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I portuali tedeschi bocciano l'accordo di Tito Sansa
I portuali tedeschi bocciano l'accordo Preoccupazione a Bonn I portuali tedeschi bocciano l'accordo (Dal nostro corrispondente) Bonn, 31 gennaio. I portuali tedeschi hanno bocciato l'accordo per aumenti salariali del 7 per cento. Firmato tre giorni fa dai loro rappresentanti sindacali con i datori di lavoro. Chiamati ad approvarlo, il 58 per cento dei portuali ha votato «no». Nel frattempo però — come vuole il regolamento — lo sciopero che per cinque giorni aveva paralizzato gli otto maggiori porti tedeschi era stato revocato, ieri mattina il lavoro era stato ripreso di gran lena, nella sola Amburgo in 48 ore sono state caricate o scaricate 250 navi. La situazione del tutto nuova nella storia delle lotte del lavoro in Germania è paradossale. I portuali respingono l'accordo ma — sempre per regolamento — non possono rimettersi a scioperare. Per far ciò devono tornare alle urne, e il 75 per cento deve votare per la sospensione del lavoro. Nel frattempo i sindacati (strigliati dagli iscritti) cercheranno di riprendere i negoziati per strappare ai datori di lavoro l'aumento dei salari anche per il mese di gennaio. Hanno posto un ultimatum per la mezzanotte di oggi. L'accordo per gennaio (si tratta di un piccolo aumento, complessivamente circa 4 mila lire) potrebbe venire raggiunto. In tal caso i portuali verrebbero chiamati nuovamente alle urne per approvarlo. Se lo faranno, avranno ottenuto una vittoria colossale, se rifiuteranno di nuovo potrebbero trovarsi in una situazione senza via di uscita, con un «no» agli accordi e un probabile «no» a un nuovo sciopero. Quale che sia il risultato della vertenza, essa viene seguita con grande preoccupazione negli ambienti politici di Bonn e in quelli industriali. Un aumento del 7 per cento concesso ai portuali — si fa osservare — supera del 2 per cento gli aumenti «massimi» contenuti nelle prospettive economiche del governo di Bonn, dalle quali si fa dipendere una ripresa del motore congiunturale e un riassorbimento della manodopera disoccupata. Il «cattivo esempio» dei portuali potrebbe venire seguito dalle altre categorie, che proprio in questi giorni stanno rinnovando i propri contratti collettivi, e il Paese verrebbe condannato alla stagnazione. .11 mondo del lavoro tedesco è in fermento. Non c'è solidarietà con i molti disoccupati (oltre 1 milione e 200 mila in gennaio), le agitazioni, le proteste, gli scioperi di ammonimento sono all'ordine del giorno. E i fronti si sono irrigiditi: milioni di metallurgici, sordi agli appelli del go¬ verno che chiede moderazione e ricorda che il tasso di inflazione è minimo, inferiore al 4 per cento, insistono a chiedere aumenti dell'8 e anche del 9 per cento. Rigidi sulle loro posizioni i datori di lavoro, che offrono un 3 per cento. Il braccio di ferro è appena r.gli inizi, scioperi massicci sembrano inevitabili. Il sorprendente rifiuto dei portuali è stato se.tuito oggi da un altro secco «no» dei poligrafici e oartai. All'unanimità la commissione tariffaria del sindacato ha respinto l'accordo per le nuove tecnologie raggiunto una settimana fa, dopo cinque mesi di difficile negoziati, dai loro rappresentanti e quelli degli editori. Tutto è di nuovo in alto mare, dopo gli scioperi di alcuni giornali a metà gennaio nuove sospensioni del lavoro sono in aria. Due sindacati — quello dei portualis quello dei poligrafici — sconfessati in un solo giorno dagli iscritti. Non era mai accaduto in Germania, dove le decisioni prese «in alto» vengono rispettate e accettate. Tito Sansa
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