Stamane Andreotti si dimette (meno tensione fra i partiti) di Alberto Rapisarda

Stamane Andreotti si dimette (meno tensione fra i partiti) Ormai è quasi certo: reincarico entro giovedì Stamane Andreotti si dimette (meno tensione fra i partiti) Difficile prevedere che tipo di governo possa nascere dal nuovo tentativo di Andreotti - Il psdi propone un controllo a sei sull'operato dell'esecutivo - Il problema dei referendum Roma, 15 gennaio. Domattina alle 10,30 si riunisce l'ultimo Consiglio dei ministri del terzo governo Andreotti. Ci sarà il solito breve rito dell'addio tra il presidente del Consiglio e i suoi ministri, e la decisione di comunicare al Parlamento l'atto di dimissioni del governo. Subito dopo, verso le 12, Andreotti salirà al Quirinale per presentare le dimissioni al presidente della Repubblica. E' intensione di Leone di esaurire rapidamente le consultazioni. Entro giovedì il presidente della Repubblica potrebbe già essere in grado di scegliere l'uomo al quale affidare il compito di cercarsi una maggoiranza per un governo; si dà per scontato che il prescelto dovrebbe essere di nuovo Andreotti. Che tipo di governo possa venir fuori dal tentativo di Andreotti nessuno è oggi in grado di dirlo. E' certo che non sarà il «governo di emergenza» chiesto da Berlinguer, e che avrebbe dovuto comprendere ministri comunisti; non sembra che possa neanche essere un governo che accetti ufficialmente i voti comunisti nella maggioranza. Con queste pregiudiziali, sarà molto difficile trovare la giusta formula che metta tutti d'accordo ed eviti le elezioni anticipate. Comunque, tra ieri ed oggi è parso di cogliere negli ambienti politici una vaga distensione dopo le polemiche dei giorni precedenti. I comunisti sembrano disponibili a prendere in esame con attenzione qualsiasi alchimia politica, purché garantisca loro di controllare efficacemente l'azione del governo. Nel caso che il tentativo di Andreotti dovesse fallire, si cominciano già a preparare nella de i pretendenti alla successione. Tra costoro pare di intravedere il ministro degli Esteri, Forlani, vecchio compagno di destini politici di Andreotti, che pare desideroso di tornare in posizioni di primo piano nel partito. Secondo i suoi tradizionali interventi, Forlani è tornato a chiedere unità interna nella de, per invitare poi il suo partito « a presentare un programma di governo preciso e severo, corrispondente ai dati eccezionali della situazione e diretto a ristabilire l'ordine e la disciplina in tutte le direzioni ». Sulla base dell'accordo realizzato dai partiti su questo programma « e degli impegni che verranno assunti » si potrà poi vedere « quale formula di governo si presenti come possibile ed adeguata a fronteggiare la situazione ». E' quanto suggerisce anche il segretario socialdemocratico Romita, il quale dopo aver notato « un clima meno teso nei rapporti tra i partiti », ritiene che sia da valutare « sotto una luce diversa l'eventualità di un aggiornamento e di un rilancio dell'intesa del luglio scorso ». Secondo Romita, oltre all'aggiornamento del programma dei sei partiti (de, pei, psi, psdi, pri, pli), dovrebbe esserci la novità «di un controllo realmente collegiale» dell'attività del governo da parte di tutti i partiti che partecipano all'intesa. « La ragionevolezza della posizione comunista ha allontanato il governo di emergenza — prosegue Romita —; se la de vuole realmente evitare le elezioni anticipate occorre che essa avanzi sollecitamen¬ te una concreta politica di governo». Il presidente liberale Biguardi propone di «identificare i punti più dolenti e fare uno snello programma per affrontarli». Il problema dei referendum è fondamentale per trovare un accordo di governo. I comunisti considerano gli 8 referendum troppi e tali da provocare confusioni e fratture, e chiedono alla de di accordarsi rapidamente per approvare le leggi che ne rendano inutile la convocazione. Su questo punto essenziale il pei valuterà la buona volontà della de di risolvere la crisi. Alberto Rapisarda

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