Approvato il decreto che frena le pensioni di Gianfranco Franci
Approvato il decreto che frena le pensioni Dalla Camera va al Senato Approvato il decreto che frena le pensioni Roma, 9 febbraio. La Camera ha approvato, con 337 sì, 26 no (msi) e 3 astensioni, stasera il decreto con il quale il governo ha fissato nuove norme in materia di pensioni fra cui l'abolizione delle « scale mobili » anomale, cioè quella serie di meccanismi per la rivalutazione automatica delle pensioni da cui derivavano sensibili diversità di trattamento. Il provvedimento, che va ora al Senato per la definitiva conversione in legge, è passato con le modifiche apportate in Commissione. La più importante, scaturita anche dalle indicazioni formulate dalle organizzazioni sindacali e dalla Commissione parlamentare sulla « giungla retributiva », riguarda il freno imposto alle pensioni superiori alle 840 mila lire mensili. Sono però escluse quelle degli statali. Il ministro del Lavoro, Tina Anselmi, intervenendo a conclusione del dibattito, ha spiegato che le pensioni più alte non saranno sterilizzate poiché ai titolari di quelle pensioni si applica un congegno che assicura in ogni caso un miglioramento pari a quello spettante ai pensionati che percepiscono 840 mila lire mensili. Dal 1° gennaio 1979, la scala mobile per le pensioni che superano le 840 mila lire opererà, in sostanza, in questo modo: sulla quota eccedente tale cifra sarà applicata la parte fissa della scala mobile, cioè 36 mila lire mensili, mentre la parte variabile della contingenza, equivalente per il 1977 al 9 per cento, sarà calcolato soltanto sul tetto massimo di 840 mila. Facciamo un esempio pratico: qualora la pensione sia di un milione e mezzo al mese, tutto resterà immutato per le prime 840 mila lire. Su quest'ultima cifra scatteranno sia gli aumenti fissi sia gli aumenti variabili dovuti agli scatti di scala mobile. Per la parte eccedente non sarà invece più applicata la variazione percentuale legata all'indice del costo della vita calcolato dall'Istat, per cui resterà senza difesa dinanzi alla svalutazione. Concludendo: il pensionato che percepisce un milione e mezzo al mese godrà, in base alle percentuali di oggi, di un aumento di circa 108 mila lire, come se avesse una pensione di 840 mila lire, ma perderà, a partire dal '79, circa 70-80 mila lire rispetto a quanto avrebbe percepito in base ai meccanismi attuali. L'innovazione introdotta va comunque al di là del semplice calcolo contabile poiché si intaccano per la prima volta i meccanismi di indicizzazione che hanno finora governato le retribuzioni. Mentre da una parte è destinata quindi a suscitare le proteste delle categorie interessate, dall'altra ha ottenuto il giudizio positivo dei sindacati. Il segretario confederale della Cgil, Silvano Verzelli, che si occupa dei problemi pensionistici e previdenziali, ha detto che l'emendamento era stato richiesto dalla stessa federazione Cgil-Cisl-Uil. « Si tratta — ha commentato — di un segno di moralizza¬ zione e perequazione all'interno dell'intricata materia pensionistica ». Il processo di armonizzazione nel campo delle scale mobili consentirà di realizzare nell'ambito delle gestioni non comprese nell'Inps economie che per quest'anno si possono calcolare intorno ai 33 miliardi di lire mentre in altre gestioni il nuovo sistema richiederà ritocchi migliorativi delle pensioni per un ammontare complessivo di 13 miliardi. Nel suo intervento alla Camera il ministro del Lavoro, Tina Anselmi, ha detto anche che il discorso sui trattamenti pensionistici non si esaurisce con l'attuale decreto poiché occorrerà affrontare, d'intesa con le parti sociali, tutti gli altri temi riguardanti il risanamento delle gestioni tra cui la nuova disciplina dell'invalidità pensionabile, i cumuli di pensione, i trattamenti pensionistici quando già esistono altre retribuzioni. Gianfranco Franci
Persone citate: Silvano Verzelli, Tina Anselmi
Luoghi citati: Roma
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