Ogaden: generali sovietici dirigono l'attacco etiopico? di Francesco Fornari

Ogaden: generali sovietici dirigono l'attacco etiopico? Secondo i somali impegnati 5 mila cubani Ogaden: generali sovietici dirigono l'attacco etiopico? Una manovra a tenaglia per intrappolare i guerriglieri .. Iva sarebbe diretta da cinque (Dal nostro inviato specialei Mogadiscio, 7 febbraio. Nella regione settentrionale dell'Ogaden i partigiani del Fiso combattono una batta- ! glia disperata. Le truppe etio piche, appoggiate dall'aviazio- j ne, hanno scatenato una vio-1 | lenta controffensiva travolI gendo le difese dei somali. | Secondo fonti governative, ci sono almeno cinquemila soldati cubani che combattono accanto agli etiopici, l'offensi- j pia. Tutte le unità sono in generali sovietici. Scendendo lungo due direttrici, a Nord di Dire Daua e da Harrar, etiopici e cubani stanno dilagando nella pianura e predispongono una sacca nella quale rischiano di restare intrappolati i partigiani. Già adesso, secondo radio Addis Abeba, più di duemila insorti sarebbero stati fatti prigionieri. Il presidente Siad Barre continua la sua ispezione lungo le posizioni dell'esercito somalo al confine con l'Etio- stato di allarme: sinora il governo di Mogadiscio ha sempre smentito che i suoi soldati prendano parte ai combattimenti, ma sono all'erta, pronti ad intervenire in caso di invasione. E' opinione diffusa a Mogadiscio che le | I j j I ! j | : ! i II truppe etiopiche (o, come so- j stengono i somali, i russi e i cubani) abbiano intenzione di ! ! oltrepassare il confine e rag-1 j giungere il porto di Berbera, | sul golfo di Aden. Una posiI zione strategica che fa gola ai j russi, i quali vi avevano coj struito un'importante base militare prima di essere cacI ciati. Secondo un portavoce del ministero delle informa! zioni, i russi intenderebbero j occupare militarmente (ser| vendosi del paravento fornito : dall'Etiopia) una vasta zona ! triangolare della Somalia seti tentrionale che avrebbe i verItici nelle città di Hargeisa, I Berbera e Zeila, al confine con il territorio di Gibuti. Secondo voci non controllate, tremila o seimila cubani sarebbero arrivati a bordo di navi russe nel porto eritreo di Assab, stretto d'assedio dai ribelli eritrei ma ancora saldamente tenuto dai soldati di Addis Abeba. Se questa notizia risultasse vera, è lecito j pensare che questo nuovo contingente cubano sarebbe ! impiegato contro i partigiani 1 eritrei che controllano la re- | gione lungo il confine con Gibuti. Scendendo verso Sud, i cubani potrebbero congiungersi con le truppe etiopiche impegnate nei combattimenti nella pianura intorno alla cittadina di Borama: in questo modo la sacca risulterebbe completamente chiusa su tre lati ed i partigiani somali resterebbero bloccati sulla costa. Il comandante del Fiso nell'Ogaden settentrionale, parlando ieri con un gruppo di giornalisti in visita nella zona dei combattimenti, ha ammesso che la situazione è critica. «Le forze nemiche sono preponderanti: gli etiopici, aiutati da russi e cubani, possono contare su un armamento molto efficiente. Per questo cerchiamo di evitare ogni scontro frontale e siamo tornati alle operazioni di guerriglia». Una parziale ammissione di sconfitta: dopo mesi di lotta accanita sull'altopiano di Harrar, i partigiani sono stati costretti a ritirarsi e si ha notizia di combattimenti anche nella pianura di Giggiga, la più importante città | dell'Ogaden, conquistata nella seconda metà del settembre scorso dagli insorti. Secondo i responsabili del Fiso, la città di Harrar sarebbe ridotta a un cumulo di macerie in seguito ai bombardamenti dei Mig 23, pilotati dai russi, per sloggiare i partigiani che l'avevano in parte occupata. Secondo Addis Abeba, invece, gli insorti non sarebbero mai penetrati nella città. Ai giornalisti è stato permesso di interrogare Carlos Orlando, il volontario cubano catturato una settimana fa mentre, con altri sette compagni, si dirigeva verso Harrar per aiutare una postazione di artiglieria cubana che aveva chiesto rinforzi. Il gruppo è caduto in un'imboscata. Carlos Orlando, ferito a un braccio, è l'unico sopravvissuto. Spavaldo, senza tradire alcuna emozione, il giovane ha dichiarato di essere venuto volontario a combattere in Etiopia «per aiutare un paese socialista». Ha ammesso che sul fronte sono im- ! pegnati «parecchi volontari cubani», ha precisato che non sono venuti per ordine di Mosca o di Fidel Castro ma per «una decisione presa dal partito socialista di Cuba». Secondo i dirigenti del Fiso altri tre o quattro prigionieri cubani, feriti, si troverebbero negli ospedali di Giggiga e Borama. Fonti diplomatiche affermano che Stati Uniti e Russia starebbero studiando un piano per trovare una soluzione che metta fine al conflitto. Mosca, si dice, sarebbe disposta a «fermare» gli etiopici al confine con la Somalia se l'America garantisse la sospensione di tutti gli aiuti militari forniti a Mogadiscio dall'Arabia Saudita, dall'Iran, e da alcuni Paesi europei. L'Ogaden riconquistato diventerebbe una regione autonoma sotto il controllo formale di Addis Abeba. Ma è una soluzione che non trova d'accordo nessuno dei contendenti. Francesco Fornari ! j 1

Persone citate: Carlos Orlando, Fidel Castro, Siad Barre