Come piallare gli stipendi di Ernesto Gagliano

Come piallare gli stipendi PARLA IL PRIMO ESPLORATORE DELLA "GIUNGLA RETRIBUTIVA,, Come piallare gli stipendi Si dice « giungla retributiva » e subito vien fuori una immagine eloquente. Appare una vegetazione quasi impenetrabile, un grovìglio di elementi ohe compongono le retribuzioni e le fanno crescere in modo diverso. Una lotta senza quartiere tra gruppi sociali per accaparrarsi migliori trattamenti economici. Tutto qui, in queste due parole che hanno avuto fortuna. Ma sono rimaste parole o qualcosa è mutato? Dissipato il gran polverone, conclusa l'indagine della commissione parlamentare. sciorinate sui giornali le tabelle degli stipendi di ogni categoria, tutto potrebbe ridursi ad una sete di polemiche ormai placata. Le parole da noi spesso esorcizzano i problemi. E finirà magari per apparirci naturale che un usciere guadagni come un assistente universitario o che un « colletto bianco », dì quelli inseriti dietro una scrivania pubblica, talvolta come un'ombra evanescente senza mansioni, prenda di più di un operaio con turni durissimi. Sentiamo l'opinione di chi per primo si è addentrato nel fìtto della boscaglia, attratto dai misteri della busta paga. E' Ermanno Gorrierì, 57 anni, autore di un libro intitolato appunto « Giungla retributiva » e apparso nel 1972. Corrieri vive a Modena, è stato partigiano della Repubblica di Monte Fiorino, è un de della corrente di Forze Nuove («Ma dissento dall'attuale linea, sono favorevole al coinvolgimento dei comunisti al governo »). Ex deputato, ex consigliere della Regione Emilia-Romagna, si occupa di sindacalismo e di cooperative. E continua ad esplorare il labirinto retributivo, anche se un infarto lo ha costretto per qualche tempo ad interrompere l'impresa. Gorrieri, come le è venuta l'idea di questa ricerca? « Dalla mia esperienza di sindacalista e dal rifiuto degli schematismi. Mi spiego. E' ovvio che le più gravi ingiustizie della nostra società non sono le sperequazioni retributive. La jet society con i suoi lussi, le fasce medio-alte della borghesia finanziaria, industriale, commerciale e professionale con le loro evasioni fiscali sono un insulto alla giustizia. Ma ciò non può funzionare da alibi per passar sopra alla incredibile varietà di trattamenti del lavoro dipendente ». Schematismi? Che cosa intende? rò bisogna avere il coraggio « Affermare che i lavoratori sono tutti ugualmente sfruttati e che l'unico nemico è "il padrone" è uno slogan ottocentesco: nel mio libro sostenni che di fronte alla complessa e articolata società di oggi la bipartizione in capitalisti e proletari è semplicistica e superata. Questo tema, allora tabù, fu ripreso e sviluppato anche da Sylos Labini nel suo famoso saggio sulle classi sociali e oggi se ne discute ampiamente anche in campo marxista. Il fatto è che la classe lavoratrice, come aggregato sociale unificato da condizioni di vita comuni, non esiste. C'è la classe operaia, ci sono i contadini (e i questi sono i più sfruttati); poi c'è una congerie di categorie, più o meno corporative, in lotta per la tutela dei propri interessi e accomunate da un'aspirazione: il posto sicuro dietro una scrivania ». Qual è il caso più vistoso di sperequazione retributiva da lei scoperto? « Il trattamento dei dipendenti delle Camere oppure il guadagno di un primario ospedaliero, di un aiuto e di un assistente che, allora, era pari a quello di 65 operai. Ciò senza tener conto dell'alta dirigenza pubblica e privata che avevo escluso dal mio esame. Guai però a fermarsi ai casi vistosi: sono i più odiosi, ma riguardano cerchie ristrette. Anche le masse sono afflitte da gravi sperequazioni: c'è chi guadagna 4 milioni all'anno, chi 8, chi 12. Anche a questo bisogna porre rimedio ». Pensava di scatenare tante polemiche e che si giungesse perfino a un'indagine parlamentare? «Ero convinto