la "svolta" sindacale è attettata a Milano (riserve sulla mobilità) di Alfredo Venturi

la "svolta" sindacale è attettata a Milano (riserve sulla mobilità) Il documento approvato: 1500 sì, 443 no e 25 astensioni la "svolta" sindacale è attettata a Milano (riserve sulla mobilità) Milano, 10 febbraio. La «linea Lama» è passata anche a Milano, ma già chiamarla così provoca malumori. «Ciò di cui dobbiamo discutere», dice Mario Colombo della Cisl milanese, aprendo a Cinisello Balsamo, l'assemblea provinciale dei «delegati e quadri», «è il documento confederale, non le prese di posizione, le interviste, le dichiarazioni fatte a titolo personale da singoli dirigenti sindacali». Sul documento confederale, dunque, si articola una lunga discussione, che vuol essere il punto d'arrivo di migliaia di altre discussioni, quelle che sono state fatte nelle ultime settimane in tutte le fabbriche del Milanese. Poiché dalle fabbriche era venuto sì, a maggioranza, un avallo unitario dei lavoratori agli orientamenti generali del documento unitario, ma erano venuti anche dissensi, preoccupazioni, riserve, Colombo ha accolto qualcosa di tutto questo nella sua relazione introduttiva, che era stata messa a punto, in una riunione dei consigli generali della «triplice» milanese. L'appoggio al documento confederale, dunque, è un ap¬ poggio di massima: in particolare si condividono la «centralità dell'occupazione» come scelta strategica e la decisione del sindacato di contare di più sui temi generali della politica economica. Ma si avverte che «non c'è collegamento automatico tra il contenimento salariale e la ripresa dello sviluppo»; e si propongono «indicazioni, aggiunte e correzioni» al testo elaborato dalla federazione unitaria. In particolare sul tema della giustizia fiscale, sulla politica dei prezzi, sulle tariffe pubbliche, sull'equo canone: tutte componenti fondamentali, dicono i sindacalisti milanesi, del «salario reale». Alla fine, una mozione che contiene questo appoggio, questi avvertimenti, queste richieste d'integrazione viene approvata a larga maggioranza: 1500 voti contro 443 e 25 astenuti. I metalmeccanici Cisl puntualizzano: «Votiamo a favore del documento proprio per modificarlo». Mentre una mozione alternativa, presentata dalla «Opposizione Operaia» che fa capo ai gruppi di Democrazia Proletaria, non riceve che qualche centinaio di voti, sui duemila e passa delegati e quadri che ì sotto la più fitta nevicata dell'inverno sono affluiti a Cinisello Balsamo. L'assemblea si svolge secondo schemi abbastanza scontati. Questa specie di «appoggio criticamente costruttivo» al documento confederale evidentemente soddisfa i più. La maggior parte dei dissensi più sostanziali sono stati lasciati fuori dalla porta. Fuori dalla porta ci sono anche alcune decine di militanti del «Comitato di lotta» dell'ex Unidal, appoggiati da un gruppo di studenti demoproletari. Ad un certo momento, proprio mentre Colombo conclude fra gli applausi il suo intervento introduttivo, si diffonde in sala la notizia che i poliziotti hanno caricato i giovani ultra. Che cosa è accaduto? E' accaduto che un plotone di carabinieri, imbracciando i lanciafumogeni, si è schierato fra quelli del Comitato di lotta e gli uomini del servizio d'ordine sindacale, sui quali i primi premevano per entrare. L'incidente rientra rapidamente. Intanto la discussione va avanti. Tutti dicono di approvare le linee del piano confederale, ma poi avanzano riserve e dubbi, e proprio sulle riserve e sui dubbi ricevono gli applausi più nutriti. Così come quando un sindacalista dell'Unidal, Spotti, dice che l'accordo riguardante il suo gruppo, se è stato un bene per il Sud, ha comportato per il Nord un costo che «il sindacato non avrebbe mai dovuto accettare». Sorpreso dall'ovazione, l'oratore si affretta ad aggiungere che l'accordo ormai c'è, e ciò che resta da fare è operare per realizzarlo fino in fondo. Un rappresentante dei metalmeccanici trova che il sindacato «non deve abbassare la guardia», e critica ]a decisione che il mese scorso sospese lo sciopero generale. Un altro invita i presenti a ben valutare i rischi che sono impliciti, per il sindacato, nella decisione di «partire dalle compatibilità del sistema e non più dalle esigenze dei lavoratori». Una delegata avverte che la mobilità sarà magari una bellissima cosa, ma rischia di provocare «l'espulsione della donna dal mondo del lavoro». Tutte queste affermazioni sono salutate dagli applausi, ben più del rituale omaggio alla «giusta strategia» del sindacato, alla «saldatura di classe» dei salariati e dei disoccupati. Una base inquieta, dunque, anche se conquistata di fatto dalla nuova politica sindacale. Alla fine, conclude Sergio Garavini della segreteria nazionale unitaria. Il suo intervento è una dichiarazione di disponibilità a tener conto, nella definitiva elaborazione del documento che avverrà a Roma lunedi e martedì, dei contributi e delle proposte venuti dalle fabbriche. Il documento è flessibile, insomma, e se ci sono critiche, ebbene, «siamo qui per questo». Le proposte sindacali, dice Garavini smentendo l'interpretazione corrente del «patto sociale», si contrappongono a «chi ipotizza nella efficienza delle imprese, imposta ai lavoratori cancellando le loro conquiste fondamentali, la via d'uscita dalla crisi». In questo modo Garavini si ricollega alla mozione, dove si dice che il documento confederale non dev'essere «una proposta di patto sociale ma, al contrario, un programma di lotta». Cosi la conflittualità è assicurata. E ancora: Lama ha parlato nella sua famosa intervista di leggi dell'economia di cui bisogna tener conto? Gli risponde indirettamente Colombo: «/I sindacato ha sempre opposto alle leggi economiche le leggi dell'uomo». Ma i critici da sinistra non disairmano, e presentano, come s'è detto, una loro mozione, in cui si dice che «centralità dell'occupazione» non significa altro che «lasciar passare l'attacco all'occupazione». Un quinto dell'assemblea esprime al voto questi malumori: e c'è valuto un secondo conteggio per arrivare ai 443 no, che in un primo tempo erano soltanto 180. Del resto è chiaro che alla mobilità non credono neanche gli altri: e i quarantotto delegati eletti a Cinisello per l'assemblea nazionale di lunedì dovrebbero portare a Roma la voce di una classe operaia milanese che accoglie sì la «svolta», ma con molte inquietudini residue. Alfredo Venturi

Persone citate: Garavini, Lama, Mario Colombo, Sergio Garavini, Spotti

Luoghi citati: Cinisello Balsamo, Milano, Roma