La mafia avverte un detenuto pestandolo a sangue in cella

La mafia avverte un detenuto pestandolo a sangue in cella Alle Nuove, erano in dieci contro uno La mafia avverte un detenuto pestandolo a sangue in cella E' legato agli imputati del processo Ceretto - Prima gli rubano un giubbotto, poi quando va a ritirarlo lo aggrediscono selvaggiamente Pestaggio in carcere di un detenuto legato agli imputati del processo che si celebra in assise contro la banda ohe ha sequestrato e ucciso Mario Ceretto. Vittima della brutale aggressione, avvenuta durante l'ora d'aria nel terzo braccio del carcere il 4 febbraio scorso, è Samuele Franzoso, 40 anni, attualmente alle Nuove per scontare una condanna a sette mesi per detenzione di armi, con un nutrito curriculum penale alle spalle (rissa e furti). La versione ufficiale, quella che Franzoso ha raccontato alle guardie del carcere, è che stava andando in cerca del giubbotto rubatogli- Aveva denunciato alla direzione parecchi furti subiti negli ultimi tempi. Quando è sparito il giubbotto si è improvvisato investigatore e ha trovato la cella in cui il ladro l'aveva nascosto. Nel frattempo sono arrivati una decina di detenuti e gli hanno riempito la faccia di pugni. Lasciato pesto e sanguinante, è stato soccorso dalle guardie e portato all'infermeria, dove lo hanno giudicato guaribile in una decina di giorni. Uno dei tanti episodi di violenza all'interno del carcere, dunque. Invece, dopo una più attenta indagine si scopriva che Samuele Franzoso aveva avuto la sfortuna di capitare nella stessa cella di Cosimo Metastasio, accusato di essere il costruttore della cella che avrebbe dovuto ospitare Mario Ceretto nella cascina di Giovanni Caggegi a Orbassano. Ma non è questa l'unica coincidenza che lega il nome di Franzoso agli imputati del processo che si celebra in assise. Samuele Franzoso quando non è ospite delle Nuove lavora al supermercato "Conti" a Orbassano. Ha l'abitudine di posteggiare la sua « 127 » bianca davanti al supermercato con le chiavi sotto il sedile. Almeno questo è quanto ha riferito ai giudici popolari del processo Giovanni Caggegi per giustificare il suo alibi per la mattina del 23 maggio 1975, il giorno del delitto di Mario Ceretto. « Non avevo la mia auto, una "Mercedes" — ha detto Caggegi — perché era in riparazione nell'officina di Michele Normanno, (altro Imputato del processo). Andai in piazza a Orbassano e presi in prestito la macchina del Franzoso, rimettendola al suo posto dopo tre ore ». Samuele Franzoso è buon amico anche di Michele Normanno, l'uomo che ha sempre freddo e porta perennemente una lunga solarpa di lana al collo. Durante la sua latitanza Franzoso gli prestò documenti e la propria identità consentendogli di fare, per alcuni mesi, il pompiere volontario nel¬ la zona terremotata del Friuli. Forse deve essersi lamentato con il Metastasio, suo compagno di cella, per essere stato tirato in ballo nel processo. Giubbotto a parte, l'avvertimento delia ma fla del carcere è arrivato preci so, immediato e inequivocabile Per ora una faccia piena di pugni. Se non capisce la lezione gli capiterà di peggio. Un uomo è morto, probabilmente per un infarto, mentre leggeva 11 giornale. E' Riccardo Intontì, di 64 anni, da Andria (Bari), abitante al secondo piano di corso Venezia 17 B. Da qualche tempo era solo in casa perché la moglie, Maria Bonetto, è ricoverata, per un infarto, all'ospedale Gradenlgo. Cosimo Metastasio e Giovanni Caggegi davanti ai giudici

Luoghi citati: Andria, Bari, Friuli, Orbassano