Col terrore dei bambini di Furio Colombo

Col terrore dei bambini NEGLI STATI UNITI SI È DIFFUSA UNA MISTERIOSA PSICOSI Col terrore dei bambini A migliaia sono regolarmente picchiati, sfruttati; nascono condomini in cui i minori non sono ammessi - E* un malessere che si diffonde e il cinema comincia a spiare (Dal nostro corrispondente) New York, gennaio. Nel film L'esorcista l'indemoniata è una bambina. Nel film Audrey Rose un senso di terrore viene dal latto che la protagonista è la reincarnazione di una piccola morta. In The omen (« Il presagio ») un bambino è il diavolo, e rappresenta tutto il male che il mondo può aspettarsi in futuro. It's alive! (E' vivo!) e insieme il titolo di un film con Julie Christie e il grido di orrore di coloro che testimoniano che in effetti il bimbo-minaccia è sopravvissuto. Questa volta il bambino è figlio di una bella ragazza e di un computer senza scrupoli. Da quel figlio può venire solo disgrazia. Come per liberare la mente americana da questo incubo, in Bad (Malvagità) di Andy Warhol, un bambino viene preso dalla culla, posato sul davanzale e buttato tranquillamente dalla finestra. Il risultato si vede sul volto insanguinato di una ragazza che passa lì sotto per caso. E più avanti — nello stesso film — un bambino autistico viene sbattuto contro un muro dal dilettante assassii no che è stato pagato per I far fuori il piccolo malato e liberare la madre dall'imbarazzo. Vincent Canby, critico cinematografico del New York Times, si domanda se non sia un male americano questo terrore dei bambini, questa inconscia tendenza a vedere nei bambini il diavolo, la minaccia, qualcosa che si può eliminare facendo spettacolo, provocando sollievo invece che orrore. Canby ricorda la delicatezza di Truffaut e di Carlos Saura nel trattare « semplicemente i bambini da bambini ». Dimentica la scena di Donald Sutherland in Novecento di Bertolucci (il bambino spezzato contro il muro dal sanguinario squadrista). Ma dice giustamente che il pubblico americano vive nel terrore di vedere arrivare il giorno in cui dal culto della giovinezza si arriverà al culto dell'infanzia. « Il più popolare presentatore televisivo avrà otto anni e la gente della mia età, dice il sessantenne Canby, si sentirà pronta a morire ». Canby, da critico, mantiene la sua riflessione nel campo dt.Uo spettacolo, della televisione e del cinema, che certo sono un sintomo. E come spesso accade quando si vede dall'interno un problema, è portato a immaginare che « il terrore dei bambini » sia una misteriosa sindrone americana, un' malessere che il cinema sta cominciando a spiare e che si va diffondendo. Ma avrà certo notato che lo stesso giorno, sul suo slesso giornale, c'erano tre altre notizie (anzi lunghi reportage) sul « problema » dei bambini in America. Il primo era un servizio, dettagliato, allarmante, sui maltrattamenti che i bambini subiscono. La cifra indicata (probabilmente l'uno per cento rispetto alla realtà, secondo la polizia) è di oltre cinquantamila bambini sistematicamente picchiati, malnutriti, e in continuo pericolo di vita. Si tratta di famiglie malandate o distrutte, di miseria, droga, prostituzione, alcolismo. Il secondo appartiene a una serie di inchieste che stanno occupando non solo i giornali e le autorità locali, ma anche il Senato americano: lo sfruttamento dei bambini nella pornografia, che a quanto pare è diventata una industria con decine di milioni di dollari di « fatturato ». In questo caso sono implicati vari tipi di « persone normali », personaggi del cinema, rispettati uomini d'affari, padri di famiglia e persino dirigenti dei Boy Scouts. Tutto per notevoli somme di danaro e — /ino ad ora — pochissimo rischio. Il terzo articolo era dedicato alla controversia giudiziaria che divide gli abitanti di un bellissimo centro residenziale della California, chiamato Sun City. Anzi tutti gli abitanti di Sun City contro una sola famiglia. Questa sola famiglia, pur avendo regolarmente comprato una casa nella costosa zona residenziale, rischia di essere espulsa con tanto di sentenza del tribunale locale, perché ha violato una regola: è nato un bambino. La regola del condominio dice esplicitamente: residenza per cittadini adulti. Uno di questi cittadini adulti è apparso