che l'argomento fosse scottante e importante. Ma temevo che, dopo un po' di polverone, tutto finisse in nulla. Per questo, dopo l'uscita del libro, feci il giro d'Italia per partecipare a dibattiti sull'argomento. Particolare interesse e appoggio trovai nei metalmeccanici. Spetta però ai repubblicani il merito di aver ripreso due anni fa la mia denuncia sui dipendenti del Parlamento, provocando le dimissioni di Pertini e la commissione d'inchiesta ». Non meriterebbe un libro anche la giungla delle liquidazioni e delle pensioni? « Certo, ma non c'è molto di nuovo da scrivere. Io stesso ho dedicato due capitoli del libro a questi argomenti. Poi il prof. Castellino ha pubblicato uno studio più accurato dal titolo "Il labirinto delle pensioni". Aumenti di anzianità e liquidazioni sono istituti irrazionali e anacronistici: bisogna abolirli. E le pensioni devono tendere alla parità di trattamento per tutti gli anziani indipendentemente dalle loro retribuzioni durante l'attività lavorativa ». Queste parole, ahimè, a qualcuno possono far venire un brivido. Non le sembrano affermazioni troppo drastiche? « No, come obiettivo finale. Vi si potrà arrivare con la necessaria gradualità. Pe- di incidere anche su taluni "diritti acquisiti". Quando mai si è fatta una rivoluzione senza intaccarli? Lo ha scritto anche Jemolo proprio su La Stampa. E la giungla retributiva è così selvaggia che non basta il machete, ci vuole il bulldozer ». La disoccupazione intellettuale, secondo lei, non è frutto anche di una sperequazione retributiva? « E' proprio ciò che sostenni denunciando il privilegio del lavoro impiegatizio-intellettuale rispetto a quello manuale: la pletora dei diplomati e dei laureati, scrivevo, ne sarebbe stata una conseguenza inevitabile, agevolata anche dalla "scuola facile" ». Si è fatto finora qualcosa di positivo o tutto è rimasto come prima e ci siamo accontentati di platoniche dichiarazioni di principio? « L'inferno, anche quello della giungla, è lastricato di buone intenzioni, prima e dopo l'indagine parlamentare. All'attivo ci sono due fatti. Primo: la scala mobile, più favorevole ai lavoratori privati che a quelli pubblici, ha accorciato le distanze; ma col prossimo 1° luglio il valore del punto della contingenza sarà parificato. Secondo: la generalizzazione degli aumenti non in percentuale, bensì in cifra assoluta uguale per tutti, ha operato nello stesso senso. Ma per diboscare la giungla occorre ben altro ». Lei, che ha indicato i mali, quali rimedi propone? « Per rispondere ci vorrebbe un libro. L'avevo in programma, se due infarti non mi avessero messo fuori combattimento. Un cenno soltanto: oggi perequare non basta. Il problema di fondo è di assicurare miglior trattamento (retributivo e normativo) e maggior prestigio socialo al lavoro manuale, in modo da renderlo preferibile a quello impiegatizio-intellettuàle ». L'uomo in tuta acquisterebbe una nuova dignità e magari l'impiegato di quinta super si sentirebbe un fallito. Gorrieri sospira: « I problemi connessi sono enormi: vanno da un'organizzazione più umana del lavoro in fabbrica a servizi sociali più adeguati nelle campagne; e toccano la scuola: due o tre anni in più di scuola dell'obbligo per elevare l'istruzione di base di tutti i cittadini e spender meno soldi per gli studi superiori e l'Università. Come vede, la riforma del salario di cui parlano i sindacati riferendosi all'anzianità e alle liquidazioni è un modesto capitolo di un tema di ben altra portata. Investe la struttura stessa della società e il sistema dei valori che la ispirano ». Il bulldozer, per restare nella metafora cara a Gorrieri, spianerebbe così l'intera giungla. Tra le lacrime inconsolabili di alcune categorie. Ernesto Gagliano

Persone citate: Castellino, Corrieri, Ermanno Gorrierì, Gorrieri, Pertini, Sylos Labini

Luoghi citati: Emilia, Italia, Modena, Romagna