La crisi tessile: il sindacato presenta un piano al ministro

La crisi tessile: il sindacato presenta un piano al ministro Lungo incontro tra Fulta, Gepi e Donat-Cattin La crisi tessile: il sindacato presenta un piano al ministro Roma. 1 febbraio. Le vertenze aperte nelle aziende tessili del gruppo Gepi e, in linea più generale, la grave crisi di tutti i settori tessili e dell'abbigliamento sono state esaminate questa sera in un lungo incontro tra il ministro dell'Industria Donat-Cattin, i dirigenti della Gepi e i rappresentanti della Federazione unitaria dei lavoratori tessili (Fulta). Nell'ambito delle aziende Gepi si sono persi negli ultimi due o tre anni 4700 posti di lavoro, mentre 3800 lavoratori continuano ad essere in Cassa integrazione, quasi tutti nel Mezzogiorno, su un totale di 15.800. Nell'intero settore tessile l'occupazione si è ridotta di 50.000 unità nel 1975, di 15 mila nel 1976, di circa 25.000 nel 1977, di cui 12.000 solo in Lombardia. Si teme una ulteriore flessione a breve scadenza in fabbriche che occupano più di 40.000 operai, né accenna a fermarsi il crescente ricorso alla Cassa integrazione: oltre 110.000 sono attualmente in stato di sospensione e beneficiano del trattamento integrativo. Ci sono non poche imprese in condizione prefallimentare, altre attribuiscono alla mancanza di liquidità l'impossibilità di attuare i piani di ristrutturazione programmati: queste ultime, pur avendo approvati i progetti, non riescono ad ottenere i finanziamenti necessari dagli istituti di credito preposti, come l'Imi, llcipu ecc. Le richieste della Fulta sono precise: 1) definizione di un piano di settore, inteso come insieme di direttive per uno sviluppo coordinato dell'industria tessile-abbigliamento con riferimento all'intero ciclo chimico-meccanico-tessile e della distribuzione nell'ambito della più generale politica industriale; 2) ruolo propulsivo in tutto il settore delle partecipazioni statali e della Gepi; 3) soluzione adeguata per il gruppo di aziende che si trovano in gravissima difficoltà e per quelle aziende che, pur avendo ottenuto l'approvazione dei piani di ristrutturazione, non sono riuscite a farseli finanziare; 4) determinazione dei canali di finanziamento per quelle aziende, in particolare minori, che non riescono a sopravvivere per il costo esorbitante del danaro sul mercato del credito ordinario, o perché più semplicemente non hanno possibilità di accesso né al credito ordinario, né a quello agevolato; 5) rispetto degli accordi conclusi dalla Gepi per il rilancio delle 24 imprese affidate alla sua gestione e l'esecuzione delle delibere assunte dal Cipe (Hettemarks, Harry's Moda ecc.); 6) opposizione ai propositi di licenziamento da parte di alcune fabbriche. Per sottolineare l'urgenza degli interventi, la Fulta ha consegnato un elenco di situazioni aziendali suddivise per tipi di iniziative omogenee. Se ne ricava che 10 aziende con 7910 dipendenti sono in crisi gravissima (stato fallimentare o prefallimentare), 6 aziende con 6880 dipendenti non hanno ottenuto il sostegno della Gepi e sono prive di serie prospettive di lavoro, 14 aziende con 9817 dipendenti sono in difficoltà per il mancato finanziamento dei piani già approvati di ristrutturazione, 7 aziende con 2200 dipendenti preannunciano licenziamenti. Donat-Cattin ha condiviso l'esigenza di una azione adeguata degli organi competenti. Ha sollecitato i rappresentanti della Gepi a realizzare le intese raggiunte ed ha assicurato il suo interessamento per la formazione del « plano tessile »,

Persone citate: Donat-cattin

Luoghi citati: Lombardia, Roma