in televisione carico di irritazione, personale e legale. Ha fatto notare la violazione del contratto (in America si vedono sempre più zone residenziali, specialmente nei parchi o vicino al mare, con la vistosa scritta: « Adulti maturi, coppie sole » oppure, più chiaramente, « Niente cani e bambini»). Ha contato stille dita tutti i fastidi che un bambino può portare in Tina comunità matura: la voce, il rumore dei pattini a rotelle, lo sbattere della bicicletta, il pericolo dei « piccoli amici », la mamma che chiama, il bus della scuola. « E infine, ha aggiunto, non è detto che non si metta a fare pipì dentro la nostra piscina riscaldata. Il giudice deve intervenire, e subito ». Non c'è dubbio che tra queste vicende — che sono tragicamente o comicamente vere — e il disagio dei bambini che Vincent Canby ha notato nel cinema americano, un rapporto c'è. Canby ha ragione nel vedere un seg?io nel diavolo bambino o nel bambino da uccidere, cosi spesso presente nel « nuovo » cinema. Forse ha torto nellimmaginare che si tratti di una malattia americana. Certo la condizione culturale più instabile e mobile di questo Paese mette in vista problemi che altrove o si vedono meno (ina i maltrattamenti ai bambini sono una realtà che i giudici tutelari italiani, nel Paese del « bambino sovrano » coìioscono bene) o sono coperti dalla diversa situazione sociale (si può sfruttare o maltrattare un bambino col lavoro rischioso e clandestino ma non c'è molta differenza dalle trovate sofi¬ I sticate di Los Angeles o dalla brutalità di Andy Warhol). Nei film tedeschi di Fassbinder l'ossessione della perversila della adolescenza è evidente. Nel « dolce » film di Truffaut (che in America si intitola Small change; uno dei bambini è maltrattato selvaggiamente dalla madre e dalla nonna. E nel resto del cinema europeo (con l'eccezione di Carlos Saura e Marco Ferreri) il bambino è addirittura scomparso dal paesaggio umano, segno di un disagio segreto e profondo non meno esteso di quello segnalato dal cinema americano. Tutto questo materiale (vero o immaginato) racconta una svolta strana e delicata che la storia non aveva mai conosciuto. La Tribù non ha più bisogno di figli, la terra è colma, le risorse sono allo stremo. Individualmente, consciamente, non diminuisce la pietà, non cambiano i sentimenI ti privali, o quelli sociali. Ma oscuramente il disagio collettivo si sente e si espande. I messicani poveri affermano di essere sterilizzati con la forza (è la stessa protesta che ha rovesciato il governo di Indirà Gandhi). Ma è amore di se stessi o desiderio di figli, questa protesta? Grida di uomini, in ogni caso. Le donne attraversano in massa altre strade nel mondo per chiedere (con mille ragioni) una libertà che comincia solo col rompere la catena dei figli. II mondo sta stringendo le file, si sta riorganizzando. Le risorse non sono infinite e non lo sono la vita e il benessere. Qualcuno è stato preso in mezzo, nel soprassalto dei cambiamenti improvvisi. Sono ì bambini, reali, quelli in carne e ossa, che nessìino vuole più nella piscina di Sun City. E sono quelli che ingombrano la fantasia e vengono su da un disturbato e impreparato subconscio, come mostri da subire o come mostri da uc- \ cidere. Uno strano filo di coeren- \ za lega Sun City e il film di Andy Warhol, il bambinodemonio del Presagio e il desiderio di libertà e auto- | | ; ! | ì ' | j I i | i nomia degli adulti. Il treno di una nuova organizzazione sociale sta puntando verso un'altra idea della vita, un nuovo assestamento della tribù. Ma nessuno ha pensato di collegare i fili delle storie strane, ossessive, che vengono fuori dall'immaginazione (il cine) o dal subconscio con i fatti di cronaca. L'Am"rìrn è il grande schermo su cui si proietta un problema che non è solo americano. Francoise Sagan aveva detto una volta: « Mi incanta l'idea della bambinità ma detesto fisicamente i bambini ». E' quello che sta succedendo un po' a tutti. Ma nessuno ci ha riflettuto, nessuno ha pronto un piano che non sia né l'incubo né lo sterminio. Furio Colombo La giovanissima Linda Blair e Max von Sydow in una scena del film « L'esorcista », diretto da William Friedkin

Luoghi citati: America, Bad, California, Los Angeles, Malvagità, New York, Stati Uniti