Bologna: i neonazisti di "Ordine nero" stamane davanti ai giudici per attentati di Vincenzo Tessandori

Bologna: i neonazisti di "Ordine nero" stamane davanti ai giudici per attentati Comincia il processo a un altro gruppo eversivo Bologna: i neonazisti di "Ordine nero" stamane davanti ai giudici per attentati Diciotto gli imputati, sette dei quali a piede libero e uno ancora latitante - L'attività dei terroristi cominciò nel marzo '74 con la bomba contro il "Corriere della Sera" - Pesanti accuse (Dal nostro inviato speciale) Bologna, 31 gennaio. «La democrazia è un'infezione dello spirito. Ad essa noi contrapponiamo una visione eroica della vita e della società». Con questo postulato grondante rozzo fanatismo davanti agli occhi, tra il 13 marzo e il 4 luglio 1974 un gruppo di terroristi neri seminò il Paese di bombe, cercò la strage. Da un'organizzazione figlia del neofascismo, «Ordine nuovo», era nato «Ordine nero», un altro gruppo se possibile più fanatico, più pericoloso. Davanti ai giudici bolognesi diciotto camerati dovranno difendersi dalle accuse che lo Stato di diritto rivolge loro. E sono accuse pesanti: strage, associazione sovversiva, devastazione, possesso di armi, introduzione di armi nel Paese. Alla sbarra i detenuti saranno undici, gli alta sono a piede libero. Un imputato non è mai stato trovato, è latitante. Nomi noti, alcuni dei quali hanno sulle spalle già altre accuse e condanne. Ma nell'inchiesta, che nel suo svolgersi ha condotto il giudice istruttore Vito Zinconi a contatto con mille situazioni imprevedibili, sono entrati i nomi di coloro che compongono il «gotha» neofascista. Personaggi rimasti sullo sfondo di queste indagini ma che non potevano non apparire: Claudio Mutti, il professore di Parma discepolo di Julius Evola finito con le manette ai polsi quando si tentò di mettere in luce la fitta trama di intrighi che correva dalla Lombardia agli Abruzzi; Clemente Graziarli, Elio Massagrande, il torinese Salvatore Francia, l'avvocato bolognese Marco Antonio Bezicheri. Per costoro il giudice istruttore non ha raccolto indizi sufficienti e ha deciso di non dover procedere per «insuffi¬ cienza di prove». E ancora: l'inquietante profilo di GianCarlo Esposti, considerato il fondatore del gruppo, che nel 1974 a Pian del Raschio, sorpreso dai carabinieri in un campo paramilitare, tentò di aprirsi la strada a colpi di mitra e venne abbattuto. Ed appaiono, sia pure di sfuggita, in questo orizzonte anche gli animatori della «maggioranza silenziosa». Ma in aula ci saranno Patrizio Zani, Mario Di Giovanni e Alessandro D'Intino, certo non semplici comparse in quello scenario nero che è stato Piazza San Babila a Milano. E ci sarà Bruno Luciano BernardeUi, legato al gruppo che aveva posto il campo a Pian del Raschio. E' il 13 marzo 1974 quando scoppia il primo ordigno di «Ordine nero» a Milano contro gli uffici del Corriere della Sera. E', quello, uno degli episodi — dice il giudice istruttore — «di uno dei più gravi e vasti programmi di terrorismo politico del dopoguerra, iniziato con l'attentato di gennaio alla linea ferroviaria Ancona-Pescara e culminato con le stragi indiscriminate di Brescia e del treno "Italicus" a San Benedetto Val di Sambro, Quarantott'ore dopo l'attentato al Corriere, bomba contro il liceo " Vittorio Venete", sempre a Milano; una bomba scoppia all'una e 45 del 22 marzo contro la Casa del popolo di Molano, frazione di Città della Pieve, presso Perugia; ed esplodono, quello stesso giorno, ordigni contro l'esattoria civica di via Witgens a Milano e contro la sede del partito socialista a Lecco; quindi ancora in contemporanea, il 10 maggio, bombe contro l'Ufficio imposte dirette di Ancona, all'assessorato all'Ecologia di Milano, alla palazzina di via Arnaud a Bologna, sede di una ditta commerciale; infine, ancora a Milano, il 4 luglio, attentato alla scuola "Leonardo da Vinci" e all'ufficio postale di via Porlezza». Sottolinea il giudice: «All'epoca del primo attentato, il gruppo risultava del tutto sconosciuto e le esplosioni del marzo rappresentano l'esordio della nuova organizzazione di terrorismo. Gli attentati simultanei del 23 aprile e del 10 maggio dimostrano poi l'elevato livello di addestramento e la notevole articolazione organizzativa conseguita». Nato dalla violenza e votato alla violenza, «Ordine nero» non ha esposto che in termini rozzi il proprio programma politico. Dice il giudice istruttore: «Va subito detto che l'attività di "Ordine nero" è costituita in modo esclusivo dalla realizzazione degli attentati dinamitardi. Per conseguenza, tra le associazioni aventi programmi sovversivi di natura prevalentemente ideologica non può essere annoverata quella in esame, la quale si caratterizza invece per l'assoluta modestia delle affermazioni teoriche di principio e la tendenza alla pura e semplice realizzazione pratica di atti di violenza. Indubbiamente, un fondamento ideologico che possa portare all'affermazione di un programma politico fondato sull'azione non manca, ma a livello superficiale e sostanzialmente limitato alla pura e semplice ripetizione dei più noti luoghi comuni nazifascisti sulla difesa dei valori nazionali». Ora si attende sentenza, per questi attentati alla libertà. Ma c'è il rischio che il processo salti prima ancora di cominciare. Vincenzo Tessandori

Persone citate: Alessandro D'intino, Antonio Bezicheri, Bruno Luciano Bernardeui, Claudio Mutti, Elio Massagrande, Julius Evola, Leonardo Da Vinci, Mario Di Giovanni, Patrizio Zani, Salvatore Francia