Terroristi sparano alle gambe di un dirigente Alfa a Milano di Marzio Fabbri

Terroristi sparano alle gambe di un dirigente Alfa a Milano Mentre sono in corso le trattative per la vertenza Terroristi sparano alle gambe di un dirigente Alfa a Milano Ferita una ragazza - Una telefonata attribuisce l'attentato a una "organizzazione combattenti comunisti" - I "killers" hanno adoperato pistole munite di silenziatore (Nostro servizio particolare) Milano, 16 febbraio. Cinque colpi di pistola nelle gambe di un dirigente dell'Alfa Romeo addetto al personale: come già più volte in passato, l'attentato è giunto proprio quando, dopo più di un anno, la vertenza aperta alla grande casa automobilistica si sta avviando a conclusione e i colloqui romani nella sede delllntersind sono alla stretta finale. Vittima dei terroristi l'ing. Domenico Segala, 55 anni, originario della provincia di Verona, ma all'Alfa da 25 anni: delle pallottole che gli sono state sparate contro, tre 10 hanno raggiunto alle gambe e a un gluteo, mentre un'altra, che lo ha mancato, ha ferito di striscio una ragazza che stava parlando con lui. La prognosi è di trenta giorni per il dirigente e di tre per la giovane. L'azione non è stata immediatamente rivendicata da nessun gruppo. Solo dopo un paio d'ore alla redazione di una agenzia di stampa è giunta una telefonata che attribuiva a una «associazione» od «organizzazione combattenti comunisti» la responsabilità del gesto. Le indicazioni fornite per ritrovare un volantino sono però state insufficienti. Gli aggressori hanno atteso l'ing. Segala sotto la sua abitazione, in via San Gimignano 37, alla periferia Ovest della città, nella zona di Baggio. Il dirigente era rientrato ieri sera da un viaggio in Campania, dove si era interessato dell'inquadramento di alcuni invalidi e handicappati nella fabbrica «Alfasud» di Pomigliano d'Arco. Stamane ha salutato la moglie Wanda e i figli Elisabetta e Daniele, di 20 e 19 anni, quindi è sceso per andare al lavoro. Mancavano dieci minuti alle 8. In strada ha incontrato Betty e Simona Croci, 15 e 17 anni, figlie di amici, con le quali si è fermato a chiacchierare. E' stato di questa sosta che hanno approfittato i terroristi per entrare in azione. I testimoni li hanno descritti come due giovani, uno con la barba e l'altro senza. Di corporatura media, entrambi con pistole automatiche munite di silenziatore. Hanno sparato senza pronunciare una parola. Sia l'ingegnere sia la ragazza non si sono ac corti di quanto stava avvenendo sino a quando non hanno sentito il bruciore delle ferite. Domenico Segala cadendo ha visto gli sparatori scappare di corsa verso una «Opel Rekord» azzurra sulla quale 11 attendeva un complice seduto al volante pronto per la fuga. La vettura si è allontanata verso la periferia ed è stata trovata dagli inquirenti in via Primaticcio a poche centinaia di metri di distanza. L'allarme è stato dato da Betty Croci che è corsa in un bar da dove ha telefonato alla madre. Anche la portinaia dello stabile in cui abita l'ing. Segala ha seguito la scena e ha avvertito la moglie del dirigente dell'Alfa di quanto era avvenuto. La signora è scesa in strada in vestaglia e si è inginocchiata a terra, a fianco del marito. Trasportato all'ospedale, il dirigente è stato giudicato guaribile in trenta giorni per due ferite. Una trapassante al polpaccio destro, l'altra con ritenzione di proiettile. Nessuna preoccupazione, invece, per la ragazza che ha riportato solo una escoriazione alla gamba destra; guarirà in tre giorni. Gli agenti dell'ufficio politico della questura hanno trovato sul posto dell'attentato cinque bossoli di pistola e hanno potuto ricostruire che i terroristi hanno fatto fuoco da meno di due metri di distanza. L'ing. Segala non aveva mai ricevuto minacce. Non si occupava in maniera particolarmente attiva di politica: è possibile dunque che la scelta dell'organizzazione terroristica sia caduta su di lui solo in quanto addetto ai rapporti con il personale. Dal 1955 infatti l'ing. Segala si occupa di questo settore dell'azienda. Via via si è interessato di organizzazione del lavoro, tempi e metodi, quindi per parecchio tempo era stato il responsabile della selezione e gestione operai. Il momento particolare per l'azienda in cui giunge questo attentato è messo in rilievo dal consiglio di fabbrica dello stabilimento del Portello che ha affermato: «Ancora una volta si conferma il lucido disegno, da qualsiasi parte venga rivendicalo l'attentato, di chi vuole colpire con questi atti sia la civile convivenza all'interno della nostra fabbrica e nella società, sia quelle conquiste democraticamente ottenute con le lotte di tutti questi anni che hanno posto il movimento operaio in un ruolo responsabile e dirigente davanti a tutta la società». Il testo prosegue: «Non ci sembra poi un caso che questo gravissimo fatto avvenga proprio oggi, giornata decisiva per la conclusione della nostra vertenza. Non è una formalità condannare questi fatti, ma è una esigenza che devono esprimere tutti i lavoratori responsabili e coscienti che Jianno a cuore la democrazia nel nostro Paese». Marzio Fabbri Milano. Domenico Segala in ospedale, a destra la giovane ferita di striscio Simona Croci

Luoghi citati: Campania, Milano, Verona