Comunione dei beni, sono scaduti i termini rimangono i dubbi sull'utilità della legge di Luisella Re

Comunione dei beni, sono scaduti i termini rimangono i dubbi sull'utilità della legge Qualcuno sperava in un ulteriore rinvio, ma è rimasto deluso Comunione dei beni, sono scaduti i termini rimangono i dubbi sull'utilità della legge I notai di fronte alle più strane richieste - C'è chi teme di rovinare il matrimonio ricorrendo alla separazione, c'è chi la considera invece una dimostrazione di stima per il coniuge: "Mi fido completamente di te" - Prevalenti soprattutto le preoccupazioni di carattere fiscale Una donna arriva dal notaio, furibonda. Protesta: «D'accordo con mio marito, sono andata da un suo collega e gli ho chiesto di dividere i beni. Ma lui, e purtroppo me ne sono resa conto solo in seguito, mi ha fatto fare la separazione invece che la comunione. Rimedi lei». E 11 secondo notaio, allibito, si trova a dover aiutare una brava signora che per «dividere» intendeva «fare a metà», un po' per ciascuno. E' uno dei tanti episodi capitati negli studi notarili durante questi ultimi giorni, frenetici, prima della scadenza del termine previsto per la stipulazione degli atti contemplati dal nuovo diritto di famiglia. Una frenesia contenuta in una fascia relativamente ristretta, però. «La gente si è interessata del problema più o meno come prima del termine, poi prorogato, del 20 settembre», puntualizza il notaio Gianfranco Gallo-Orsi. «Ci si è mossi cioè soltanto a pochi giorni dalla scadenza. Parzialmente forse il fenomeno può essere capito. Assuefatti come siamo, per esempio, alle novità fiscali dell'ultimo minuto, è ormai diventata un'abitudine aspettare il più possibile, per il caso si verifi¬ chi qualche novità. Inoltre, a mio parere, non bisogna dimenticare che, coinvolgendo in teoria questo provvedimento 20 milioni di persone, solo poco più del venti per cento degli interessati ha meditato una soluzione. La maggior parte del coniugi, invece, ha finito per accettare automaticamente la comunione legale disinteressandosi di assumere una diversa presa di posizione in proposito». A 28 mesi dall'entrata in vigore della legge, voci ufficiose anticipavano un'ulteriore proroga per la stesura degli atti in questione. Ma è quasi certo che non ci sarà «eri è un bene, perché sarebbe un indice ulteriore di ben scarsa serietà». In compenso, magari in base a impulsi esclusivamente emotivi, è Indubbio che una certa preoccupazione si è diffusa tra moltissime coppie. Anche se poi hanno deciso di non farne niente. Venerdì scorso, una telefonata al giornale tra tante. Spiega una donna: «Mio marito è operalo, guadagna quanto basta a tirare avanti alla peggio. Ma in mensa i colleghi gli hanno messo in testa che bisogna chiedere la separazione dei beni. A me un po' fa ridere e un po' fa rabbia. Non abbiamo niente, cosa dobbiamo separare? Lui però dice che tutti fanno così e che altrimenti quando venderemo la nostra vecchia "850" dovremo pagare due volte il notaio, una io e una lui. Faccio bene a dargli retta?». Commenta Gianfranco Gallo-Orsi: «Molti non si sono resi conto che la comunione legale è conseguenza di norme che caratterizzano il nuovo diritto di famiglia in maniera ben più qualificante. Dal settembre '75 il marito non è più, nemmeno formalmente, il capo della famiglia; entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia; esiste un obbligo reciproco di assistenza morale e materiale. Il vero passo avanti, insieme a quella riforma del diritto successorio che oggi rende estremamente più tutelato il coniuge superstite, sta appunto qui». Per il resto, sembra che la comproprietaria della «vecchia 850» e tante altre donne come lei possa no comunque mettersi tranquille «Nel caso specifico, a parte il fat- fo che le spese per la compraven- dita di un'auto spettano a chi compera, indipendentemente dal regime patrimoniale dH venditore, l'onere per l'atto notarile risulterà in entrambi i casi uguale». E neppure sembra valga la pena di prendersela troppo con un marito il quale preferisce starsene per conto suo. «Di questo 20 per cento che ha approfondito la questione, credo che il 95 per cento abbia optato (almeno fino agli ultimissimi giorni, in cui abbiamo verificato, più per motivi sentimentali che altro, un crescendo di convenzioni di comunione) per la separazione dei beni. Giustamente, dato che oggi, in attesa di conoscere le future decisioni con cui la magistratura dirimerà le inevitabili controversie anche di interpretazìo- ne, la comunione legale è un vero e proprio salto nel buio e viene a limitare le scelte dei coniugi». In comunione legale, secondo la legge, ricadono soltanto gli acquisti compiuti insieme o separatamente con esclusione del beni personali (per esempio quelli acquisiti per donazione o successione oppure con il prezzo del trasferimento, tramite una proce1 dura tutt'altro che semplice, di altri