Bombe in casa, auto incendiate, sparatorie E' la sfida che il "racket,, muove alla città

Bombe in casa, auto incendiate, sparatorie E' la sfida che il "racket,, muove alla città Le vittime: impresari edili, negozianti, commercianti Bombe in casa, auto incendiate, sparatorie E' la sfida che il "racket,, muove alla città Ormai non passa notte senza un'esplosione o una macchina in fiamme - La polizia: "Chi è ricattato, preferisce tacere, pagare la tangente, o subire. Non collabora perché ha paura " Verso le 3 di ieri, in corso Grosseto 261, è divampato un incendio sulla «124» di Domenico Rossetti, 26 anni, via Sineo 3. Due ore dopo è andata distrutta la «Mini Minor» di Rita Albano in Battista, 34 anni, via Borgomasino, che l'aveva parcheggiata all'angolo con via Foglizzo. Poche ore prima, alcuni giovani che viaggiavano su un'auto di grossa cilindrata, hanno sparato 5 colpi di pistola contro la vetrina della tintoria di Albina Rodella. Secondo la squadra mobile e l'ufficio politico, non ci sono dubbi: dietro i tre episodi si nasconde la mano del racket che perseguita commercianti e negozianti, piccoli imprenditori e impresari edili. Una piaga che si diffonde di giorno in giorno, e davanti alla quale la polizia è quasi im- potente, perché non ha la I collaborazione delle vittime. Queste, per paura, preferiscono tacere, pagare le tangenti oppure subire gli attentati. Dall'inizio dell'anno, non è trascorsa notte in cui vigili del fuoco, artificieri, polizia e carabinieri non abbiano dovuto accorrere sul luogo di un'esplosione, di auto in fiamme, di sparatorie. La matrice è sempre la stessa: racket. L'altra sera una bomba è scoppiata davanti all'abitazione del commerciante Luigi Trisolino, 39 anni, in via Servais 176. La ncUe precedente, un ordigno ad alto potenziale aveva fatto saltare la porta dell'alloggio di Romano Milano. E la sera prima una bomba aveva semidistrutto l'ingresso dell'abitazione di Michele Amorese, impresario edile. La figlia quindicenne Maria Cristina, rimasta ferita nello scoppio, è ricoverata all'ospedale. L'Amorese avrebbe detto alla Squadra mobile che da parecchio tempo riceveva delle intimidazioni: «O paghi 100 milioni, o ti facciamo saltare la casa». Lui non ha pagato, e il racket ha mantenuto la promessa. Il dott. Fersini, capo della «mobile», e il dott. Sassi, che si occupano in modo specifico di questa nuova forma di delinquenza, non nascondono le difficoltà in cui sono costretti a lavorate. «Le vittime — dicono — ci avvisano appena ricevono la prima telefo- nata di minaccia. Poi non si fanno più vive. In questo modo noi non possiamo concordare alcuna azione di prevenzione, non possiamo predisporre alcun controllo ». E' opinione degli investiga- tori che il racket si sia diviso la città in zone, allo stesso modo dell'organizzazione che controlla le prostitute. Al vertice vi sarebbero poche persone, alla base decine di manovali del crimine incaricati di mettere bombe, dare fuoco alle auto, sparare contro i negozi, telefonare o scrivere alle vittime prescelte: «O paghi, o ti facciamo saltare ». Se il destinatario tergiversa, o accenna a un timido tentativo di resistenza, arriva un «avvertimento». Colpi di pistola, auto in fiamme. Se non paga, o paga troppo poco, le bombe. Ultimamente, il racket avrebbe perfezionato la sua tecnica. Prima la bomba, per creare subito il terrore, e poi la richiesta di tangente. E la minaccia suona ancora più spietata: «Hai visto? Non scherziamo. Se non paghi, non faremo saltare soltanto la porta, ma tutto l'alloggio». Gli attentati di questo tipo nella scala valori della criminalità hanno preso il posto delle rapine. «Un assalto in banca — spiegano gli investigatori — è troppo rischioso e rende ormai poco. I sequestri di persona richiedono un'organizzazione complessa, vanno troppo per le lunghe, e le spese sono alte. Imporre tangenti, invece, rende bene e costa poco. E poi l'attività poggia su una base sicura: la paura». Nonostante questa ammissione di sfiducia e di impotenza, la polizia è convinta che prima o poi le vittime si decideranno a uscire dal limbo del silenzio e a parlare. Il muro del racket, allora, potrebbe cominciare a incrinarsi. a. g.

Persone citate: Amorese, Fersini, Luigi Trisolino, Maria Cristina, Rita Albano, Rodella, Romano Milano