Anche lo Scià, ha un piano di Fabio Galvano
Anche lo Scià, ha un piano Per la creazione di uno Stato palestinese in Giordania Anche lo Scià, ha un piano Il Cairo, 8 gennaio. Il presidente Sadat prosegue i suoi contatti a livello internazionale per chiarire la sua posizione e cercare di ottenere nuove adesioni al suo punto di vista per la soluzione della crisi mediorientale. Domani, al ritorno da Kartum, dove ha messo al corrente il presidente sudanese Nimeiry dei risultati finora ottenuti, accoglierà ad Assuan lo Scià d'Iran. (Ansa) La vicenda mediorientale entra oggi in una nuova fase. Dopo gli incontri tra il presidente egiziano Sadat e il premier israeliano Begin e dopo i colloqui che Carter ha avuto nel suo recente viaggio prima a Teheran, con lo Scià e con re Hussein di Giordania, poi a Riad, con re Khaled dell'Arabia Saudita, infine con lo stesso Sadat ad Assuan, un nuovo elemento arricchisce (o complica, dipende dai punti di vista) la trattativa per la pace nella più travagliata regione del Mediterraneo. Sulla scacchiera delle iniziative si è infatti inserito lo stesso Scià, il quale è oggi ad Assuan per incontrare Sadat e forse Hussein, e domani proseguirà per Riad dove dovrebbe avere colloqui con re Khaled. Reza Pahlevi è latore di un piano — probabilmente avallato da Carter durante la sua sosta a Teheran — che prevede la formazione di una regione autonoma palestinese (presumibilmente la Cisgiordania) all'interno delle frontiere del regno di Giordania. L'obiettivo principale della mossa iraniana sembra essere di escludere definitivamente l'Olp dalle trattative di pace e inpedire la formazione di uno Stato palestinese sovrano, la cui esistenza è vista da Teheran come una futura minaccia alla stabilità politica in quella zona. Lo stesso Carter, al suo rientro a Washington, ha ribadito la sua ostilità alla creazione di «una nazione palestinese indipeiidevte» che sarebbe, a suo avviso, «un ginepraio di sovversione». E' verosimile quindi che il «piano» dello Scià sia già stato «vistato» dal presidente americano, il quale di fatto aveva e; presso sabato a Washington l'opinione che «l'entità o homeland palestinese dovrebbe essere almeno legata alla Giordania in una federazione o confederazione molto streti ta». La proposta di Reza Pahlevi dovrebbe trovare un aperto sostegno da parte di Sadat e di Begin, i quali non hanno nascosto fin dall'inizio della nuova iniziativa di pace il desiderio di «agganciare» anche Hussein e coinvolgerlo nella soluzione mediorientale. Con il piano dello Scià, in effetti, il re di Giordania verrebbe ad assumere un'importanza primaria nella complicata vicenda del Medio Oriente, ed è significativo che egli possa essere presente, secondo le ultime indiscrezioni, all'odierno incontro di Sadat con Reza Pahlevi, come già lo era stato a uno dei colloqui di Teheran fra lo Scià e Carter. Resta da vedere quale posizione vorrà assumere l'Arabia Saudita, che finora è restata in margine alle nuove iniziative di pace, rinunciando ad assumere una posizione precisa che la collocasse nell'area del dissenso arabo o a fianco di Sadat. Semmai re Khaled ha dato l'impressione, la scorsa settimana, di volere assurgere ad arbitro di una situazione sempre più deteriorata, esercitando notevoli pressioni su Carter affinché modificasse almeno in parte il suo atteggiamento nei confronti dei palestinesi. In effetti la proposta di Reza Pahlevi dovrebbe trovare, secondo il parere dei maggiori osservatori mediorientali, proprio nel governo di Riad il suo maggiore critico. Non solo, infatti, Iran e Arabia Saudita sono separati da una tradizionale rivalità che si può I ricondurre alle rispettive mi! re egemoniche sul Golfo Perjsico (la recente «alleanza» ! moderata in seno all'Opec non fa testo in un più vasto quadro politico), ma è anche evidente che i legami sauditi con il mondo arabo generano più stretti doveri verso la causa palestinese di quanti j debba metterne in bilancio il ; «trono del pavone». E' significativa, a questo proposito, la dichiarazione at| tribuita venerdì al principe ereditario saudita Fahd, il : quale avrebbe ribadito due esigenze irrinunciabili per la I pace in Medio Oriente: che I Israele si ritiri da tutti i territori occupati e che si crei uno I Stato palestinese indipenden] te, in una trattativa alla quale solo l'Olp ha il diritto di trattare a nome dei palestinesi. Fahd avrebbe ribadito che tutti i Paesi arabi sono ancora vincolati dalla risoluzione di Rabat del '74, della quale era stato promotore lo stesso re Hussein, risoluzione che riconosceva l'Olp quale « unico rappresentante legittimo del popolo palestinese». Sarà uno scoglio insormontabile? I colloqui odierni ad Assuan, ma ancora più quelli che Reza Pahlevi avrà domani a Riad con il sovrano saudita, potranno dare una più | chiara indicazione, stabilire | se il «rientro» di Hussein e : dello Scià nella trattativa di pace mediorientale è possibi; le, o se la «spaccatura» del : mondo arabo è destinata a restare, con il corollario di due importanti spettatori esterni. Fabio Galvano
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