Se la dc va all'opposizione

Se la dc va all'opposizione PERCHE' UN'IPOTESI "NORMALE,, DIVENTA FANTAPOLITICA Se la dc va all'opposizione Se l'ipotesi di una democrazia cristiana all'opposizione è considerata fantapolitica anche questo è un segno dei tempi, di una congiuntura interna e internazionale che è più solida del romanzesco, perché fondata su paure ed esorcismi reali. Poche settimane fa il segretario repubblicano Biasini (dunque, persona insospettabile nel cosiddetto quadro politico) ci diceva aggrottando le sopracciglia: «Lo sappiamo, la de è condannata a governare». E Craxi ci faceva capire le stesse cose per antifrasi, respingendo un'alleanza delle sinistre per un'alternativa socialista di tempi lunghi. Anche il pei, con la strategia del compromesso storico, ha condiviso la necessità di questa condanna sia pure offrendosi di dimezzarne il peso alla de. Certo, sono condanne gravose per un partito, ma poi finiscono per diventare uno sfondo resistente del simbolico quadro politico, cioè dei rapporti di forza tra i partiti. Così, quando l'altro giorno, dal pei, con l'intenzione di forzare un chiarimento, è stata suggerita la possibilità di un presidente del Consiglio non democristiano e di un governo non democristiano (la maggioranza teorica esiste), è stato come un lampo in una notte già tempestosa. S'è capito che quasi tutti i partiti, ognuno per le sue ragioni, preferirebbero le elezioni anticipate piutto- sto che un governo senza la rte ' ... . , Dunque. 1 ipotesi, almeno fino a questo^momento,^re- sta di fantapolitica. Ed è una fantapolitica imbarazzante, anche per due ragioni inesplorate. Noi crediamo che siano queste. Primo: la I de, assolutamente senza sa | perlo, ha una grande voglia ! di andare all'opposizione. Secondo: la dc> senza Voler j lQ> trarreDbe grandi benefici dallo stare all'opposizione. r e ù » e i , e a I | | i j I i I I chevoli colpi di tosse. Che I accadrebbe? Provate a pen- ! Purtroppo, come sappiamo, non può. Ma supponiamo che possa, che la situazione lo consenta, che le pressioni dell'America non siano più che ami sarci, l'immaginazione s'è un poco arrugginita per la lunga inattività, occorre uno sforzo. Per compierlo con qualche attendibilità, senza cadere nel «fondo» politico o nel pregiudizio di parte, cerchiamo di entrare, oltre che nei problemi, nella testa delle persone che sarebbero per prime travolte da questa rivoluzione. Moro (sempre lui) suggerirebbe una nota anonima per il Popolo, quotidiano della de: «Il nostro partito prende atto della volontà espressa dal Parlamento, si ritira dalla maggioranza, non dall'impegno politico. E' un passo che compiamo non senza fatica, superando le j perplessità, spesso il sincero rammarico di molti amici. (Vedete come Moro saprebbe stringere in una riga una terribile lotta, n.d.r.). Ma lo compiamo con la convinzione di rendere un servizio al Paese. Noi che non volevamo sottrarci alle nostre responsabilità ne siamo stati costretti dalle regole demo- I I erotiche; nessuno ci accusi | di avere abbandonato il campo nel momento più delicato della crisi. Gli errori | che si compiranno di qui in i avanti non dovranno più essere imputati a noi, come s'è j fatto in passato con leggeI rezza. Dall'opposizione osi serveremo la misura di un I civile confronto, ma votereI mo francamente contro, vi I sto che è concluso il tempo ! della non sfiducia». j Alla prudenza di Moro, s'aggiungerebbe un'impennata di Fanfani nello stile proverbiale proprio dell'uomo: «Quando il pozzo è asciutto si getta il secchio; ma chi crede di abbeverarsi con la pioggia tema il sole». Andreotti avrebbe il vantaggio su tutti gli altri leaders de di tirarsi da parte con veloce discrezione, riassorbito da una biblioteca vaticana, il- languidito d'improvviso e quasi irriconoscibile come nelle vecchie fotografie. Fino a un momento prima era la figura più popolare dell'incertezza italiana, dopo sarebbe solo il ricordo, perfino un poco ironico, di se stesso. Potenza dell'uomo. Bisogna pur dire che ci sarebbero per le strade, appena iniziata la rivoluzione parlamentare, dei cortei di giubilo e anche manifestazioni più rumorose e gaudenti. Frammischiati alla folla, per una colpevole ma legittima forma di letizia liberatoria, ci sarebbero anI che alcuni iscritti alla do. Un periodo delicato per gli assestamenti politici e per il mutamento generale di mentalità si aprirebbe. Il settimanale della de. La discussione, cercherebbe un tono di pacata e affettuosa distanza: «Noi amiamo le persone allegre, e ci fa piacere che una parte del popolo italiano dimostri vistosamente la sua contentezza. Ma c'è modo e modo; la violenza non sarà mai un segno di gioia, e le gioie più vere sono quelle che si manifestano all'interno del Palazzo. Non ci sentiamo di tradire il \ nostro compito di oppositori, se invitiamo la gente a ! non disturbare con ìntempe- ' stive manifestazioni quelli i che dentro il Palazzo stanno \ cercando di risolvere i problemi gravissimi che gli abbiamo forzatamente lasciato insoluti. Dunque, allegria, ma con juicio». Il più indispettito dal ruolo dì oppositore sarebbe l'ex ministro delle Poste, Vittorino Colombo, lui così sottile nel ricercare ad ogni costo il consenso dei privati. Ma certo a Milano si assisterebbe anche al caso di noti oppositori laici e autonomi che guarderebbero con simpatia alla de, si capisce a scopo polemico contro il nuovo governo. L'allontanamento dei democristiani solleverebbe una benefica tempesta nelle forze culturali, finalmente libere dalla costrizione di vecchi luoghi comuni. Come | sollevati da un ricatto, alcuni intellettuali potrebbero ammonire: «Adesso non facciamo peggio della de», oppure: «Chi è senza alibi, deve acquistare più forza». Nel risanarsi delle condi| zioni morali e culturali, una I frangia riunita intorno a ! Craxi lancerebbe verso la de j lombarda uno slogan di salj vataggio: '-Milano socialista non vi perde di vista». E nelle Marche Forlani, doi j un periodo di appannamento, riacquisterebbe il suo sorriso sfolgorante. In un comizio, non vietato dalla questu I ra, potrebbe perfino ricorda- ] re «l'apporto della de alla | Resistenza e il valore della Costituzione che noi vogliamo integralmente applicata». Per chiarire, in breve: la de all'opposizione si rinsalderebbe, il Paese trarrebbe nuovo vigore dall'essere lasciato, pur in mezzo a difficoltà e ostacoli, senza una tutela trentennale. E' vero, non abbiamo parlato dei problemi concreti del nuovo governo. Non entravano nel nostro discorso; e non ci potranno entrare finché la de conserverà, nei fatti, quella condanna penosa che sappiamo, la condanna al governo. Stefano Reggiani Sorpasso? (Disegno di Franco Bruna per "Stampa Sera")

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