Ferrante Aporti: il ragazzo suicida aveva già tentato altre volte di togliersi la vita

Ferrante Aporti: il ragazzo suicida aveva già tentato altre volte di togliersi la vita Gravi accuse del fratello e dei compagni di cella dell'Istituto Ferrante Aporti: il ragazzo suicida aveva già tentato altre volte di togliersi la vita Era molto depresso, andava ripetendo: "Io non resisto qui dentro, la faccio finita" - Perché non furono prese particolari precauzioni? - Ultimamente era stato rinchiuso in cella di isolamento - Aperta un'inchiesta della magistratura «Io non resisto qui dentro. Voglio farla finita. La solitudine mi dà alla testa. Prima o poi mi uccido». Sono parole che Lucio Americo, 17 anni, andava ripetendo dal giorno in cui, 28 novembre, la squadra mobile l'aveva arrestato con tre complici (due minorenni come lui, uno maggiorenne), e l'aveva accusato di concorso nell'omicidio di Giorgio Appella, il quattordicenne fulminato con un colpo di pistola alla testa dai banditi che, nervosi, tentavano di entrare nel supermercato «Despar» di via Lancia 87 b. Pare ormai che non ci siano più dubbi. Il ragazzo era profondamente depresso, aveva già tentato tre o quattro volte di togliersi la vita durante i due mesi di permanenza al Ferrante Aporti, i suoi compagni di cella avevano avvertito la direzione dell'istituto, il fratello ne aveva parlato anche col giudice incaricato di condurre l'istruttoria. Nonostante ciò, Lucio Americo non era stato sottoposto a una particolare sorveglianza, anzi, ultimamente era stato messo in cella di isolamento. E sabato pomeriggio, preso un lenzuolo della branda, si è impiccato nella toeletta della cella. Un agente di custodia l'ha soccorso, medici e infermieri hanno tentato di rianimarlo. Tut¬ to inutile .E' morto senza aver ripreso conoscenza. La notizia, come si è diffusa nelle celle del Ferrante Aporti, ha provocato una vera e propria sommossa, a stento domata dagli agenti. I danni sarebbero rilevanti. Un'inchiesta è stata subito disposta dalla magistratura: oggi verrà eseguita l'autopsia; domani, nella chiesa di Santa Giulia, si svolgeranno i funerali. Le accuse più gravi le muove il fratello della vittima, Tito Americo, 24 anni. « Lucio è stato ucciso — dice —. Mi assumo in pieno la re- sponsabilità di questa affermazione. Sostengo che "è stato ucciso" perché, al Ferrante Aporti, tutti sapevano che mio fratello aveva intenzione di togliersi la vita. Anzi, aveva già tentato più volte di impiccarsi e di tagliarsi le rene. Me l'avevano sempre salvato. Era in uno stato di profonda depressione, non sopportava di restare solo in cella. Perché, allora, l'hanno messo in isolamento? Io lo conoscevo bene, con me Lucio aveva molta confidenza. Eppure non potevo andarlo a trovare in carcere. E sa perché? Perché sono un pregiudicato. « Un giorno, in procura, mentre tentavo di ottenere un permesso di colloquio, ho spiegato a un giudice che Lucio aveva delle brutte idee per la testa, che meditava di compiere qualche gesto insensato. Nulla. Nessuno mi ha dato ascolto ». Anche al suo compagno di cella, Angela Alosi (imputato con lui di concorso nell'omicidio del quattordicenne) Lucio Americo avrebbe confidato più d'una volta la sua disperazione: « Io qui non resisto. Prima o poi mi uccido ». E quando si è impiccato, sabato sera, l'Alosi è stato colto da una crisi di nervi, ha urlato come un pazzo: « Io sapevo che l'avrebbe fatto. E lo sapevano anche gli altri ». Gli altri: chi? Pare che la direzione fosse stata informata dagli stessi detenuti. Anche il giudice di sorveglianza addetto ai minori era al corrente delle precarie condizioni psichiche del ragazzo. La settimana scorsa Lucio Americo, durante un colloquio col padre, gli avrebbe fatto vedere il braccio destro pieno di buchi. « Mi fanno delle iniezioni, ma non so cosa siano ». Calmanti? Forse. La circostanza confermerebbe che la direzione dell'istituto era al corrente delle condizioni del giovane. Se cosi fosse, perché non sono state prese tutte le precauzioni possibili per evitare che l'Americo rimanesse solo e, quindi, potesse più facilmente mettere in atto i suoi propositi? Un funzionario di polizia che collaborò all'arresto della banda, ricorda: « Lucio Americo era accusato di aver guidato l'auto la sera della tragica rapina. Quando lo interrogammo, apparve subito diverso dagli altri, spavaldi e arroganti. Si rendeva perfettamente conto della sua situazione. Ad un tratto disse: "Voi mi volete incastrare, lo so. Ma per me è finita. Povera mia madre". Io allora gli feci osservare: "Non pensi a quell'altra madre?". E lui con la testa bassa: "E' proprio questo pensiero che vii spezza il cuore ». l'ito Americo: « Nessuno ha aiutato mio fratello » Lucio Americo