Industriale rapito da tre banditi

Industriale rapito da tre banditi E' il primo sequestro del 1978, il 21° dall'inizio dell'atroce catena Industriale rapito da tre banditi Alle 19,40 in via La Thuile 71 - E' Francesco Stola, 48 anni, contitolare della omonima ditta che produce modelli per fonderia - Stava salendo sulla sua 130 coupé per rincasare a Villarbasse - I testimoni: "L'hanno aggredito alle spalle, trascinandolo su una 1750. Ha cercato di ribellarsi, ma inutilmente" -1 due fratelli: "Non siamo ricchi, perché se la sono presa con noi?" - L'azienda ha cinquanta dipendenti, lavora in prevalenza per la Fiat Ancora un sequestro a Torino 1 ieri sera, In via La Thuile 71, alle 19,40. Il rapito è l'Industriale Francesco Stola, 48 anni, sposato e separato, padre di un ragazzo diciottenne, titolare con i fratelli Giuseppe e Roberto dell'azienda « Alfredo Stola e figli » che costruisce stampi In legno per fonderla. Un commando di banditi l'ha prelevato davanti agli uffici della ditta, nella via completamente deserta, sorprendendolo mentre posava un pacchetto nel portabagagli della sua auto: l'uomo si è difeso Invocando aiuto, ma quando 1 fratelli ed alcuni dipendenti sono accorsi in strada l'auto dei rapitori era già scomparsa. Non ci sono testimonianze precise su questo nuovo sequestro (il primo del '78 ed 11 ventunesimo dal gennaio '73): soltanto tre ragazzi hanno visto l'Industriale dibattersi in mezzo ad alcune figure indistinte mentre veniva caricato su una « 1750 ». La ditta di cui il rapito è titolare con 1 fratelli Giuseppe, 56 anni, e Roberto, 40 anni, amministratore, è stata fondata nel 1918 da Alfredo Stola, padre del tre industriali, morto quindici anni fa. Con capitale sociale di mezzo miliardo, occupa una cinquantina di dipendenti (tra cui la moglie di Roberto Stola, Giovanna, che dirige 11 reparto amministrativo) e costruisce modelli per fonderie e plastici per carrozzerie, servendo In prevalenza la Fiat. Il pazzo in cui hanno sede gli uffici dell'azienda è un edificio a sei piani di via La Thuile 71, fronteggiato da prati incolti: l'insegna gialla della ditta all'esterno della sede, al piano terreno, rappresenta per la strada la maggior fonte d'illuminazione. I banditi attendono in strada, favoriti dal buio, dopo aver studiato con cura le abitudini della vittima. Francesco Stola è solito uscire verso le 19,30 per raggiungere la propria abitazione a Vil- larbasse, in via Santi Croce e Amato 37, dove abita solo dopo la separazione dalla moglie (il figlio Alfredo, 18 anni, che studia come perito industriale, abita con la madre a Torino). Mancano pochi minuti alle 20 quando l'industriale esce dagli uffici della ditta, dove si trovano 1 due fratelli, alcune impiegate e la cognata Giovanna. «Ha detto che scendeva un attimo — racconta la donna — per posare sull'auto un pacchetto con tre chilogrammi di carne appena acquistata. Pochi minuti dopo abbiamo sentito le sue urla e il rumore di un motore d'auto imballato». Francesco Stola è di corporatura robusta, alto un metro e ottanta, veste Jeans, camicia e giubbotto con collo di pelliccia. Ha appena aperto il portabagagli della « 130 » coupé parcheggiata a pochi passi di distanza quando viene aggredito dai rapitori, cerca di difendersi disperatamente perdendo nella colluttazione le dilavi dell'auto e un berretto verde di foggia militare. Alle sue invocazioni d'aiuto occorrono tre ragazzi che passeggiano nella via, ma non fanno In tempo ad intervenire, a L'abbiamo visto dibattersi in mezzo a tre uomini — dicono i testimoni — l'hanno ca¬ sddfppa ricato di forza su una macchina scura, probabilmente una "1750"». Mentre l'auto fugge a tutta velocità In direzione di via Monginevro i ragazzi tentano di inseguirla a piedi per un breve tratto, poi desistono ma rilevano il numero di targa (risulterà che non coincide col tipo di vettura, ed è stata quindi sovrapposta ad arte). Nello stesso istante i fratelli del rapito e i dipendenti della ditta si precipitano fuori dagli uffici; un altro testimone, anonimo, probabilmente un inquilino del palazzo di via La Thuile, telefona al « 113 » dando l'allarme. Sul luo¬ gpctrggc«oRemctags go del rapimento accorrono 11 capo della Squadra mobile, Fersini, con 11 suo vice, Sassi, e il capitano Romano del carabinieri: si raccoglie la testimonianza dei ragazzi che hanno assistito all'aggressione, scattano posti di blocco in tutta la città, ma della « 1750 » con targa falsa si sono ormai perse le tracce. Mentre si avviano le indagini Roberto Stola, fratello del rapito e amministratore della ditta, commenta: « La nostra azienda è piccola, non ci saremmo mai aspettati che scegliessero come bersaglio uno di noi. Proprio per questo motivo non abbiamo mai pre j so precauzioni, né abbiamo fatta ricorso a guardie del corpo. Temo per la salute di mio fratello che è sofferente; no, non siamo stati noi a telefonare in questura per dare l'allarme, se fosse dipeso da me avrei preferito tacere il fatto alla polizìa ». Quello di Francesco Stola è il primo sequestro del 1978, il ventunesimo a Torino In cinque anni, da quando l'industria del crimine ha scoperto In questa forma odiosa di ricatto una nuova, lucrosa attività. L'ultimo rapimento dello scorso anno aveva avuto come vittima il commerciante Gujgllelmo Llore, titolare dei super¬ mercati Conti, prelevato dai banditi il 17 ottobre e liberato il 20 novembre. Con 11 suo rilascio (avvenuto dopo quello di un altro sequestrato, il piccolo Giorgio Garberò, nipote di Pianelli, tornato in libertà il 27 ottobre) l'anonima sequestri non aveva più ostaggi nelle sue mani: una breve tregua, durata fino al rapimento di ieri sera, che aprirà forse per 11 '78 una nuova, drammatica catena. Servizio di: Franco Badolato, Claudio Giacchino, Ezio Mascarino, Roberto Reale. Francesco Stola, sequestrato - I fratelli Giuseppe e Roberto, la cognata Giovanna: « Non riusciamo a capire » - La scena dell'aggressione, in primo piano la « 130 » del rapito

Luoghi citati: Torino, Villarbasse