Mitterrand: il pcf svia l'unione delle sinistre di Paolo Patruno

Mitterrand: il pcf svia l'unione delle sinistre Dura replica del leader socialista a Marchais Mitterrand: il pcf svia l'unione delle sinistre (Nostro servizio particolare) Parigi, 8 gennaio. «E' inconcepibile, e quasi un crimine, far prevalere gli interessi di partito rispetto a quelli unitari della Sinistra, a quelli dei lavoratori» : con questa durissima replica il leader socialista Mitterrand ha reagito oggi alla decisione annunciata da Marchais e ratificata dalla Conferenza nazionale del partito comunista. La Sinistra francese si presenterà, così, divisa alle elezioni legislative del prossimo marzo, la dinamica unitaria che aveva garantito il progresso delle formazioni della gauche negli ultimi tre anni si è spezzata. Ancora oggi pomeriggio Marchais ha confermato che i comunisti attenderanno l'esito del primo turno, la sera di domenica 12 marzo, prima di decidere la mossa successiva della loro tattica elettorale. E la ragione è stata pubblicamente spiegata: i comunisti non vogliono accettare di essere minoritari, cioè subordinati ai socialisti. Potrebbero accettare un patto elettorale «unitario» (cioè, un ritiro automatico nel secondo turno a favore del candidato della sinistra meglio piazzato) soltanto se avranno ottenuto il 25 per cento dei voti al primo scrutinio. Questa è la condizione che Marchais ha ribadito oggi, nella conferenza stampa conclusiva della conferenza nazionale del pcf. Soltanto se potranno negoziare con forza, praticamente da pari a pari, con i socialisti, i comunisti torneranno ad una politica unitaria. Marchais ha affermato che, se il pcf otterrà soltanto il 25 per cento al primo turno (come indicano gli ultimi sondaggi), riterrà «insufficiente» il risultato, e quindi si dovrebbe dedurre che il pcf non accetterebbe la regola della rinuncia automatica con gli altri candidati della sinistra. Commentando la posizione ufficiale del pcf, Mitterrand ha sostenuto stasera che sono finalmente evidenti le vere ragie ni della polemica scatenata da tre mesi contro il suo partito. «Il dissidio non nasce dal numero delle nazionalizzazioni da attuare una volta al governo o su altri problemi economici — ha sostenuto Mitterrand — , ma sul fatto che il partito socialista ha oltrepassato abbondantemente il limite del 25 per cento dei voti, mentre il partito comunista è rimasto al di sotto ». Il leader dei socialisti ha indicato che se la sinistra risultasse maggioritaria alle elezioni, il suo partito proporrebbe egualmente a comunisti e radicali di governare, sulla base del «programma comune » stilato nel 1972 e completato con le ultime proposte di aggiornamento dei socialisti. Ma è proprio sull'attualizzazione del programma stilato cinque anni fa che ufficialmente è scoppiato il dissidio fra pcf e ps, ed è nelle proposte avanzate dai socialisti che i comunisti hanno ravvisato il segno di quella «svolta a destra» che ha fatto esplodere la crisi. Il primo week-end del '78 ha chiarito i motivi di fondo della «separazione» fra socialisti e comunisti, ai quali molti commentatori pronosticano ormai un «divorzio» ufficiale, che sarebbe sancito la sera del 12 marzo, se le rivendicazioni dei comunisti non saranno state accolte dal favore degli elettori nella misura che si augura Marchais. Altri avanzano, invece, una ipotesi «riduttiva», secondo la quale il pcf potrebbe accontentarsi anche del 23 per cento dei voti, che proverebbe un suo netto recupero, forse proprio a spese dei socialisti, e tale comunque, da poter inta¬ volare in posizione di forza singole trattative con i candidati socialisti. Passato un po' in sordina per il fragore della crisi della sinistra, ieri sera è stato presentato da Barre a Blois anche il «programma d'azione del governo», che, senza averne il nome e l'ambizione, è praticamente un programma di legislatura. Attorno a questo, il primo ministro spera di coagulare tutte le forze della maggioranza. Il programma consiste in un «pacchetto» di promesse economi- che e sociali: nessun aumento d'imposte per i prossimi due anni, maggiorazione delle prestazioni sociali, misure in favore del risparmio, accresciuta autonomia comunale attraverso referendum locali, provvedimenti per facilitare l'occupazione dei giovani. Le formazioni non golliste della maggioranza già hanno commentato con favore questo programma governativo, ma manca ancora l'appoggio più importante, quello dei gollisti. Chirac si è dimostrato chiaramente ostile a far aderire l'rpr ad un programma d'azione concordato da Giscard d'Estaing e da Barre senza il suo concorso, e martedì dovrebbe sciogliere la pesante «riserva». Frantumatasi la sinistra, e quindi venuta meno la «bipolarizzazione» della politica francese, s'avvalora l'ipotesi che si stia ingaggiando una battaglia elettora- j le più articolata. Paolo Patruno Francois Mitterrand

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