beni personali). In più, rica-1 dranno nello stesso regime 1 frut ti dei beni propri e i proventi delle attività separate dei coniugi, non consumati al momento dello scioglimento della comunione stessa. Niente impedisce perù che un marito e una moglie che abbiano scelto la separazione possano acquistare qualcosa, per esempio un alloggio. Intestandolo a entrambi. «Basta che lo vogliano, e sarà loro possibile arrivare in qualsiasi momento a un'eventuale divisione dei beni comuni. Senza contare che può essere conveniente che il coniuge più debole divenga unico proprietario di un bene senza dover ricadere, in caso di morte dell'altro coniuge, nella comunione (non più legale, ma ordinaria) coi figli». Come dire che con la separazione si possono fare le stesse cose che in comunione legale, conservando in più molte altre possibilità. Per esempio, un impiegato Fiat potrà vendere l'auto ogni sei mesi anche se la moglie è magari in clinica per un bebé o all'estero a trovare del parenti. E sia il mari- j to che la moglie potranno metter- j 'e*T si in società con estranei, sicuri di non coinvolgere il coniuge e comportarsi nello stesso modo acquistando o trasferendo azioni o addirittura, ed è l'ipotesi più pessimistica, fallendo. Resta il fatto che, da più parti, la comunione legale è stata presentata come un fondamentale passo avanti per la tutela del coniuge più debole e cioè, nella stragrande maggioranza dei casi, della donna. I notai sembrano però poco disposti a lasciarsi intenerire. «Tenersi per mano lungo la strada della vita è un'ipotesi lusinghiera e avvincente, sorride Gallo-Orsi. Me. bisogna considerare la realtà e questa legge, decisamente carente dal punto di vista tecnico, per quello che sono. In Francia, dove da molti anni vige la comunione legale, l'amministrazione dei beni spetta spesso disgiuntamente a entrambi i coniugi. Tuttavia, l'alloggio abitato dalla coppia, anche se di proprietà di uno solo, può essere venduto esclusivamente col consenso di entrambi. E questa è davvero un'espressione di civiltà. In Italia, invece, paradossalmente, proprio l'atto di separazione dei beni diventa una prova di fiducia nell'altro coniuge, un modo di dirgli: ho fiducia in te, dunque ti dò la massima libertà». Pochissime dunque, almeno sulla carta, le ipotesi in cui la comunione legale possa avere una giustificazione. «Poniamo il caso di una coppia dal budget familiare statico, magari due pensionati, di cui uno abbia un patrimonio di 500 milioni e l'altro di 30. Allora sì, la comunione comporterà un risparmio fiscale. Ma anche in questo caso la "comunione di sentimenti" non c'entra. Mi sembra anzi triste scegliere di orientare la propria famiglia in base soltanto a una convenzione fisca¬ In secondo luogo questo regime potrebbe andar bene, «a livello di piccoli patrimoni non sottoposti a frequenti varìaz'.oni». Vero però che ci sono matrimoni i quali conoscono «variazioni» l?«*n più profonde di qualche movimento di capitale. Mettiamo il caso di lui che tiene segregata in casa lei perché per una donna lavorare fuori non sta bene, e poi è capace di abbandonarla fatta man bassa di tutti i risparmi comuni. Non sarà una buona cosa, a questo punto, che la moglie abbia dalla sua almeno 11 sostegno della legge? Dice Gallo-Orsi: «Questo è un matrimonio allo stato patologico: una legge capace di tutelare una moglie in slmili condizioni sarà magari utile, ma non può certo essere contrabbandata come un'innovazione in favore della parità dei coniugi». Lecito comunque sospettare che in giro ci siano molti più mariti «patologici» di quanti si possano immaginare dall'interno di uno studio notarile... «E' probabile. Ma in condizioni normali, non bisogna dimenticare che con la separazione dei beni i vecchi coniugi continuano a trovarsi nello stesso regime patrimoniale nel quale si sono sposati. D'altra parte essi potevano, al momento del matrimonio e secondo il codice civile allora vigente, convenire la comunione degli utili e degli acquisti. In realtà, questa scelta non è stata operata da nessuno». In compenso, sembra non siano pochi i mariti che, soprattutto l'agosto scorso, soli in città, hanno optato per la separazione di testa propria o addirittura di nascosto alla moglie. La legge consente questo, e altro ancora. «In certi casi la messa in comunione legale è servita, nell'Italia centra¬ di lavoro. Così, adesso, l'immobi le è rientrato nella comunione e spelta metà per ciascuno, mentre le e meridionale, a ottenere un effetto contrario all'interesse delladonna — è stata la denuncia avanzata alcuni giorni addietrodal notalo Simonetta Nelli dell'U- niversità di Koma —. La moglie era proprietaria di un bene immo- bile acquistato dopo il matrimo-nio, il marito aveva solo redditi li reddito del marito continuerà a spettare a lui soltanto». Luisella Re

Persone citate: Gianfranco Gallo-orsi, Simonetta Nelli

Luoghi citati: Francia, Italia