Scarcerato Mario Barone Grossi nomi fra "i 500" di Marzio Fabbri

Scarcerato Mario Barone Grossi nomi fra "i 500" Le indagini per il crack Sindona Scarcerato Mario Barone Grossi nomi fra "i 500" (Nostro servizio particolare) Milano, 9 febbraio. Per la seconda volta in pochi mesi Mario Barone, amministratore delegato in congedo del Banco di Roma, ha collaborato con i giudici che indagano sul crack di Michele Sindona, e per la seconda volta è uscito di carcere. Arrestato il 9 novembre scorso perché non dava informazioni sull'elenco di 554 persone che avevano esportato capitali attraverso banche di j Sindona, era rimasto a San I Vittore 29 ore, uscendo dietro j promessa che avrebbe fatto | di tutto per trovare il tabulato con i nomi. Però l'elenco non era venuto fuori e le manette per lui erano scattate ancora, il 12 gennaio. Questa volta la permanenza in prigione è stata più lunga, ma l'alto funzionario del Banco di Roma ce l'ha fatta. Nell'ordinanza di concessione della libertà provvisoria il giudice istruttore Ovilio Urbisci, su parere del sostituto procuratore Guido Viola, elenca i motivi che lo hanno indotto ad accogliere la richiesta dei difensori: non esiste più il pericolo di inquinamento delle prove e quindi il motivo che consigliava la de| tenzione; Barone soffre di «i• scherma cardiaca», un'affezioi ne che rende necessarie cure specìfiche non possibili all'interno di un carcere, ma so¬ prattutto c'è stata collaborazione alle indagini. Barone dunque ha parlato anche se, pare, solo un po'; su quanto ha detto sono filtrate solo indiscrezioni. In primo luogo ha badato a difendersi; ha voluto fosse sempre chiaro che lui, l'elenco, non l'ha mai visto; a parlargliene sarebbe stato Pietro Luciano Puddu, funzionario dell'ufficio esteri del Banco di Roma. Sostiene Puddu, invece, non di avere parlato dell'elenco a Barone, ma di averglielo consegnato. Sia come sia, Barone al giudice Urbisci ha fatto una ventina di nomi, un assaggio sugli oltre 500 compresi nel documento che scotta, ma abbastanza per far drizzare le orecchie. Intestatari di alcuni dei conti fiduciari aperti sulla Banca Privata Italiana attraverso la Finabank di Ginevra e rimborsati alla stessa prima che l'istituto di credito milanese fosse dichiarato insolvente, sarebbero esponenti di tutti i partiti politici nazionali, ad eccezione del partito comunista e del movimento sociale. Oltre a loro avrebbero beneficiato del trattamento di favore anche personalità del mondo imprenditoriale, politico e finanziario, tra i quali alcuni che si fecero garanti dello status di perseguitato politico che Sindona avrebbe in Italia. Costoro, infatti, davanti ad un notaio dell'ambasciata degli Stati Uniti di Roma, resero testimonianza giurata secondo cui il banchiere dì Patti non doveva essere estradato dagli Stati Uniti nel nostro Paese. Alcuni dei nomi fatti da Barone sarebbero quelli del segretario amministrativo della democrazia cristiana, Filippo Micheli, e dell'ex segretario politico del psdi, Flavio Orlandi, della nota donna d'affari Anna Bonomi Bolchini, del conte Corrado Agusta (elicotteri), di Carmelo Spagnuolo (ex procuratore generale di Roma), di Licio Galli (procuratore della discussa loggia massonica P2). Bisogna dire che, comunque, nessuno dei 554 titolari di conti fiduciari aperti e rimborsati in tutta fretta, ha da temere dalla giustizia. L'illecita esportazione di valuta, ammesso ci sia stata, all'epoca non era reato ma tutt'al più da colpire con una sanzione amministrativa. Mario Barone avrebbe rivelato agli inquirenti anche altri particolari. Proseguendo nella sua linea difensiva (di Marzio Fabbri (Continua a pagina 2 in ottava colonna)

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Milano, Patti, Roma, Stati Uniti