Colombo

Voci in Usa: Andrew Young futuro segretario di Stato L'ambasciatore di Carter all'Onu Voci in Usa: Andrew Young futuro segretario di Stato Un'ipotesi: le voci incoraggiate dal consigliere strategico del presidente, Brzezinski, per 'bruciare' l'uomo di fiducia di Carter (Dal nostro corrispondente) New York, 17 febbraio. Notizie di fonte diversa, tutte apparentemente sostenute da un buon grado di credibilità, stanno indicando in questi giorni un cerchio di attenzione e forse di tensione intorno al prestigioso ambasciatore americano alle Nazioni Unite, Andrew Young, Jonathan Power, columnist dello International Herald Tribune, noto per i suoi legami eccellenti con l'establishment cartellano e amico personale di Young, starebbe per annunciare, in un articolo di imminente pubblicazione, che «Young sarà il prossimo segretario di Stato». Peter Range, un giornalista, che lavora per Playboy, un | mensile di fama discutibile ma noto per la qualità della sue interviste politiche, avrebbe appreso a Wash- I ington la stessa notizia: è in corso un dibattito intorno a una possibile svolta nell'organizzazione del governo di Carter. E questa svolta indicherebbe — anche nelle fonti di Range come in quelle di Power — uno spostamento di Andrew Young al Dipartimento di Stato. Queste due linee di informazione si incrociano con altre che sono venute alla luce negli ultimi giorni: una è la tesi del Washington Post secondo cui c'è una netta contrapposizione di personalità e di visione politica fra Brzezinski, il capo del National Security Council, e Andrew Young, e che il contrasto ha la sua base soprattutto nella politica africana, i suoi punti di riferimento nel Corno d'Africa e nella situazione rhodesiana e sudafricana. Young, com'è noto, è contrario ad ogni «bilanciamento» militare dell'intervento sovietico in Etiopia, e crede in un nuovo tipo di presenza americana in Africa. E' su questo terreno che si muove l'altra linea di attacco o almeno di disaccordo verso l'ambasciatore americano all'Onu. In un articolo sulla New York Review of Books un uomo del peso e del prestigio di Conor Cruise O' Brien, già sottosegretario all'Onu, già diplomatico e ministro irlandese, attualmente direttore dell'Obseruer di Londra, contesta dettagliamente le tesi di Young sulla base di una lunga inchiesta condotta in Africa e di decine di interviste con tutte le parti in causa. Secondo Brien, che ha per Andrew Young stima personale e rispetto politico, l'America rischia di trovarsi dalla parte sbagliata in Africa, o di impantanarsi in infiniti conflitti locali se le posizioni dell'attuale ambasciatore americano all'Onu risulteranno vincenti. In questo intenso dibattito la figura dell'attuale segretario di Stato, Cyrus Vance, sembra rimanere cautamente sul fondo, secondo il tratto tipico, politico e psicologico del personaggio. Ma Vance non è in discussione. Egli ama essere considerato un esecutore della politica del Presidente, interpretando un ruolo opposto a quello di Kissinger. La discussione sembra coinvolgere dunque Brzezinski e Young, le voci del contrasto si fanno fitte e alla fine giunge da parti diverse l'anticipazione di cui si è parlato, (Young segretario di Stato), che non sembra coincidere con gli argomenti, la disputa e le forze in gioco. A meno che il presidente Carter, all'interno di un cerchio strettissimo di collaboratori, abbia fatto trapelare o almeno discusso la possibilità di decidere il contrasto in favore di Young. Come si ricorderà, Andrew Young è uno dei capi storici del movimento negro in America, e il solo che abbia percorso la strada verso il vertice del potere senza negare nulla del suo passato e del suo impegno militante. Dopo l'assassinio di Martin Luther King, che è avvenuto mentre Young gli era accanto, c'è stato il periodo di esperienza al Congresso (il primo negro che un elettorato bianco del Sud abbia mandato a Washington per 3 volte con ampia maggioranza) e un notevole successo personale e politico. Poi la nomina di Carter alle Nazioni Unite con la frase, pronunciata dal Presidente nella cerimonia del giuramento: «Nella mia vita non ho mai conosciuto un uomo di cui mi possa fidare come di Andy» (Andy è il modo abbreviato e confidenziale con cui gli amici si rivolgono a Young). La vicenda del supposto contrasto fra Brzezinski e Young ha comunque una versione pubblica (quella del Washington Post, che ha accenti di evidente favore e preferenza per l'ambasciatore negro) ed un brulicare di voci e di informazioni confidenziali. Cercando di comporre un quadro coerente del materiale disponibile sembrerebbe di poter dire che si tratta di notizie non azzardate, ma certamente segnate da una forte, forse eccessiva anticipazione sul tempo. Una decisione del genere, se anche fosse in discussione, non dovrebbe essere imminente, dicono con prudenza gli amici di Young. Un secondo punto importante è la definizione della distanza che separerebbe in questo momento il capo della strategia americana in politica estera, Brzezinski, dal portavoce più in vista e più autorevole dell'amministrazione, Andrew Young. La questione, si è detto, è l'Africa. L'Africa, d'altra parte, è una zona da cui Brzezinski cerca di stare lontano affermando, come ha detto più volte a giornalisti in visita, di non avere esperienza di quella zona e di non avere obiezioni a lasciarne la cura e la preoccupazione all'ambasciatore all'Onu. Ma il cerchio intemo dei consiglieri di Carter, non solo Brzezinski, sempre più frequentemente si sta ponendo — e pone al Presidente — la domanda: che cosa faranno gli Stati Uniti se si creerà un vuoto di potere pericoloso, in corrispondenza al pesante inter- Furio Colombo (Continua a pagina 2 in ottava colonna) Andrew Young