Preso Condorelli di Remo Lugli

Preso Condorelli Preso Condorelli (Segue dalla 1' pagina) no anche altre due auto, una «128» pure rubata e una «Bmw» con almeno 5 o 6 uomini. Non vi è dubbio che si stava per compiere una rapina. Nel pomeriggio la polizia compie alcune perquisizioni e controlli. C'è sentore che il clan dei catanesi si sia ricostituito. Senza dubbio ora c'è chi deve ripartire da Firenze per mettersi al sicuro. Con quali mezzi? Difficilmente l'automobile per la lunga distanza, si pensa al treno e s'incominciano a controllare tutti i convogli in partenza per la Sicilia. Ma gli agenti non hanno elementi in mano, devono affidarsi al loro fiuto, basarsi sull'aspetto fisico, sull'eventuale atteggiamento sospetto. Alle 21.38 è in partenza dal binario 10 la Freccia del Sud, per Catania e Siracusa. Tra la folla ci sono due brigadieri. Vedono due giovani, uno dei quali porta due borse sportive. Ritengono di intervenire e per non avere sorprese crea- no essi stessi la sorpresa: puntano ai due le pistole alla nuca. Nessuna reazione. «Sono Sebastiano Rossi, di Catania», dice imo; e l'altro afferma di essere Antonino Reina, pure di Catania. Si controllano le borse e si scopre che contengono due rivoltelle calibro 38 e una grossa Magnimi 45. Scattano le manette, si arriva in questura. Un po' di schermaglia. Il sedicente Rossi insiste sull'identità indicata dal documento, poi cede: « Dottor Federico, lei ha latto un buon colpo». L'operazione di polizia non si limita a questi quattro arresti. Nella notte vengono catturate altre due persone, una è il basista nel cui appartamento i banditi avevano dormito la notte prima, l'altra è un complice che doveva partecipare alla rapina. La polizia non ne fornisce i nomi e tace anche altri sviluppi per non intralciare le indagini che sono ancora in corso. Sembra certo che non soltanto della rapina la banda si occupasse: si ritiene che Condorelli e i suoi complici avessero in atto un traffico di armi tra la Sicilia e Milano, con base a Firenze. Per stasera è atteso l'arrivo di im funzionario della questura di Torino il quale fornirà al magistrato, prima che inizi l'interrogatorio, i particolari sull'omicidio del commissario Rosano. Molti nostri lettori ricorderanno quel feroce assassinio. Il dott. Vincenzo Rosano aveva 32 anni. La sera del 2 febbraio '77 era entrato insieme col collega Fabrizio Gallotti nel bar-pizzeria Marechiaro in via S. Francesco d'Assisi. Si erano già seduti quando avevano scorto a un tavolo, intenti a mangiare, cinque uomini. Rosano li aveva riconosciuti per elementi del clan dei catanesi che negli ultimi anni avevano compiuto almeno sei omicidi in scontri con bande rivali che si contendevano il predominio nel racket delle bische. Il dott. Rosano si era alzato, si era diretto verso di loro estraendo la pistola e intimando il mani in alto. Ma i banditi, anziché ubbidire, avevano sparato. Rosano era caduto colpito da otto proiettili, anche Gallotti era rimasto ferito; e i banditi si erano potuti dare alla fuga. L'agonia del commissario Rosano era durata otto giorni. Le indagini avevano accertato che del gruppo facevano parte sicuramente Rosario Condorelli che era evaso dalle Nuove di Torino il 29 novembre '76, assieme a Carlo Ale, Giovanni De Luca e Angelo Santonooito. Remo Lugli