Grande fratello? di Ennio Caretto
Grande fratello? Grande fratello? Il rituale è il medesimo, ma la posta in gioco è assai più alta. Questa volta, non si tratta soltanto d'inventare la nuova formula di governo pa una soluzione contingente della crisi. Come ha scritto con lucidità il de Bodrato, i comunisti mirano anche « allo spostamento degli equilibri di potere » in vista di un accorcio delie sinistre « caratterizzato dalla loro egemonia ». E' un giudizio condiviso dal leader del psi Craxi, che in un'intervista ha rimproverato a Berlinguer « di usare toni da grande fratello ». Poiché i democristiani pongono il veto al tentativo, il problema e dunque se i comunisti accetteranno o no, senza dubbio per l'ultima volta, di tenere separate le due cose, cioè di rimandare il piano di potere per la sollecita soluzione della crisi. Formalmente, essi non sono disposti a farlo. In pralica però, un margine di trattativa lo lasciano tuttora. Nel mandato del comitato centrale a Berlinguer non si sono posti vincoli. Lo stesso segretario del pc ha messo l'accento su un non troppo tigido «accordo politico globale ». Da parte sua. ferma restando l'iniziale preclusione, la democrazia cristiana non lesina gli sforzi per trovare un compromesso. Su « Il Giorno », il presidente Moro ha prospettato la possibilità di « contenere » quei referendum che tanto allarmano le Botteghe Oscure. E Granelli della « base » ha invitato il pc a un voto di fiducia in Parlamento che implicherebbe « il riconoscimento esplicito di una maggioranza concordata, solidale, credibile». Possono anche essere espedienti, ma hanno il merito di segnare qualche passo avanti rispetto all'ultimo governo. Quale asso nella manica, i comunisti si tengono le elezioni anticipate. Oggi, essi sono i soli a parlarne seriamente, e la mobilitazione fatta per l'ingresso nella stanza dei bottoni non sfigurerebbe come loro prova generale. Se vi si giungesse, le elezioni sarebbero la più esplicita conferma della scelta del pc. Ancora Craxi vi ha fatto allusione duramente: non a torto il leader del psi vi vede il disegno di frantumare i partiti laici e radicalizzare il confronto tra cattolici e sinistra, un disegno appunto da «big brother». In caso di elezioni anlicipate, tuttavia, certi interrogativi sul pc troverebbero risposta, e la troverebbero in senso negativo. E' fuori discussione infatti che il ricorso alle urne è contrario all'interesse del Paese, così come lo è stata l'apertura della crisi di governo. Uno spostamento dei voti sarebbe inevitabile, ma non sarebbe comunque decisivo né per i comunisti né per i democristiani. Il Paese si ritroverebbe alle prese con i medesimi problemi di adesso, ma in una posizione di stallo irrimediabile. Lo scorso martedì, «l'Unità» ci ha richiamato all'ordine per avere accusalo le Botteghe Oscure di rigidità, indicando nella de l'unica vera responsabile dell'attuale impasse. Essa s'è chiesta che diritto hanno i democristiani d'imporre le «loro» soluzioni. «l'Unità» ci consenta di chiedere a questo punto se tale diritto lo hanno i comunisti, che vantano una percentuale inferiore di elettori, da cui negli ultimi giorni anche il psi e il pri hanno incominciato per prudenza a prendere le distanze. Il pc considera storicamente sua missione entrare nel governo, e rivendica una sorla di naturale, fisiologica capacità (mancata finora in modo clamoroso alla de, bisogna pur dirlo) di gestire l'Italia. Può darsi che abbia ragione. Ma le spinte, che esso sta esercitando, e non solo sugli altri partiti, bensì anche sui sindacati, sugli enti locali, sulle strutture economiche e via di seguito, non rappresentano garanzie certe né di sviluppo pluralista né di rispetto delle alleanze internazionali. A noi non sembra che i comunisti di oggi si comportino in modo più degno dei democristiani di ieri. Non sembra neppure a osservatori insospettabili come il filosofo marxista jugoslavo Gilas. Questa crisi di governo ha portato a galla qualcosa dell'arroganza del «grande fratello». Residuo del passato? Forse. Ma in ogni caso, altresì, anomalia da curare subito. Ennio Caretto
Persone citate: Berlinguer, Bodrato, Craxi, Gilas
Luoghi citati: Italia
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